CROCE E DELIZIA

Valutazione
Discutibile, Grossolanità
Tematica
Genere
Grottesco
Regia
Luciano De Crescenzo
Durata
103'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
CROCE E DELIZIA
Distribuzione
Medusa Film
Soggetto e Sceneggiatura
Luciano De Crescenzo, Riccardo Pazzaglia liberamente ispirato al romanzo "Croce e delizia" di Luciano De Crescenzo
Musiche
Alessio Vlad
Montaggio
Raimondo Crociani

Sogg.: liberamente ispirato al romanzo "Croce e delizia" di Luciano De Crescenzo - Scenegg.: Luciano De Crescenzo, Riccardo Pazzaglia - Fotogr.: (panoramica/a colori) Danilo Desideri - Mus.: Alessio Vlad - Montagg.: Raimondo Crociani - Dur.: 103' - Produz.: Urania Film

Interpreti e ruoli

Marina Confalone (Rosa), Teo Teocoli (Alberto Sanna), Luciano De Crescenzo (Il consulente storico), Riccardo Pazzaglia (Il regista), Renato Scarpa (Il produttore), Fanny Cadeo (Juliette), Isabella Rossellini (Madame X), Massimo Wertmuller, Ludovica Tinghi, Adriana Volpe, Francesco Pannofino, Paolo Buglioni, Pietro De Silva, Jacques Fabbri, Sergio Solli

Soggetto

a Parigi una piccola troupe sta girando il film "La Traviata". Alfredo è l'attore Alberto Sanna e la sarta di scena Rosa, che anni prima ebbe con lui una breve avventura è in estasi e lacrima sulla protagonista Violetta che rinuncia all'amore. Per la donna, non più giovane, l'identificazione con Violetta è totale, anche se le è stato detto che costei nella "Signora delle camelie" di Dumas si chiamava Margherita e nella vita Alphonsine Plessis. Frattanto tre tecnici romani della troupe organizzano una seduta spiritica, dove Madame X, una maga francese, fa credere a Rosa, tanto per beffarsi di lei, di essere senz'altro la reincarnazione di Violetta. La parrucchiera consulta le sue carte, conferma e aggiunge che l'eroina verdiana non vuole dall'aldilà che il dramma suo si ripeta. Rosa è sempre più emozionata (va perfino a visitare nel cimitero di Montmartre la tomba di Alphonsine Plessis), per cui, mentre un giorno si gira sul set il celebre duetto dell'addio, Rosa irrompe in scena ma è colta da un infarto e finisce in ospedale. La lavorazione del film prosegue con molte difficoltà: il regista accetta passivamente i battibecchi con il consulente storico; i tecnici entrano in sciopero e il produttore, che è in arretrato con le paghe, pensa che l’impresa sia jellata per i troppi incidenti (la pioggia, lampadari che piombano a terra). Rosa fugge dall'ospedale perché ha appreso che Sanna, gran seduttore, ha avuto rapporti con una giovane francese, Juliette. Per la sarta, ancora innamorata di Alberto, il colpo è fatale. C'è un secondo infarto e lei muore in scena come la Signora delle camelie, circondata da tutta la troupe, muta e commossa. Ancora oggi si può morire d'amore.

Valutazione Pastorale

Luciano De Crescenzo si è ispirato ad uno dei suoi libri per farsi sceneggiatore, interprete e regista. E' un talento brillante, lancia qua e là i suoi aforismi, ma come regista non funziona proprio. Il film è pretenzioso, uno di quelli che non lasciano la minima traccia: c'è una velleitaria intenzione ironica (ma il cinema nel cinema è questiona vieta e lógora). I personaggi sono o banali (con l'eccezione di Marina Confalone, attrice valida) oppure grèvi (i tre macchinisti). Il film è in più sconnesso, sempre sulla scorta di una sceneggiatura carente di grammatica filmica. Circola infine e spesso quell'aria nefasta che si richiama ai tratti invadenti e provinciali della sceneggiata. La grossolanità di molte battute del dialogo, il clima irriverente e alcune scenette di dubbio gusto motivano il giudizio.

Le altre valutazioni

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