BENNY & JOON ***

Valutazione
poetico, Raccomandabile, Dibattiti
Tematica
Famiglia
Genere
Apologo
Regia
Jeremiah Chechick
Durata
100'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
BENNY & JOON
Distribuzione
U.I.P.
Soggetto e Sceneggiatura
Barry Berman Barry Berman, Leslie McNeil
Musiche
Rachel Portman
Montaggio
Carol Littleton

Sogg.: Barry Berman, Leslie McNeil - Scenegg.: Barry Berman - Fotogr.: (panoramica/a colori) John Schwartzman - Mus.: Rachel Portman - Montagg.: Carol Littleton - Dur.: 100' - Produz.: Susan Arnold, Donna Roth

Interpreti e ruoli

Johnny Deep (Sam), Mary Stuart Masterson (Joon Pearl), Aidan Quinn (Benny Pearl), Julianne Moore (Ruthie), Oliver Platt (Eric), C.C.H. Pounder (Dott. Garvey), Dan Hedaya (Thomas), Joe Grifasi, William H.Macy, Liane Alexandra Curtis

Soggetto

Benny Pearl, giovane proprietario di un'officina meccanica, vive dedito alla sorella minore Joon, affidata a una governante. In seguito a un forte trauma subito nell'infanzia per la tragica morte dei genitori, Joon malgrado sia dotata di naturale talento artistico soffre di anomalie psicologiche, e non può essere lasciata sola. Contro il parere della psichiatra che ha in cura Joon e la vorrebbe internata in una casa-famiglia per disturbati mentali, Benny non intende separarsi dalla sorella, la protegge e l'asseconda in tutti i modi, perdendo ogni occasione di realizzare una famiglia e una vita propria. Quando, al rientro dal lavoro, ha la sorpresa d'incontrarsi con la governante infuriata, che si licenzia, perché non riesce più a sopportare le stravaganze di Joon, Benny deve mettersi alla ricerca convulsa di una nuova governante. Sostenuto da amici affezionati, con i quali è solito giocare nei fine settimana partite di poker, dove si "puntano" piccoli oggetti casalinghi o modeste prestazioni domestiche, Benny riesce a continuare la sua assidua –e per lei talvolta esasperanteassistenza alla sorella. Partecipando ad una di quelle innocue partite, Joon e Benny vincono ed ottengono in "premio" un estroso giovane, Sam, cugino di uno dei giocatori. Costretto a portarsi a casa la singolare vincita, Benny scopre che Sam è un'abile "governante" per la sorella. Sam sa tutto sul cinema, e riesce a imitare alla perfezione Charlie Chaplin e Buster Keaton, divertendo moltissimo la ragazza, senza trascurare i suoi compiti di "governante", che assolve in maniera giocosa e divertente. Poiché tra i due nasce l'amore, pur comprensibile e tollerante al limite dell'incredibile, Benny si vede costretto ad allontanare Sam per tutelare la sorella. Ma Joon è ben presto presa da un soprassalto furioso di follia, e –in assenza del fratelloviene portata a forza nell'ospedale psichiatrico, seguita puntualmente dal trasognato Sam. Il giovane non viene però ammesso nel reparto e deve sostare nei corridoi. Raggiunto dall'agitatissimo Benny, lui pure escluso dalla stanza della sorella, Sam riesce con uno stratagemma clownesco a farlo entrare. Messo fuori dall'ospedale da uno degli infermieri, Sam si fa indicare la finestra di Joon, e con una spericolatissima trovata riesce ad arrivare al davanzale e a dondolarsi davanti a lei in un gioco temerario, facendola sorridere e contribuendo a farla uscire dalla depressione in cui è caduta. Dimessa dall'ospedale, Joon va a vivere con Sam, e si adegua felice ai suoi ritmi e ai suoi giochi, consentendo così al fratello di vivere finalmente una sua vita fra i "normali".

Valutazione Pastorale

film delizioso, dovuto alla volontà di un'eccezionale produzione, formata da due donne, Susan Arnold e Donna Roth, e che segna il loro esordio come produttrici. Proprio grazie alla loro intuizione che la sceneggiatura di Berry Berman "racchiudeva veri gioielli", sia dal punto di vista contenutistico sia delle possibilità di resa cinematografica, e in particolare grazie all'esperienza di Susan, che da anni collabora con l' "Imagination Workshop", un'istituzione californiana che lavora con i disadattati, i senza tetto e gli affetti da turbe psicologiche, non solo la proposta di Berman ha potuto essere accolta, ma anche affidata a un regista indovinato, Jeremiah Chechik, che all'innegabile buon livello tecnico che contraddistingue in genere la cinematografia americana, ha saputo aggiungere le sfumature di gusto e di sensibilità naturale in anni d'intenso lavoro a Milano come fotografo e pittore, riuscendo a conferire alla storia e ai suoi personaggi venature d'ingenuità, senso di meraviglia e atmosfere poetiche. Il film è una storia d'amore che fiorisce timidamente e quasi insensibilmente da una situazione limite, ma anche una storia di speranza per le famiglie in difficoltà, a motivo di uno dei componenti il nucleo familiare, mentalmente fragile ed esposto ad ogni rischio. Il regista sembra suggerire sommessamente che una sia pur tenue via si può sempre tentare perché anche a questi esseri instabili e precari sia resa possibile una vita serena e dignitosa: l'affetto, l'attenzione discreta ai loro ritmi discontinui, il rispetto, il gioco, l'accettazione della loro diversità. L'andamento di favola vagamente surreale scelto per questo racconto singolare e la venatura di poesia che pervade il film ne fanno uno spettacolo godibile e raccomandabile.

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