ANTWONE FISHER

Valutazione
Accettabile, problematico**
Tematica
Famiglia, Povertà-Emarginazione, Psicologia, Solidarietà-Amore
Genere
Commedia
Regia
Denzel Washington
Durata
120'
Anno di uscita
2003
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Antwone Fisher
Distribuzione
20th Century Fox Italia
Musiche
Mychael Danna
Montaggio
Conrad Buff

Orig.: Stati Uniti (2002) - Sogg. e scenegg.: Antwone Fisher - Fotogr.(Scope/a colori): Philippe Rousselot - Mus.: Mychael Danna - Montagg.: Conrad Buff - Dur.: 120' - Produz.: Todd Black, Randa Haines, Denzel Washington.

Interpreti e ruoli

Denzel Washington (Jerome Davemport), Derek Luke (Antwone Fisher), Joy Briant (Cheryl), Sally Richardson . (Bertha)

Soggetto

Esonerato dal servizio perchè ritenuto troppo instabile e aggressivo, il giovane sottufficiale di marina Antwone Fisher si dichiara colpevole ma il tribunale ritiene che il suo stato mentale debba essere valutato da uno specialista. Recatosi nello studio di Jerome Davemport, medico militare di grado superiore, Fisher si chiude nel silenzio. Solo dopo alcune sedute, Davemport riesce a farlo parlare: nato in un carcere femminile, Fisher non ha mai conosciuto il padre, e anche la madre, pur potendo, una volta uscita non lo ha mai cercato. E' dunque cresciuto presso la famiglia Tate, dove ha subito violenze fisiche e morali. Dopo una nuova scenata, riammesso in servizio, Fisher conosce Cheryl, esce con lei, é animato da nuova volontà. Quando però Davemport gli annuncia che le sedute sono finite, Fisher dapprima reagisce male, poi spinto dal medico, si convince dell'idea di tornare a Cleveland per cercare i genitori. Cheryl è con lui e, dopo molti tentativi, Fisher riesce a parlare con la zia. Di lì a poco ritrova anche la mamma Eva, le dice di essere un uomo onesto e la lascia. Dopo aver festeggiato con tutti i numerosi parenti, Fisher torna Los Angeles, va da Davemport, lo ringrazia. Davemport ricambia per l'importanza che l'incontro con Fisher ha avuto per la sua vita.

Valutazione Pastorale

Ricercare la propria identità, conoscere le proprie radici per capire meglio se stessi. C'è una forte ricerca di equilibrio in questo copione tratto da una storia vera e che Denzel Washington ha scelto per l'esordio nella regia (attore poi anche nel ruolo di Davemport). Antwone Fisher esiste davvero e ha scritto da solo il racconto, integrando bene il tono di cronaca con quello della meditazione esistenziale. La famiglia è il collante di ogni azione: sapere in quale famiglia si è cresciuti è premessa per costruire un progetto di vita futura, per dare un significato a quello che si sopportato, solitudine, violenza, incomprensione. Sul versante opposto ecco il rapporto medico-paziente costruito lentamente con misura, sensibilità, capacità di aspettare il momento giusto. Così lo scontro iniziale si trasforma in uno scambio reciproco di valori, nel recupero di un rispetto e di una stima restano e arricchiscono. Dilungandosi per 120', la storia non può evitare qualche passaggio un po' didascalico e qualche caduta nel melodramma. Washington però si affida ad un regia solida e tradizionale, all'interno della quale ogni tassello trova la giusta collocazione. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile, non banalmente consolatorio e quindi problematico. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in altre circostanze come spettacolo serio, ben confenzionato, sincero, su temi importanti.

Le altre valutazioni

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