CAFE’ SOCIETY

Valutazione
Consigliabile, problematico **
Tematica
Famiglia, Gangster, Male, Politica-Società, Storia
Genere
Commedia
Regia
Woody Allen
Durata
96'
Anno di uscita
2016
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Café Society
Distribuzione
Warner Bros Italia
Montaggio
Alisa Lepselter

orig.: Stati Uniti (2016)-Sogg. e scenegg.: Woody Allen - Fotogr.(Panoramica/a colori): Vittorio Storaro - Mus.: - Montagg.: Alisa Lepselter - Dur.: 96' - Produz.: Gravier Productions.

Interpreti e ruoli

Jesse Eisenberg (Bobby Dorfman), Kristen Stewart (Vonnie), Jeanni Berlin (Rose Dorfman), Steve Carell (Phil Stern), Blake Lively (Veronica), Parker Posey (Rad Taylor), Corey Stoll . (Ben Dorfman), Anna Camp (Candy), Stephen Kunk (Leonard), Sari Lennick (Evelyn Dorfman), Paul Schneider . (Steve), Anthony DiMaria (Howard Fox), Tony Sirico (Vito), Bettina Bilger . (Gloria)

Soggetto

Il giovane Bobby Dorfman, avvertendo troppo ostacoli nella vita di famiglia a New York, decide per un cambio radicale e tenta la fortuna a Hollywood. Arrivato a Los Angeles, si presenta nell'ufficio dello zio Phil, importante agente cinematografico. Qui trova posto come fattorino ma, soprattutto, conosce la segretaria di Phil, Vonnie...

Valutazione Pastorale

Ci risiamo, ogni volta che esce un film di Woody Allen, proviamo ad accreditarlo di stanchezza, scarso entusiasmo, cadute di tono. E invece lui fa, come sempre, il contrario. Pronto a sorprenderci, ci porta all'interno di una vicenda leggera e di irrefrenabile brillantezza, ci conduce per mano a fianco dei suoi personaggi, sfiorati dalla grazia del tocco delicato di una camera in continuo equilibrio tra sogno e realtà. "Cafè society" più che proporsi come una storia, è la messa in scena di una fantasia che attraversa di continuo la storia e la cronaca. Quasi una favola sul regno delle favole, una poesia che costeggia il vero di fatti terribili (i gangster, la malavita, la mondanità eccessiva...) e li accosta per ammorbidirli grazie al proprio sguardo moderato e comprensivo, capace di stare dalla parte dei deboli e del perdono. Allen poi non rinuncia ad affrontare quei momenti in cui il suo essere ebreo diventa occasione per un umorismo svelto e affilato, e il confronto con il 'fine vita' si fa forte ma non disperato. C'è tutto insomma in questo film, sintesi di una filosofia che non si arrende a considerare il cinema ormai finito ma lo affronta ogni volta come nuovo e pronto a scrivere storie inedite. Un Allen più che mai in forma con un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e problematico con forte presenza di umorismo e di ironia.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte successive occasioni perché permette l'approccio ad un autore che, a 80 anni, mette in mostra un'ispirazione autentica ed una vena cristallina.

Le altre valutazioni

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