BASHÙ – IL PICCOLO STRANIERO *

Valutazione
Accettabile, Realistico
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Bahran Beizai
Durata
118'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Iran
Titolo Originale
BASHÙ
Distribuzione
Indipendenti Regionali
Soggetto e Sceneggiatura
Bahran Beizai

Sogg. e Scenegg.: Bahran Beizai - Fotogr.: (normale/a colori) Firuz Malek Zadeh - Mont: Bahran Beizai - Dur.: 118' - Produz.: Alireza Zarrin

Interpreti e ruoli

Sussan Taslimi (Naìi), Adnan Afravian (Bashù), Parviz Purhosseini

Soggetto

durante un furioso bombardamento aereo della guerra Iraq-Iran, il piccolo Bashù si ritrova orfano e in fuga. Salito su di un camion finisce in una lontana campagna del Nord Iraniano, dove lo accoglie e sfama Naìi, una giovane donna che si occupa del proprio pezzo di terra e di due bambini, essendo il marito partito per andare altrove in cerca di lavoro. Il ragazzetto è ancora terrorizzato e traumatizzato, soprattutto per il ricordo e la visione della madre arsa viva; egli non parla (la donna lo crede muto), i vicini lo considerano troppo scuro di pelle per essere buono e criticano Nak che si è messa in testa di sfamare e tenere in casa quello sconosciuto randagio, che non può che portare guai. Ma Naìi è una donna fiera, forte e generosa e poi, poco a poco, il piccolo ospite si fa meno selvatico e comincia ad aiutarla in cascina, sul campo ed al mercato. Lei accenna al ragazzo nelle lettere che fa scrivere al marito; lo assiste quando un giorno sta male; lo ripesca nel fiume una volta che è fuggito e vi è caduto dentro e gli compra al mercato una bella camicia nuova. Ormai il ruvido Bashù si è ammansito e ha perfino fatto pace con i suoi coetanei, figli dei vicini, che lo avevano accolto con mille sberleffi. Ora per la donna Bashù è come un figlio e lo capisce il marito che torna a casa, dopo tentativi falliti e con un braccio in meno per un incidente sul lavoro. Si ritrovano così in cinque e per sopravvivere ci sarà da sgobbare: tutto fa pensare che ce la faranno.

Valutazione Pastorale

è un lavoro delicato e profondamente umano che riesce ad affrontare con grazia anche i dettagli realistici della quotidianità rurale, con tocchi e toni di autentica poesia. È una favola esemplare e trasparente, che si svolge nella bellezza della natura con i suoi silenzi notturni, i suoi ritmi e colori, punteggiata dai voli e dalle strida degli uccelli (cui la donna sa rispondere, con ciò iniziando a sciogliere l'angoscia ed il mutismo di quel figlio trovato e subito accettato dalla sua pietà e dal suo cuore generoso). Moltissimi gli spunti e i motivi, svolti e raccontati con una semplicità che non è mai povera o grigia, e sempre con un garbo rustico, ma mai grossolano, con quel grosso problema del "diverso"scuro di pelle (forse per ascendenze arabe). C'è una notevole felicità espressiva e c'è lo spicco ben percepibile di valori affettivi ed umani che il personaggio di Naìi donna indomita e coraggiosa, quanto intensa sa esprimere al massimo, con una interpretazione sobria, ma viva, in alternativa alle paure e alle lacrime del piccolo adottato.

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