CON GLI OCCHI CHIUSI *

Valutazione
Discutibile, scabrosità, Dibattiti
Tematica
Donna
Genere
Drammatico
Regia
Francesca Archibugi
Durata
111'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
CON GLI OCCHI CHIUSI
Distribuzione
I.I.F.
Soggetto e Sceneggiatura
Francesca Archibugi Liberamente ispirato al romanzo di Federigo Tozzi
Musiche
Battista Lena
Montaggio
Roberto Perpignani

Sogg.: Liberamente ispirato al romanzo di Federigo Tozzi - Scenegg.: Francesca Archibugi - Fotogr.: (panoramica/a colori) Giuseppe Lanci - Mus.: Battista Lena - Montagg.: Roberto Perpignani - Dur.: 111' - Coproduz.: M.G., I.I.F., Roma - Paradis Films, Paris - Cartel, Madrid

Interpreti e ruoli

Marco Messeri (Domenico Rosi), Stefania Sandrelli (Anna), Debora Caprioglio (Ghisola adulta), Fabio Modesti (Pietro adulto), Alessia Fugardi (Ghisola ragazza), Gabriele Bocciarelli (Pietro ragazzo), Margherita Lozano (Masa), Angela Molina, Laura Betti, Sergio Castellitto, Silvio Vannucci, Raffaele Vannoli, Ornella Marini, Sergio Pierattini, Nada

Soggetto

agli inizi del 1910 l'irascibile Domenico Rosi gestisce una trattoria ed è proprietario di vigneti e bestiame nella splendida campagna senese. Con lui i contadini debbono solo ubbidire e qualche massaia deve subire in silenzio le sue "attenzioni". È però anche padre padrone ottuso e violento, perché tollera a fatica il figlio Pietro, che non lo aiuta, è pigro sui libri, è chiuso e probabilmente disadattato, protetto solo dalla dolce madre Anna (che poi morrà per un attacco improvviso). Pietro conosce Ghisola, una coetanea figlia di contadini, già al lavoro nei campi, che per lui così timido è soltanto un purissimo sogno. Domenico, intuito il pericolo, caccia la ragazza dalla proprietà e costei se ne va a lavorare a Radda in Chianti. Anni dopo, Ghisola a Siena viene ospitata ed astutamente "informata" da una donnaccia, Beatrice, che la "cede" ad ore ad un certo Alberto. Il nuovo incontro con Ghisola è fatale al giovanotto: Pietro adora ancora la giovane e lui vuole portare all'altare intatta colei che ha sempre considerata il proprio sogno e lei, umiliata da una devozione che urta ormai contro l'evidenza delle proprie condizioni, scompare di nuovo. Ad una riunione di socialisti un conoscente svela a Pietro, affranto, dove si trova Ghisola: è ospite di un bordello a Firenze. Qui giunto Beatrice tenta di nascondere Ghisola: ma costei si presenta a Pietro, che malgrado questa crudele realtà l'ama sempre "con gli occhi chiusi". Poi il giovane alla vista dell'evidente gravidanza di Ghisola cade sul pavimento come folgorato.

Valutazione Pastorale

una campagna ondulata, aspra o verdeggiante, ma bellissima, che nell'alternarsi delle stagioni è anche sinonimo di fatica, di bestie, di sensualità e violenze; un amore adolescenziale tutto pudori e palpiti segreti; un padre-padrone duro e manesco, pronto ad intervenire: tale è la cornice e tali sono i sentimenti essenziali. Ma sono appunto i sentimenti che distorcono ed impediscono la felicità dei due ragazzi: lei obbligata a scendere la china come donna; lui timido e represso, chiuso nelle fantasticherie su di un amore manifestatosi come impossibile, con quel padre arido e violento. Il film di Francesca Archibugi si ispira al romanzo di Federigo Tozzi scrittore cattolico di inizio secolo che sulla scia della tradizione letteraria dell'800 seppe anticipare orizzonti e certa scrittura, tipici dell'epoca successiva. L'Archibugi ha il gusto del raccontare, ma non tutto nel suo film si adatta a pieno ai ritmi ed allo stile abituali della regista. Come al solito, paesaggi splendidi (il senese è la più bella campagna italiana); fotografia ed ambientazione più che indovinate: atmosfera ben percepibile. Scultoreo il personaggio di Domenico il padre (anche per la corposa, perfetta interpretazione di Marco Messeri, mai così efficace come qui nei panni del "padrone"). Più difficile, forse da realizzare o far esplodere il rapporto tra Ghisola e Pietro, il quale finisce con l'apparire un visionario seminevrotico ed a restare con gli "occhi chiusi" dinnanzi ad una realtà inoppugnabile quanto cruda. Il film della Archibugi, indubbiamente soggiogato dai lieviti e dalle tensioni del romanzo di Tozzi, non appare valido su tutta la linea. Anche l'allusione politica (riunioni socialiste negli anni '20 e dintorni, a cui Pietro assiste) e due siparietti (cantastorie e giocolieri in paese) sanno di forzature e di posticcio. Circa la interpretazione di Pietro e Ghisola adulti, la loro ritrosia iniziale si può anche capire, ma la musoneria, i silenzi, la mancanza di vibrazioni e l'iner

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