CHIARI DI LUNA

Valutazione
Inconsistente, Insulso
Tematica
Genere
Farsesco
Regia
Lello Arena
Durata
126'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
CHIARI DI LUNA
Distribuzione
Artisti Associati International
Soggetto e Sceneggiatura
Lello Arena, Betty De Vergiliis
Musiche
Nicola Piovani
Montaggio
Tatiana Casini

Sogg. e Scenegg.: Lello Arena, Betty De Vergiliis - Fotogr.: (panoramica/a colori) Gabor Pogany - Mus.: Nicola Piovani - Montagg.: Tatiana Casini - Dur.: 126' - Produz.: Rete Italia Equipe 71

Interpreti e ruoli

Lello Arena (Davide), Tosca d'Aquino (Adelina), Julia Nickson (Yumi), Tommaso Bianco (Gualtiero), Giovanni Mauriello, Franco Angrisano, Nuccia Fumo, Bianca Sollazzo, Rosalia Maggio

Soggetto

accompagnato da una vecchia zia, suora a Napoli, il trentenne Davide lascia il paese e va in città in cerca di lavoro. Di mestieri ne tenta diversi, ma per lui sembra non ci sia fortuna. Non riuscirà ad insegnare come promessogli presso l'Istituto dove opera la sua parente; fallirà in un laboratorio artigiano; fallirà perfino come assistente ai pugili dei ring popolari. Intanto ha conosciuto sia una modesta show-girl da baraccone (Adelina), sia una giapponesina di ottima classe, peraltro inguaribilmente afflitta dalla malinconia al calar dei sole (Yumi). Un altro incontro è stato con Gualtiero, dattilografo a domicilio, eternamente affamato. Il tempo passa così per Davide tra piccole imprese irrisolte e sentimenti appena accennati, finchè lui decide di tornarsene a casa. Ma Gualtiero pensa di fare l'impresario di Adelina e Davide allora si aggrega alla piccola compagnia, in seno alla quale farà il mago, appassionato com'è da tempo ai trucchi. Con il gruppetto parte anche Yumi, disposta a seguire quel giovanotto strambo, ma tenero e devoto.

Valutazione Pastorale

a parte le sue dispersive lungaggini, rare volte si è vista una storia tanto melensa, logorroica e sciocca. Il film è terribilmente statico, difettoso di regia e di montaggio. Gli mancano la comicità delle situazioni e lo scoppiettìo delle battute. Ovviamente è popolato di macchiette e macchiettine, tratte dal consueto e frustro repertorio napoletano, verbose e gesticolanti, già viste altrove e fastidiosissime. Resta un mistero che cosa mai Lello Arena soggettista, interprete, regista abbia voluto dire: forse puntava molto sulla propria comicità, che vorrebbe giocare sull'astratto e su di una vaga demenzialità, mentre non è qui che una ragnatela di battutine e di ammiccamenti infantili. Il clima generale, sia per gli interpreti che per l'ambientazione, è paesano, miserevole e uggioso e troppe sono le insulsaggini.

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