ADDIO MIA CONCUBINA **

Valutazione
Complesso, Discutibile, Dibattiti
Tematica
Politica-Società
Genere
Drammatico
Regia
Chen Kaige
Durata
170'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Cina
Titolo Originale
BAWANG BIEJI
Distribuzione
Columbia Tri Star Films Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Lilian Lee, Lu Wei tratto dal romanzo di Lilian Lee
Musiche
Zhao Jiping
Montaggio
Pei Xiaonan

Sogg.: tratto dal romanzo di Lilian Lee - Scenegg.: Lilian Lee, Lu Wei - Fotogr.: (panoramica/a colori) Gu Changwei - Mus.: Zhao Jiping - Montagg.: Pei Xiaonan - Dur.: 170' - Produz.: Hsu Feng

Interpreti e ruoli

Leslie Cheung (Douzi), Gong Li (Juxian), Zhang Fengyi (Shitou), Ge You (Guan)

Soggetto

in Cina nel 1925 Douzi, figlio di una prostituta, che gli ha amputato il sesto dito della mano per farlo ammettere alla scuola di recitazione, è condannato dall'aspetto efebico a ruoli femminili, mentre Shitou, più grande, lo prende a benvolere e lo protegge dalla crudeltà dei piccoli compagni, a loro volta tiranneggiati, nella scuola per diseredati in cui sono tenuti praticamente prigionieri, da maestri la cui severità sconfina spesso e volentieri nel sadismo. Assunti alla celebre Opera di Pechino, i due si affermano, finendo per esserne imprigionati, nei ruoli del re (Shitou) e della sua concubina (Douzi), nell'omonima tragedia che devono interpretare. Le tendenze omosessuali di Douzi, che è stato violentato, bambino, da un signorotto, non fuggono al maestro Guan, massima autorità dell'Opera, che fa di tutto per farselo amico. Shitou, che ignora, o finge deliberatamente di ignorare l'adorazione che Douzi nutre per lui, frequenta la bella Juxian, prostituta di lusso, e finisce, di fronte a rischio di una pericolosa rissa con altri clienti, per prometterle un fidanzamento, che suscita una crisi di gelosia in Douzi. Con uno stratagemma Juxian si fa sposare da Shitou. Douzi, disperato, cede alle avance di Guan. Intanto i giapponesi sono arrivati a Pechino, e i due devono recitare davanti a loro. In seguito ad un incidente di scena Shitou viene imprigionato, ma l'amico cantando davanti ai soldati, e facendo pressioni sull'amico Guan lo fa liberare. Il matrimonio di Shitou e Juxian getta Douzi ancor più nella depressione ed egli ricorre sempre più all'oppio. Dopo aver fatto visita al vecchio maestro, che cerca di spronare Douzi e Shitou ad uscire dal letargo, Juxian annuncia al marito di attendere un figlio. Nel '45 i giapponesi si ritirano e rientrano i nazionalisti: durante uno spettacolo nasce una rissa e Douzi viene arrestato per collaborazionismo, mentre Juxian perde il bambino. Al processo, nonostante la confessione di Douzi, questi viene assolto grazie alle pressioni di Guan. Con la fuga a Formosa di Chang e l'arrivo dei maoisti Douzi e Shitou tornano in scena, mentre Guan viene condannato e fucilato. Inizia il revisionismo, e l'Opera non sfugge all'autocratica maoista, che con l'impennata dei Cento Fiori porterà addirittura alla sostituzione di Douzi con un giovanetto adottato dai due. La rivoluzione culturale del '66 vede gli attori bruciare libri ed abiti di scena: Shitou subisce un processo, e viene trascinato in piazza e costretto a denunciare Douzi e a sconfessare il suo amore per Juxian. Trascorso del tempo i due vecchi attori si ritrovano nel vecchio teatro dell'opera, adattato a palestra, dove recitano per l'ultima volta la scena che li ha resi celebri: Douzi, prima che il compagno possa fermarlo, gli sfila la spada e si toglie la vita.

Valutazione Pastorale

tre ore di spettacolo non sono poche, sia pur per un affresco vasto ed ambizioso come quello dipinto dal sensibile e visionario Chen Kaige, qui alle prese con tutte le tonalità del dramma, da quella epica a quella psicologica ed intimista, da quella di costume e sociale a quella sentimentale. Il film è certamente interessante, ed a tratti bellissimo: talune sequenze sono indimenticabili, per i colori irreali e sfumati, per la tensione dei dialoghi, per la scelta delle immagini. Assai vivo è il ritratto dei due attori e della prostituta (la brava Gong Li), ma il mattatore, ed il filo conduttore del lungo racconto vanno identificati nella "Concubina" Douzi, impersonato magistralmente dalla rock star Leslie Cheung, che bene esprime del suo personaggio il dolore, l'ambiguità e il disprezzo per la volgarità di un mondo che gli è estraneo nella sua continua evoluzione, tanto da spingerlo all'estremo gesto finale. Douzi vive per il teatro. E l'unico luogo dove la sua personalità può esprimersi senza remore, esaltata e protetta dal ricco costume e dalle ieratiche movenze prescritte da secoli, e giustificata nella su ambiguità dalla parte femminile che egli ormai vive quanto e più forse della realtà stessa. Egli, abbandonato per fame dalla madre e degradatosi attraverso il vizio e l'oppio, nel calcare la scena trova l'unico spazio di dignità in un'esistenza infelice, premiata solo da amori viziosi e interessati, ma non dall'affetto del fratello-amico-compagno Shitou, che lo "tradirà" con Juxian. Su questo isolamento, questa prigione dell'attore, contrapposta ai caratteri aperti e determinati di Shitou e Juxian, Kaige evidenzia la ribellione impotente dei singoli, in cui si può intravedere il riflesso dell' "intellighenzia" cinese, umiliata e schiacciata dalla onnivora macchina comunista, con in più la sintonia, impossibile al regista italiano, con l'intima natura del carattere cinese. Ma, a parte le lungaggini e i preziosismi superflui, il film immerge lo spettatore nell'atmosfera di luoghi e situazioni peculiari, come la scuola di recitazione per trovatelli, o di certe immagini pechinesi illuminate da luci irreali, dove i personaggi sembrano scorrere ai confini tra realtà e sogno. Non capolavoro assoluto, quindi, ma lavoro denso e complesso, dove la bellezza formale delle immagini e l'interpretazione non esorcizzano del tutto le frequenti cadute di ritmo e di sceneggiatura e l'innegabile pesantezza d'impianto.

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