CHOCOLAT

Valutazione
Discutibile, ambiguo
Tematica
Donna, Politica-Società
Genere
Commedia
Regia
Lasse Hallstrom
Durata
121'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Gran Bretagna, Stati Uniti
Titolo Originale
Chocolat
Distribuzione
Eagle Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Robert Nelson Jacobs tratto dal libro omonimo di Joanne Harris
Musiche
Rachel Portman
Montaggio
Andrew Mondshein

Orig.: Gran Bretagna/Stati Uniti (2000) - Sogg.: tratto dal libro omonimo di Joanne Harris - Scenegg.: Robert Nelson Jacobs - Fotogr.(Normale/a colori): Roger Pratt - Mus.: Rachel Portman - Montagg.: Andrew Mondshein - Dur.: 121' - Produz.: Kit Golden, Leslie Holleran, David Brown.

Interpreti e ruoli

Juliette Binoche (Vianne Rocher), Alfred Molina (sindaco), Carrie Ann Moss ( conte di Raynaud), Victoire Thivisol (Caroline), Lena Olin (Anouk), Judi Dench (Josephine), Johnny Depp (Armande), Peter Stormare (zingaro), Leslie Caron, John Wood

Soggetto

E' il 1959. La tranquilla e monotona vita a Lasquenet, piccolo paese della provincia francese, é turbata dall'arrivo di Vianne Rochet. La giovane donna, con al seguito la figlia piccola Anouk, prende in affitto un fondo abbandonato e comincia rimetterlo in piedi. Di lì a poco il locale prende le forme di una invitante e accattivante pasticceria. Vianne é bravissima e sia il bancone che la vetrina si riempiono di deliziosi cioccolatini lavorati in cento modi diversi. Ma tutto questo attira l'attenzione non proprio favorevole del sindaco, il conte di Raynaud, il quale si reca al negozio e invita Vianne a moderare la sua attività. Il conte tiene la vita del paese sotto il freno di regole rigide e immutabili, scandite dalla vita della chiesa secondo un rituale cui si adegua anche il giovane parroco, il quale porta a lui i discorsi da tenere alle messe per le opportune revisioni. Intanto però alcuni abitanti cominciano a trovare nella pasticceria un insperato momento di conforto. Così Josephine scappa dal marito manesco e trova il coraggio per restare da Vianne; Armande, l'anziana proprietaria del locale, si ferma per confidarsi, e sembra una donna robusta finché la figlia Caroline non rivela che ha il diabete ad uno stadio avanzato. Anche Luc, il figlio di Caroline, trova nel negozio l'atmosfera giusta per dedicarsi al disegno, la sua passione. Lungo il fiume é segnalato l'arrivo di un gruppo di zingari. Il consiglio comunale si riunisce e il conte sostiene che bisogna mandarli via. Dopo il pranzo per la festa dei settanta anni di Armande, il cuore della donna non regge più. Intanto qualcuno ha appiccato il fuoco ai barconi degli zingari e Vianne, che si era appartata con uno di loro, passa un grosso spavento per le sorti della figlioletta. Arriva la Pasqua. Il sindaco si introduce nel negozio, non resiste più di fronte ai cioccolatini e si lascia andare a gesti furiosi al termine dei quali si addormenta. La mattina Vianne lo aiuta ad andare via. In chiesa padre Henry tiene l'omelia senza leggere discorsi già scritti. Vianne decide di rimettersi in movimento per altre destinazioni. Ma il paese festeggia. Il sindaco ora é cambiato, e con lui tutti gli altri sono più allegri e disponibili.

Valutazione Pastorale

Il racconto comincia con "C'era una volta..." e quindi non c'é dubbio che si tratta di una favola. Bisogna aggiungere: una favola decisamente laica non priva di aspetti di metafora. Si parte da uno stadio zero di negatività (un paese in cui si vive all'insegna del bigottismo e del conformismo)e si procede con il confronto tra questa situazione e un evento imprevisto che arriva a sconvolgerla: Vianne, la donna non sposata, la ragazza madre per niente sottomessa, mette sottosopra abitudini e atmosfere, diventa una sorta di specchio verso cui tutti si rivolgono per vedere meglio se stessi e gli altri. Da qui anche la tolleranza nei confronti del 'diverso' (gli zingari), l'accoglienza, la scoperta di nuovi rapporti. Una favola, si diceva, ma con molti aspetti poco convincenti. Da una parte Viviane, il positivo; dall'altra l'intero paese, il negativo (la regressione, l'immobilismo). In mezzo la rappresentazione di una Chiesa incapace di essere se stessa, succube e senza idee. Se ne potrebbe dedurre l'interpretazione che nel mondo e nella Chiesa bisogna cambiare quando stanno per prevalere i conformismi e che vanno liberate le energie positive anche laiche. Ma sul versante opposto ci sono non pochi passaggi equivoci, a cominciare dall'omelia finale. Il regista si dimostra molto furbo nell'ammantare il racconto di obiettivi di libertà sui quali nessuno può dirsi in linea di principio contrario. Ma é troppo saccente nell'irrisione dei valori, radicalizza lo scontro per portarlo dalla parte voluta, deride, carica troppo i toni, diventa anche lui prevedibile e conformista. Film quindi da seguire con tranquillità sul piano narrativo ma da osservare con qualche attenzione. Dal punto di vista pastorale, l'evidente alternarsi di momenti felici con altri troppo manichei induce alla valutazione del discutibile, e di ambiguo come tratto prevalente del racconto. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria. In altre circostanze lo si può proporre come ritratto europeo anni '50 in una cornice storica tra favola e realtà.

Le altre valutazioni

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