CINEMA: Tra realismo e favola sociale “Dieç. Il miracolo di Illegio”, la bella storia di una comunità che rinasce

venerdì 22 Marzo 2019
Un articolo di: Sergio Perugini

Si lega perfettamente al Messaggio di papa Francesco per la 53a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, “Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25), all’importanza – come dice il Papa – “del nostro essere-in-relazione”, il documentario “Dieç. Il miracolo di Illegio”. Il film diretto da Thomas Turolo è stato presentato mercoledì 20 marzo in Filmoteca Vaticana e giovedì 21 nella sala Koch del Senato, ed è in uscita nel circuito delle Sale della comunità da metà aprile. È la storia del piccolo paese di Illegio (Dieç in dialetto friulano), una comunità montana della Carnia in Friuli Venezia Giulia, che alla fine degli anni Novanta rischiava di spegnersi per un’emorragia abitativa e scarse prospettive di futuro. Una comunità oggi di 340 abitanti che si è rimessa in gioco, trainata da due sacerdoti resilienti e coraggiosi, don Alessio Geretti e don Angelo Zanello, scommettendo su arte e cultura nonché sull’accoglienza del proprio territorio. Dal 2004 a Illegio è stato avviato un ciclo di mostre tematiche, riuscendo a ospitare circa 1.000 opere d’arte da 450 poli museali internazionali – tra cui Musei Vaticani, Louvre, Prado, Hermitage, National Gallery di Londra, Galleria degli Uffizi e Pinacoteca di Brera–, attirando nella valle più di 400mila visitatori. È dunque un piccolo “miracolo” di una comunità che rinasce grazie alla cultura e alla condivisione.

“Dieç. Il miracolo di Illegio”
Dura 71 minuti il documentario diretto e prodotto da Thomas Turolo con il collettivo Red On Productions insieme al Comitato di San Floriano di Illegio e al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia – Film Commission Fvg. Con un realismo poetico, il film da un lato segue la partenza da Roma, da Palazzo Barberini, di un camion che trasporta una serie di opere che andranno a comporre la mostra “Padri e figli” del 2018, dall’altro è il racconto della comunità di Illegio, degli abitanti che si mettono in moto per allestire l’esposizione e preparare il paese all’incontro con i visitatori.
Nel film, però, c’è molto di più: viene narrato lo spirito di una comunità viva e includente, fatta di antiche tradizioni culturali e religiose, con l’antica Pieve di San Floriano. Un susseguirsi di volti, di testimoni di comunità, che compongono il tessuto sociale del paese. Un attivismo instancabile e coinvolgente, senza limiti di età: dai ristoratori Paola e Marco, che con il loro bar costituiscono il ritrovo strategico del paese, alla fotografa e artista Erica, passando per il giovane coltivatore Marco e le veterane Maria e Dolores, memoria viva del territorio, fino a ricomprendere ovviamente i due sacerdoti don Angelo e don Alessio.
Tutti sentono la responsabilità delle mostre di Illegio, perché comprendono la grande opportunità per il territorio e la possibilità che il paese rimanga fiorito, abitato da giovani, capaci di trovare lì anche una possibilità di futuro. Su 340 abitanti, infatti, oggi ben 100 lavorano concretamente all’organizzazione della mostra e alle attività collaterali.

Il punto Sir-Cnvf
“I titoli di coda del film si chiudono con una citazione da Cesare Zavattini” – sottolinea così Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film della Cei (Cnvf.it) – “Un richiamo a quello stile del neorealismo che l’autore emiliano ha incarnato, dove la realtà si trasfigura nella poesia. Un tratto che ben ritroviamo in questo piccolo grande documentario, ‘Dieç’, che ha il suo punto di forza nello stare dalla parte dell’uomo, della comunità. Il regista Turolo dichiara di aver pensato a Zavattini e al suo ‘pedinamento del reale’ per mettere in narrazione l’esperienza di Illegio, l’umanità e il lavoro condiviso”. Il documentario è una favola sociale dal respiro spirituale, un film dalla struttura semplice e lineare, persino prevedibile, che acquista però densità nel descrivere lo spirito di una comunità coesa, inclusiva e vitale. La regia è descrittiva, ma non didascalica: accompagna alla scoperta di volti e scorci del paese, preservando naturalezza e spontaneità. In questo gioca un ruolo importante anche la fotografia di Federico Annicchiarico, che riesce a cogliere e valorizzare la bellezza paesaggistica senza filtri e artificiosità. Il ritmo pacato del racconto restituisce bene il clima diffuso nel paese, pronto all’incontro e all’accoglienza, ma anche desideroso di preservare la cultura del bello e della pace. Il film “Dieç. Il miracolo di Illegio” è da valutare dal punto di vista pastorale come consigliabile, semplice e adatto per dibattiti. Una meditazione spirituale in linea con il cammino della Quaresima.

Articolo originale pubblicato su Agenzia SIR


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Diec. Il miracolo di Illegio

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