GASPARD ET ROBINSON **

Valutazione
Accettabile, Poetico
Tematica
Amicizia, Anziani, Famiglia
Genere
Allegorico
Regia
Tony Gatlif
Durata
93'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
GASPARD ET ROBINSON
Distribuzione
Visioni Originali
Soggetto e Sceneggiatura
Tony Gatlif, Marie
Musiche
Michel Legrand
Montaggio
Oliver Mauffroy

Sogg. e Scenegg.: Tony Gatlif, Marie-Helen Rudel, Michel Legrand - Fotogr.: (panoramica/a colori) Dominique Chapuis - Mus.: Michel Legrand - Montagg.: Oliver Mauffroy - Dur.: 93' - Produz.: Les Films de la Colline, SGGC, Sofiarp, Canal Plus, CNC

Interpreti e ruoli

Gerard Darmon (Gaspard), Vincent Lindon (Robinson), Suzanne Flon (Mamie), Benedicte Loyen (Rose), Charlotte Girault (Eve), Christian Gazio (Michel)

Soggetto

Mamie, un'anziana donna viene abbandonata dai familiari, dopo un pic-nik, in prossimità di una spiaggia semideserta, mentre dorme ignara. Le hanno appuntato sul cappotto una scritta: "non siamo più in grado di mantenerla, abbiate cura di lei". La scorge il bizzarro Robinson, che insieme all'amico Gaspard ha deciso di ristrutturare un rudere ai limiti della spiaggia per farne un bar. Impietosito, Robinson se la porta a casa, cioè nell'unico stanzone-alloggio del rudere rabberciato alla meglio. Ma Gaspard è contrariato nel trovarsi in casa Mamie addormentata su una branda in mezzo agli altri materiali di recupero, che Robinson va raccogliendo in vista dell'ipotetico bar da costruire. Sono ambedue allo sbando, senza risorse e senza famiglia: Robinson abbandonato dalla madre fin dalla nascita, Gaspard vedovo inconsolabile, in preda a frequenti crisi depressive, cui tenta di resistere abbandonandosi all'alcool e ad avventure sentimentali. Entrambi nevrotici in maniera diversa, differiscono però quanto a indole: estroso, sognante e incline alla compassione Robinson; pessimista e misogino Gaspard, sul quale l'amico veglia con sollecitudine quasi materna. E' tuttavia più realista di Robinson sia nel lavoro, sia nelle scelte da compiere: forse anche egoista. Quindi, mentre rifiuta l'anziana "perché non vuole più famiglia" ragiona pure in concreto circa quella precipitosa ospitalità su come mantenere l'anziana Mammie, sprovvisti di tutto come sono. Ma Robinson non demorde: si trascina dietro l'amico in rischiose incursioni notturne nelle ville dei benestanti, compiendo razzie di viveri, biancheria e vestiario, con irresponsabile allegria e incredibile disinteresse. Usa infatti di quegli approvvigionamenti "proletari" senza economia, ma anche con lo sguardo attento ai più diseredati di lui: un "barbone" di passaggio, una bambina scalza, una giovane donna in miseria, febbricitante nell'angolo di una serra abbandonata, a risvegliare nell'insensibile Gaspard sentimenti d'umanità sopita. Insieme a Robinson, provvede a ricoverarla in ospedale, occupandosi con premura della bambina di lei e recandosi a visitarla e confortarla finché si riprende e può trovar rifugio con gli altri nel rudere ormai trasformato sommariamente in casa. Gaspard solo quando s'accorge che la donna gli preferisce Robinson si allontana, riprendendo il suo vagabondare randagio e solitario.

Valutazione Pastorale

apologo sorridente e commosso della bontà e dell'utopia, il film di Gatlif meriterebbe maggiore attenzione dal pubblico reso indifferente dalle massicce dosi di banalità e di spettacolarità fracassona, dalle quali viene persistentemente frastornato. Non c'è spazio per l'umanità e la poesia nell'appiattimento generalizzato di gusti, d'interessi e di valori. E forse non a caso il regista che non ignora certo gli umori "ruspanti" di tanta parte dell'umanità affida il suo messaggio sommesso a due stralunati rappresentanti di una specie in via di estinzione, quella dei superstiti di un mondo radicato in un sistema di valori senza tramonto, priva dei quali la vita diventa impossibile: l'attenzione agli esclusi, agli emarginati, ai deboli e indifesi, agli "ultimi" di cui tanto si parla; il rispetto della persona e l'accettazione dei suoi limiti; il culto della libertà; la generosità, la condivisione di quel che c'è, sicurezza e amicizia soprattutto. E tutto questo detto senza notazioni didascaliche o predicatorie, detto come "roba da matti", prodotto di menti svaporate che si adoperano per l'impossibile, di gente senza criterio e senza costrutto, che si illude di render felice il mondo collezionando sedie sgangherate e rottami di mobilio inutilizzabili, ma riverniciati a colori vivaci e sullo sfondo di un nulla aperto a tutto, aperto all'ottimismo e alla speranza, per il miracolo di poesia e di utopìa, aperto all'amore.

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