HAREM SUARE

Valutazione
Inaccettabile, negativo
Tematica
Donna, Libertà, Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Ferzan Ozpetek
Durata
Anno di uscita
1999
Nazionalità
Francia, Italia, Turchia
Titolo Originale
Harem suare
Distribuzione
Medusa Film

Orig.: Italia/Francia/Turchia (1999) - Sogg. e scenegg. : Gianni Romoli, Ferzan Ozpetek - Fotogr. (Panoramica/a colori) : Pasquale Mari - Mus. : Pivio e Aldo De Scalzi - Montagg. : Mauro Bonanni - Dur. : 110' - Produz. : R&C Produzioni (Italia), Les Films Balenciaga (Francia), AFS Film (Turchia).

Interpreti e ruoli

Marie Gillain (Safiyè), Alex Descas (Nadir), Lucia Bosé (Safiyè anziana), Valeria Golino (Anita), Serra Yilmaz (Gulfidan), Malick Bowens, Christophe Aquilon, Haluk Bilginer, Felicitè Mbezele, Nilufer Acikalin, Pelin Batu, Selda Ozer, Gaia Narcisi, Ali Basar.

Soggetto

Luglio 1908, alla vigilia del crollo dell'impero Ottomano. Nel palazzo del sultano Abdulhamit II, Safiyè, ragazza di origini italiane, stringe un patto di alleanza con Nadir, uno dei giovani eunuchi dell'harem. Safiyè mira a diventare la favorita del sultano, e poi la madre di uno dei suoi figli. Mentre portano avanti questo piano, Safiyè e Nadir provano un'attrazione reciproca che diventa una storia d'amore, anche fisico, che supera le barriere del proibito per lei e della condizione di evirato per lui. Intanto l'obiettivo viene raggiunto e Safiyè, per mantenere la propria posizione deve ora difendersi dalle numerose rivali e non si accorge che nel frattempo la struttura di potere nella quale vive sta crollando. Nasce il figlio ma poco dopo, misteriosamente, muore avvelenato. Il Sultano parte per l'esilio, abbandonando tutta la corte e l'harem viene chiuso. Safiyè e Nadir si affacciano ora su una realtà ostile e sconosciuta in cui non sanno come muoversi. Fallito ogni tentativo di conservare la situazione, Safiyè torna in Italia e, dopo aver raccontato la propria storia ad una ragazza alla stazione, fa rivivere quel passato di odalisca su un palcoscenico, come un'attrazione esotica.

Valutazione Pastorale

Da apprezzare sotto il profilo della ricostruzione ambientale e per l'opportunità che offre di prendere in considerazione un momento di storia del Novecento tanto trascurato quanto importante, il film delude invece proprio nel modo di ricostruire e raccontare quel periodo. La struttura del racconto rimbalza dal primo Novecento agli anni Cinquanta, incrociando in modo molto confuso i piani temporali: si finisce per non capire più chi racconta a chi, e perché. L'intento del regista di raccontare l' harem come microcosmo isolato e autosufficiente si scontra con una soluzione narrativa confusa, epidermica, ripetitiva. Ne risulta un mosaico scombinato e superficiale, del quale non si comprendono bene gli obiettivi: non c'è dramma autentico, non c'è intenzione di denuncia di situazioni certo poco esemplari quali quelle vissute nell'harem. Anzi proprio l'eccessivo compiacimento nel presentare abitudini e rapporti tra i protagonisti lascia dubbi su certi toni posticci, artificiosi, inutili, dove si perde anche una possibile riflesione sul ruolo della donna nella società turca ieri, e oggi. Dal punto di vista pastorale, il film é quindi da ritenersi inaccettabile, per il suo taglio negativo predominante. UTILIZZAZIONE: il film é da escludere dalla programmazione ordinaria. Potrebbe essere recuperato, con opportuni supporti, in occasioni mirate, per gli spunti che si ricordavano prima sul periodo storico preso in esame.

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