Cosa vedere in sala? Le novità dal 18 aprile

giovedì 18 Aprile 2019
Un articolo di: Massimo Giraldi, Sergio Perugini

Nella Settimana Santa l’attenzione della comunità tutta è rivolta alle celebrazioni pasquali; un momento in cui ci si ritrova tra famiglia e parrocchia in cerca di riflessione e condivisione. Il cinema spesso è un terreno prezioso di incontro. A questo appuntamento è dedicata la rubrica di cinema del Sir e della Commissione nazionale valutazione film Cei, evidenziando alcuni titoli in sala dal 18 aprile – “Le invisibili”, “Dieç. Il miracolo di Illegio”, “Ma cosa ci dice il cervello” e “Cyrano Mon Amour” – e altri sul tema della Passione da recuperare tra tv e vari device.

“Le invisibili”
Dalla Francia arriva “Le invisibili” di Louis-Julien Petit, film realistico giocato tra denuncia e commedia sul tema dell’emarginazione sociale, della condizione di donne senza fissa dimora che trovano aiuto e possibilità di riscatto grazie a una rete di sostegno al femminile. Un film quasi in presa diretta sulla realtà di chi vive ai margini; una vita graffiata che riesce a ritrovare colore e leggerezza grazie all’aiuto di alcune volontarie. Dopo “In guerra” con Vincent Lindon, ecco un altro bel film che affronta in primo piano un argomento scomodo ed emotivamente coinvolgente: storie di caduta, di smarrimento, ma anche di ripresa. Sui volti delle donne si accende nel corso della narrazione, oltre che un tenero sorriso, anche una luce di speranza. Un film necessario che dal punto di vista pastorale è complesso, problematico e per dibattiti.

“Dieç. Il miracolo di Illegio”
Presentato in anteprima in Filmoteca Vaticana e al Senato, “Dieç. Il miracolo di Illegio” di Thomas Turolo racconta lo straordinario caso di Illegio, una comunità montana del Friuli Venezia Giulia che verso la fine degli anni ’90 rischiava di spegnersi per mancanza di prospettive future. Grazie all’impulso di due sacerdoti, il paese si è rimesso in gioco attuando una serie di iniziative culturali; dal 2004 sono nate infatti delle mostre tematiche, ospitando circa 1.000 opere d’arte provenienti da 450 poli museali internazionali (Musei Vaticani, Louvre, Prado, Hermitage, Uffizi, ecc.), convogliando sul territorio oltre 400mila visitatori. È il “miracolo” di una comunità che rifiorisce grazie a coesione e progettualità condivisa. Il film dal punto di vista pastorale è consigliabile, semplice e per dibattiti.

“Ma cosa ci dice il cervello”
Un duo granitico la coppia Paola Cortellesi e Riccardo Milani, protagonista e regista di molte commedie di successo –la scorsa stagione hanno fatto centro con “Come un gatto in tangenziale” – nonché moglie e marito nella vita. Ora sono in sala con un nuovo film “Ma cosa ci dice il cervello” che affronta il tema della doppia identità in chiave umoristica: Giovanna apparentemente conduce una vita ordinaria e persino scialba, occupandosi di buste paga al ministero, ma in verità è un’agente segreto sotto copertura. Rivedendo i suoi ex compagni di scuola, decide di vendicarli per le angherie subite nel quotidiano: una “mission impossible” con esiti simpatici e a tratti esilaranti. Per chi è in cerca di una risata in clima familiare, per un film adatto a tutti. Dal punto di vista pastorale è consigliabile e brillante.

“Cyrano Mon Amour”
“Cyrano Mon Amour” di Alexis Michalik racconta la messa in scena di un testo destinato a diventare il più rappresentato nella storia del teatro francese, la commedia “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand. Un film proposto con un approccio di forte verità e di crescente emozione. È certamente indovinata l’idea di incorniciare il testo nelle tempeste e nelle ansie della sua creazione, le mille difficoltà patite da Rostand e i mille ostacoli superati, tra rifiuti, dinieghi e ripensamenti. Ne viene fuori un Cyrano di Bergerac (teatro) vecchio eppure sempre incredibilmente nuovo e moderno, grazie a una regia (il cinema) di grande intensità e bellezza formale. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, brillante e adatto per dibattiti.

“Cercando Gesù al cinema”
Tra gli ultimi film prodotti sulla Passione di Gesù ci sono “Maria Maddalena” di Garth Davis e “Risen” di Kevin Reynolds, che in questi giorni stanno sbarcando in tv. Più volte abbiamo ricordato come la storia del cinema intrecci il proprio percorso con il racconto della vicenda di Cristo (cfr. D.E. Viganò, Gesù e la macchina da presa, LUP 2005): dalle prime Passioni nel muto tra fine XIX e inizio XX secolo (quelle firmate dai fratelli Lumière e Ferdinand Zecca) alle suggestioni in grande scala realizzate nella Hollywood classica ( “Il Re dei re” del 1927 di Cecil B. DeMille e “La tunica” del 1953 di Henry Koster). Deciso cambio di passo narrativo avviene dopo gli anni ’60, con Pier Paolo Pasolini che realizza in Europa “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) con un registro spoglio, intenso e poetico, mentre Norman Jewison negli USA porta sullo schermo il musical “Jesus Christ Superstar” (1973), colorato, pop e dal sapore hippy. Con un balzo in avanti sino al nuovo millennio, l’attenzione a Gesù non cambia: da un lato c’è una continua ricerca giocata tra realismo e spettacolarizzazione – “La Passione di Cristo” (2004) di Mel Gibson – e dall’altro un arricchirsi di attualizzazioni della figura di Gesù (“Gran Torino” di Clint Eastwood), le cosiddette figurae Christi o “sguardi parabolici” (cfr. D.E. Viganò, Il cinema delle parabole, 2 Voll., Effatà 1999-2000).

Articolo originale pubblicato su Agenzia SIR


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Le invisibili

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