ANNI FELICI

Valutazione
Complesso, scabrosità
Tematica
Educazione, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Matrimonio - coppia, Omosessualità
Genere
Drammatico
Regia
Daniele Luchetti
Durata
100'
Anno di uscita
2013
Nazionalità
Italia
Distribuzione
01 Distribution
Musiche
Franco Piersanti
Montaggio
Mirco Garrone, Francesco Garrone

Orig.: Italia (2013) - Sogg. e scenegg.: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Caterina Venturini, Daniele Luchetti - Fotogr.(Scope/a colori): Claudio Collepiccolo - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Mirco Garrone, Francesco Garrone - Dur.: 100' - Produz.: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz per Cattleya on RAI Cinema.

Interpreti e ruoli

Kim Rossi Stuart (Guido), Micaela Ramazzotti (Serena), Martina Friederike Gedeck (Helke), Samuel Garofalo (Dario), Niccolò Calvagna (Paolo), Benedetta Buccellato (nonna Marcella), Pia Englebert . (nonna Marina)

Soggetto

1974. A Roma Guido è un artista 'moderno', tutto preso dai nuovi movimenti d'avanguardia tra pittura e scultura. La sua attività creativa però mal si concilia con la presenza della moglie Serena e dei figli Dario e Paolo, 10 e 5 anni. Tra i genitori c'è una forte attrazione fisica ma la vita quotidiana diventa sempre più difficile e precaria. Guido va a Milano per partecipare ad un mostra fatta di performance dal vivo, Serena lo segue di nascosto e si fa avanti quando lui conclude la propria esibizione chiamando il pubblico a partecipare a corpo nudo. Da quel momento le cose cominciano a precipitare. Serena si lascia sedurre dai movimenti femministi che reclamano l'indipendenza della donna e accetta di andare in vacanza in Francia con un gruppo di ragazze. Tra queste c'è Helke, direttrice di galleria. Con lei Serena avvia una relazione sentimentale che prosegue anche dopo il ritorno a Roma. Tra marito e moglie ormai non può più esserci intesa.

Valutazione Pastorale

Daniele Luchetti lo dice apertamente: "Dopo Mio fratello è figlio unico" e "La nostra vita", mi trovo per la terza volta ad affrontare un racconto familiare. (...)Cosa c'è di vero e cosa di inventato? I fatti sono in parte frutto di fantasia, i sentimenti sono invece totalmente autentici. Ho dovuto inventare molte bugie per riuscire ad avvicinarmi a quella che umilmente definisco la verità (...)". La confessione sa quasi di richiesta di scuse in anticipo, come se Luchetti fosse consapevole di essersi lanciato in un copione troppo palesemente sbilanciato sul versante 'personale' a scapito del contesto, del contorno, delle vite -anche- degli altri. Non basta mostrare qualche pagina di giornale o inserire alcune frasi per costruire un clima, un'epoca, un'atmosfera. Girare in pellicola, usare il 16 mm e il super 8 rappresentano certo un omaggio affettuoso ad un 'sistema' destinato ad essere soppiantato dal digitale. Ma creano maggiore frattura e distanza rispetto alla storia e alle immagini. L'insistenza nel 'guardare' la storia omosessuale tra Serena e Helke sa meno di cinema anni Settanta e più di un cinema fintamente 'liberato' anni Duemila tra artificiosità e inutili eccessi. Il racconto così procede a fasi alterne, sempre indeciso sulla strada da seguire, ma certo alquanto sbilanciato nel raccontare una famiglia frammentaria, incerta, confusa soprattutto nei riguarda di due figli piccoli nell'età della cresita. Si drà che così è avvenuto, eppure resta la sensazione di un copione un po' affrettato e poco compatto. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e segnato da non poche scabrosità.

Utilizzazione

Per quanto detto sopra, in programmazione ordinaria il film è da utilizzare con cautela e, nonostante la presenza dei due ragazzi piccoli, per un pubblico adulto. Più adatto per proposte mirate su temi quali famiglia, anni '70 in Italia, ruolo dell'arte.

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