GLI INVISIBILI

Valutazione
Discutibile, Ambiguo
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Pasquale Squitieri
Durata
99'
Anno di uscita
1988
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
GLI INVISIBILI
Distribuzione
Artisti Associati International
Soggetto e Sceneggiatura
Pasquale Squitieri, Sergio Bianchi, Nanni Balestrini, Italo Moscati liberamente ispirato al romanzo "Gli Invisibili" di Nanni Balestrini
Musiche
Renato Serio
Montaggio
Mauro Bonanni

Sogg.: liberamente ispirato al romanzo "Gli Invisibili" di Nanni Balestrini - Scenegg.: Pasquale Squitieri, Sergio Bianchi, Nanni Balestrini, Italo Moscati - Fotogr.: (panoramica/a colori) Giuseppe Tinelli - Mus.: Renato Serio - Montagg.: Mauro Bonanni - Dur.: 99' - Produz.: VIDI

Interpreti e ruoli

Alfredo Rotella (Sergio), Igor Zalewsky (Apache), Giulia Fossà, Victor Cavallo, Lorenzo Piani, Paola Rinaldi, Alessandro Zama, Daniela Igliozzi, Patrick Cristaldi

Soggetto

Sergio, un giovane metallurgico, fra l'altro amico fraterno di "Apache" un terrorista abbandona il posto di lavoro, per associarsi, in un capannone di fortuna, a un gruppo di Autonomia, che gestisce una radio, organizza "espropri proletari", e fa sproloqui politici. Finisce in un carcere di massima sicurezza, dove s'incontra con "Apache" e altri terroristi. Non condivide le tesi della lotta armata e dà anche qualche prova di umanità nel confronto di altri carcerati, presi violentemente di mira dagli estremisti, ma rifiuta arrogantemente di collaborare con la polizia. La fiducia in un eccentrico "professore" anch'egli carcerato un ideologo nelle nuvole, sempre appartato fra scacchi, libri e musiche wagneriane il voltafaccia della sua ragazza, e gli episodi di sopruso e di violenza cui assiste impotente incidono sulla sua fragile psicologia. La violenta repressione di una rivolta, scoppiata in carcere ad opera degli estremisti e alla quale è praticamente estraneo, lo sconvolge i rrimediabilmente, spingendolo a schierarsi dalla parte dei terroristi.

Valutazione Pastorale

l'argomento del terrorismo è trattato nel film fra il documentaristico e la "finzione". Il risultato è un prodotto ambiguo, proprio perché sfuggente, confuso e contraddittorio. Reticente sul piano storico, il film è carente anche dal punto di vista psicologico e carcerario: non dà in effetti un'immagine sufficientemente realistica dei carcere né dei carcerati. Il regista non esita a ridurre a ridicola controfigura macchiettistica in una goffa operazione allusiva la personalità contorta del "Professore" e non analizza compiutamente le farneticanti macchinazioni di "Apache". né l'ironia del pittore-violinista tedesco; non riesce a delineare l'evoluzione psicologica del protagonista verso le posizioni estreme, che all'inizio rifiutava, né della sua ragazza verso la fatuità dell'effimero. La sceneggiatura ondeggiante e il pressapochismo narrativo sono alcuni degli aspetti deboli del film, che cinematograficamente si segnala quasi solo per alcune sequenze riuscite sulla violenta azione di polizia che doma la rivolta del carcere. Ciò che tuttavia risulta più discutibile nel film di Squitieri è l'intento mutuato dall'assai più scoperto romanzo di Nanni Balestrini a cui si ispira di far passare di soppiatto una specie di legittimazione della lotta armata narrando l'iter psicologico di un ragazzo sprovveduto di quegli "anni di piombo" dalla "innocenza" al terrorismo, a causa dell'iniziazione ideologica di un "maestro", di sociologia l'esperienza di un carcere tutto violenza, ipocrisia e depravazione; gli inviti suadenti della magistratura al "pentitismo", da lui avvertito come "tradimento"; e infine il trauma sconvolgente della rivolta e della sua spietata repressione, che lo spinge per solidarietà con i vinti a far propria la loro micidiale ideologia.

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