CHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO – SCOLA RACCONTA FELLINI

Valutazione
Consigliabile, poetico, Adatto per dibattiti
Tematica
Cinema nel cinema, Storia
Genere
Documentario
Regia
Ettore Scola
Durata
93'
Anno di uscita
2013
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
/////
Distribuzione
Bim/ Istituto Luce Cinecittà
Musiche
Andrea Guerra
Montaggio
Raimondo Crociani

Orig.: Italia (2013) - Sogg. e scenegg.: Ettore Scola, Paola Scola, Silvia Scola - Fotogr.(Panoramica/a colori; B&N): Luciano Tovoli - Mus.: Andrea Guerra - Montagg.: Raimondo Crociani - Dur.: 93' - Produz.: Paypermoon, Palomar, Istituto Luce Cinecittà con RAI Cinema, Cinecittà Studios.

Interpreti e ruoli

Tommaso Lazotti (Fellini giovane), Maurizio De Santis (Fellini anziano), Giulio Forges Davanzati (Scola giovane), Ernesro D'Argenio . (Marcello Mastroianni)

Soggetto

Arrivato a Roma da Rimini,il diciannovenne Federico Fellini si presenta nelle redazione del "Marc'Aurelio", propone alcune vignette che convincono il direttore De Bellis, il quale lo mette subito al lavoro in redazione. E' l'inizio dell'avventura professionale e umana del futuro regista destinato a lasciare una traccia indelebile nella cultura italiana del Novecento. Ettore Scola arriva al Marc'Aurelio nel 1948. I due simpatizzano e cominciano cominciano un sodalizio amicale fatto di lunghe frequentazioni, colloqui, riflessioni attraverso Roma. Scola ricostruisce quegli incontri, mettendo in luce umori, passioni, speranze. Dopo la morte di Federico, il suo funerale allora non è un distacco perché la sua presenza e suo spirito ci giungono ancora attraverso i i film, oggi più che mai patrimonio di tutti.

Valutazione Pastorale

Federico Fellini è scomparso a Roma il 31 ottobre 1993. In vista dei venti anni dalla morte, Ettore Scola ha preparato per lui questo 'omaggio' che è stato presentato fuori concorso alla 70^ Mostra del Cinema di Venezia 2013. Omaggio certamente, ma di più, un ricordo/ritratto pensato e messo insieme da chi, come Scola, ha avuto con lui una lunga, profonda frequentazione. 11 anni separano i due (Fellini nato nel 1920, Scola nel 1931)e questa differenza motiva la seconda parte del titolo: "Scola racconta Fellini" esprime in sintesi la voglia di confessare che siamo di fronte non ad una biografia ma ad un sorta di diario aperto, quello dove chi scrive annota le cose importanti, si affida non al ricordo ma alla realtà nel suo sviluppo quotidiano, fa cronaca ed evita facili nostalgie. Così ecco la prima parte, la ricostruzione della redazione del "Marc'Aurelio" in un B&N che fa epoca e costume, che riporta in primo piano figure importanti e forse troppo presto dimenticate. Ecco la parte dedicata all'immaginario proseguimento del dialogo tra i due: dove il sogno dell'oggi si confonde con le fantasie di un ieri mai del tutto cancellato. Sergio Rubini, che fu il Fellini giovane ne "L'intervista", dà vita ad una figura d'artista disordinata e incoercibile, per la quale l'unica definizione possibile è quella di "felliniana": Fellini da regista è diventato un aggettivo. Il perchè lo spiega l'ultima parte, con un sapiente montaggio di sequenze tratte dai film. Qui preso dal fascino delle immagini, ognuno può toccare dal vivo gli umori che, usciti dallo schermo, hanno incantato il mondo intero. Cos' Scola riporta Fellini nella sua giusta cornice dello schermo e conferma che Fellini è davvero un regista senza eredi. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, poetico per le atmosfere che ricostruisce e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria ein molte occasioni successive, anche scolastiche e didattiche, come occasione per avviare riflessioni su Fellini, su Scola, sul cinema itaiano e la storia italiana dal secondo dopoguerra.

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