FANTOZZI VA IN PENSIONE

Valutazione
Inconsistente, Grossolanità
Tematica
Genere
Farsesco
Regia
Neri Parenti
Durata
98'
Anno di uscita
1988
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
FANTOZZI VA IN PENSIONE
Distribuzione
Columbia Tri Star Films Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Paolo Villaggio, Neri Parenti
Musiche
Bruno Zambrini
Montaggio
Sergio Montanari

Sogg. e Scenegg.: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Paolo Villaggio, Neri Parenti - Fotogr.: (panoramica/a colori) Sergio D'Offizi - Mus.: Bruno Zambrini - Montagg.: Sergio Montanari - Dur.: 98' - Produz.: Maura International Film, Rete Italia, Tiger

Interpreti e ruoli

Paolo Villaggio (Fantozzi Ugo), Milena Vukotic (Pina), Gigi Reder (Filini), Anna Mazzamauro (Silvani), Plinio Fernando, Antonio Allocca, Ennio Antonelli, Stefano Antonucci, Paul Muller

Soggetto

il ragioniere Ugo Fantozzi, impiegato in un grande complesso, raggiunge finalmente la meta della pensione: ora potrà vivere liberamente, dedicandosi alle cose che gli aggradano, senza la tirannia degli orari e della routine. Ma la forza dell'abitudine lo fa svegliare all'ora solita, anche il primo giorno della sua agognata vita di pensionato, si precipita a compiere i soliti gesti della levata a rotta di collo, a correre semivestito verso l'ufficio, annaspando all'ingresso per afferrare il cartellino da timbrare. Ripresa coscienza della sua nuova condizione di pensionato, torna mogio mogio a casa, dove non sa assolutamente come passare il tempo. Pina, la pazientissima moglie, lo spinge a riempire di interessi il proprio "tempo libero": viaggi, lavoretti part-time, politica con risultati disastrosi. Pina allora combina in gran segreto di far la donna delle pulizie presso un ristorante, a patto che il gestore inventi un'occupazione per il marito, versando a quest'ultimo il compenso che le spetterebbe per il suo stressante lavoro. Quando Fantozzi scopre l'ingenuo inganno della moglie, prende definitivamente coscienza della propria sorte.

Valutazione Pastorale

il tema del disagio di chi va in pensione, dopo decenni di lavoro ripetitivo e per niente gratificante, non manca certo d'interesse psicologico e sociale. Ma averlo affrontato da Parenti premendo il solito tasto di una comicità paradossale, gonfiata all'inverosimile con trovate da baraccone, a misura di un Paolo Villaggio anche lui ripetitivo e fuori uso, è un'operazione volgarmente commerciale, atta a palati di facile accontentatura, con un serqua di barzellette scucite, di cui non si sa chi possa sorridere, avvilendo le sia pur non eccelse possibilità dell'attore a prestazioni da povero clown. Nel film sono assai numerose le grossolanità.

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