ANNA OZ

Valutazione
Inaccettabile, farneticante
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Eric Rochant
Durata
93'
Anno di uscita
1997
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
ANNA OZ
Distribuzione
Mikado Film
Musiche
Steve Turre
Montaggio
Pascale Fenouillet

Sogg e scenegg.: Eric Rochant, Gerard Brach - Fotogr.(Panoramica/a colori): Pierre Lhomme - Mus.: Steve Turre - Montagg.: Pascale Fenouillet - Dur.: 93' - Produz.: Les Productions Lazennec.

Interpreti e ruoli

Charlotte Gainsbourg (Anna Oz), Gerard Lanvin (Marcello), Sami Bouajila (Marc), Gregori Derangere (Thomas), Emmanuelle Devos (Corinne), Jean-Michel Fete (Paul), Vanille Attie (Epiphanie), Jim-Adhi Limas, Richard Sammel, Alain Ollivier, Mathilde Vitry, Catherine Ferran, Camille Japy, Irene Tassembedo.

Soggetto

Da qualche tempo, i sogni della giovane Anna si rincorrono come gli episodi successivi di una storia incredibile: notte dopo notte, si ritrova con suo fratello ad occupare un'antico palazzo veneziano, dove opera di nascosto un misterioso trafficante d’armi. In contemporanea, a Parigi, sempre Anna viene chiamata al commissariato di polizia di zona per testimoniare su un omicidio, al quale si pensa lei abbia assistito. Interrogata, Anna dice di non ricordare e passa una notte in prigione. Anna capisce di avere un 'doppio' che la perseguita. A Venezia va dalla dottoressa Marini che chiama a Parigi lo psichiatra che la ha in cura, mentre le 'due Anne' sono presenti, una a Venezia e una a Parigi. A casa Anna si sofferma a guardare le fotografie del passato, e l'occhio del padre conservato per tanto tempo. Una sera esce da una festa e si getta dalle scale. In ospedale viene operata. Quindi rivede Venezia e rivive il momento in cui, all’inizio della vicenda, aveva conosciuto Marc, che le era diventato amico. Rivede anche il fratello, che, simile a clown, butta fiamme dalla bocca. Anna e Marc si allontanano insieme di spalle sui ponti di Venezia.

Valutazione Pastorale

Già dal racconto del soggetto si capisce che siamo di fronte ad un film senza capo né coda, carico di simbolismi pesanti e faticosi: lo sdoppiamento di personalità, le tante identità che ciascuno di noi possiede, i traumi dell’infanzia, le difficoltà di rapportarsi con gli altri, il confronto tra sogno e realtà. Tutti argomenti fin troppo facilmente evidenti, esposti però in maniera scoordinata e confusa, con un compiacimento stilistico per l’immagine chiusa e incomprensibile che sfiora il narcisismo. Se Anna è una mente malata, non è questo il modo di curarla. Dal punto di vista pastorale, il film rimane così oscuro da generare solo confusione sugli squilibri dell’individuo che sembrano totali e irrimediabili, con concessioni a scene di sottile e strisciante violenza. UTILIZZAZIONE: il film è da escludere dalla programmazione ordinaria e, pur essendo diretto da un giovane regista francese accreditato di cose migliori, non sembra proponibile neanche in contesti più ristretti, se non per metterne in evidenza gli esiti sbagliati e fallimentari.

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