DJANGO UNCHAINED

Valutazione
Complesso, violento
Tematica
Avidità, Cinema nel cinema, Denaro, Potere, Storia, Violenza
Genere
Drammatico
Regia
Quentin Tarantino
Durata
165'
Anno di uscita
2013
Nazionalità
Stati Uniti
Distribuzione
Warner Bros Pictures Italia
Musiche
Ennio Morricone
Montaggio
Fred Raskin

Orig.: Stati Uniti (2012) - Sogg. e scenegg.: Quentin Tarantino - Fotogr.(Scope/a colori): Robert Richardson - Mus.: Ennio Morricone (brani) - Montagg.: Fred Raskin - Dur.: 165' - Produz.: Stacey Sher, Reginald Hudlin, Pilar Savone.

Interpreti e ruoli

Jamie Foxx (Django), Christopher Waltz (dott. King Schultz), Leonardo Di Caprio (Calvin Candie), Samuel L.Jackson (Stephen), Kerry Washington . (Broomhilda), Walton Goggins (Billy Crash), Dennis Christopher (Leonide Moguy), James Renar (Butch Pooch/Ace Speck), David Steen (sig. Stonesipher), Laura Cayouette (Lara Lee Candie Fitzwilly), Sammi Rotibi (Rodney), Don Johnson (Big Daddy), Franco Nero (avventore al bar), James Russo (Dicky Speck), Russ Tamblyn, Amber Tamblyn, Bruce Dern, Jonah Hill, Quentin Tarantino

Soggetto

Sud degli Stati Uniti, 1858, due anni prima della guerra di secessione. Dopo un assalto notturno, il dott. King Schultz riesce ad impadronirsi di Django, uno schiavo che lo aiuterà a riconoscere i fratelli Brittle, noti assassini, e a riscuotere la taglia che pende sulle loro teste. Andata a buon fine l'operazione, Schultz, intenzionato a partire alla ricerca dei criminali più ricercati del Sud, propone a Django di affiancarlo. Per convincerlo, gli promette di mettere tra i loro obiettivi ritrovare e salvare Broomhilda, la moglie persa tempo prima perchè a sua volta venduta come schiava. Dopo lunghi viaggi arrivano a Candyland, una piantagione dove il proprietario Calvin Candie manda avanti una piantagione famigerata per le torture cui sottopone la servitù, e per il piacere con cui assiste alla lotta crudele tra i mandinghi, costretti a eliminarsi l'un l'altro. Schultz avvia con Candie una trattativa, nella quale alla fine cerca di inserire anche la 'vendita' di Broomhilda. Tutto sembra andare per il meglio, quando Dtephen, lo schiavo di fiducia di Candie, insinua dei sospetti, che fanno cambiare idea a Calvin. Alla richiesta dello schiavista di chiudere l'affare con una stretta di mano, Schultz risponde sparando all'uomo. E' l'inizio di una resa dei conti dalla quale restano vivi solo Django e la dolce moglie Broomhilde.

Valutazione Pastorale

Sono passati almeno dieci anni da quando Tarantino ha cominciato a pensare di mettere il personaggio Django al centro di una storia. Le suggestioni originate dal film "Django" diretto da Sergio Corbucci (1965) con Franco Nero protagonista, sono lievitate nel tempo, di pari passo con il dichiarato amore per il western all'italiana, e per il cinema di 'genere' di casa nostra anni '60/'70. Nel prodotto finito (dilatato su 165'), questa dinamica gestazione si vede tutta, distribuita lungo un racconto abbondante, incentrato più sull'aggiunta che sulla sottrazione. Con indubbia abilità e grande capacità inventiva, Tarantino puntella il copione con la capacità di fondere gli stilemi dei Sessanta con i richiami della contemporaneità: da un parte ecco quindi ralenti e zoom usati senza ritegno come facevano Corbucci, Colizzi (fino agli occhi in primissimo piano, direttamente da Sergio Leone), dall'altra un montaggio teso e nervoso, e atmosfere da psicanalisi post moderna. A fare da collante la violenza, per il regista un marchio non eliminabile. Senza scavare nelle tante suggestioni che il testo rimanda, si può dire che, dopo una prima parte di prevedibile svolgimento, il tono si alza decisamente dal momento in cui si arriva nella Grande Casa, quando cioè entra in scena Di Caprio. Qui la dialettica drammatica si fa alta, robusta, convincente. Nell'affresco visionario, il finale tocca alla mattanza conclusiva, dove tutti muoiono tranne l'eroe e la sua donna. Fumetto, iperrealtà, fantasia debordante. Tarantino, come altre volte, è bravo e furbo: fa spettacolo mentre ripete se stesso. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e decisamente violento.

Utilizzazione

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ben tenendo conto di quanto detto sopra. La violenza diffusa (talvolta ironica, talatra molto dura, realistica e disturbante) impone di riservare la proiezione ad un pubblico adulto e in grado di prendere la giusta distanza dalla storia. Di conseguenza molta attenzione è da tenere per minori e piccoli in seguito, in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

Le altre valutazioni

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