120 BATTITI AL MINUTO

Valutazione
Complesso, Problematico, dibattiti
Tematica
Aids, Famiglia - genitori figli, Malattia, Omosessualità, Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Robin Campillo
Durata
144'
Anno di uscita
2017
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
120 battements par minute
Distribuzione
Teodora Film
Musiche
Arnaud Rebotini
Montaggio
Robin Campillo

Orig.: Francia (2017) - Sogg.e scenegg.: Robin Campillo in collaborazione con Philippe Mangeot - Fotogr.(Panoramica/a col.): Jeanne Lapoirie - Mus.: Arnaud Rebotini - Montagg.: Robin Campillo - Dur.: 144' - Produz.: Les Films de Pierre con France 3 Cinema, Page 114 con Memento Films Production, FD Production - 70^ FESTIVAL DI CANNES 2017 GRAN PREMIO DELLA GIURIA.

Interpreti e ruoli

Nahuel Pérez Biscayart (Sean), Arnaud Valois (Nathan), Adèle Haenel (Sophie), Antoine Reinartz (Thibault), Felix Maritaud (Max), Ariel Borenstein (Jérémie), Aloise Sauvage (Eva), Simon Bourgade (Luc), Mèdhi Touré (Germain), Simon Guelat (Markus), Catherine Vinatier (Hélène), Saadia Bentaieb . (mamma di Sean)

Soggetto

All'aprirsi degli anni Novanta l'AIDS sta mietendo vittime in costante aumento, e gli attivisti di ACT Up-Parigi decidono di aumentare le azioni di disturbo per scuotere l'indifferenza generale prevalente tra la gente. Nel gruppo Sean è tra i più decisi e combattivi...

Valutazione Pastorale

Act Up Parigi, associazione di lotta contro l'AIDS nata nel 1989 seguendo l'originale americano, infiamma le strade di Parigi con azioni di disturbo che prendono di mira non solo le aziende farmaceutiche (reticenti a rendere note le cure necessarie contro l'HIV) ma più in generale scuole e strutture pubbliche, laddove si rende necessario vincere il torpore e rompere il silenzio. La cronaca delle assemblee collettive sembra all'inizio obbedire ad uno schema rigido e bloccato. Nel prosieguo, il gruppo si affida ad una maggiore elasticità di azione e di dialettica. La battaglia a favore della prevenzione e contro ogni rassegnazione diventa un punto di partenza, forte e ineliminabile. Dal gruppo (ma l'azione è del tutto collettiva) si stacca Sean, che sa di essere malato e tuttavia non rinuncia a vivere. Ragazzi e ragazze (c'è anche Adele Haenel, Sophie, di recente al lavoro con i Dardenne),infondono alla lotta un impegno strenuo e disperato, una dichiarazione di sopravvivenza che va oltre il visibile. Al punto che il manipolo di giovani che si gettano nelle strade della città perde il connotato di 'vero' per farsi rimando ad altro, per proporsi come metafora di una guerra crudele ed estrema, come gli indiani assediati di "Soldato blu", ultimi superstiti di un genocidio infinito. Forse il film è troppo lungo, in più momenti una sforbiciata avrebbe aiutato e di alcuni passaggi fin troppo espliciti non si avvertiva il bisogno. Ma resta la sostanza di una reale sofferenza, di una perdita che si fa vuoto esistenziale, di difetti espressivi che sono tali per troppa partecipazione e lasciano con molta ansia in gola. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Come detto sopra, il film ha un andamento che niente nasconde o sottrae. Questo porta a situazioni che possono creare imbarazzo e incertezza. Il film è da utilizzare dunque con molta attenzione in occasioni mirate e con il contorno di una opportuna riflessione sul periodo storico, sulla Francia dei primi anni Novanta, sul linguaggio narrativo usato dal regista.

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