HEIMAT 2 – I LUPI DI NATALE (SETTIMO EPISODIO) ***

Valutazione
Complesso, Discutibile, Dibattiti
Tematica
Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Edgar Reitz
Durata
111'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Germania
Titolo Originale
DIE ZWEITE HEIMAT - WEINACHTSWOLFE
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Edgar Reitz
Musiche
Nikos Mamangakis
Montaggio
Susanne Hartmann

Sogg. e Scenegg.: Edgar Reitz - Fotogr.: (normale/b.n.- a colori) Gerard Vandenberg - Mus.: Nikos Mamangakis - Montagg.: Susanne Hartmann - Dur.: 111' - Produz.: Edgar Reitz Film Produktions, Munchen

Interpreti e ruoli

Henry Arnold (Hermann Simon), Salome Kammer (Clarissa Lichtblau), Daniel Smith (Juan Ramon Fernandes), Noemi Stever (Helga Aufschrey), Frank Roth (Stefan Aufhauser), Franziska Traub (Renate Leineweber), Anke Sevenich (Schnüsschen), Armin Fuchs, Martin Maria Blau, Gisela Muller, Edith Behleit, Lena Lessing, Michael Schonborn

Soggetto

a metà dicembre del 1963, mentre Clarissa Lichtblau, reduce da un recente aborto, ha una tendinite ed è profondamente depressa, Hermann Simon intanto prova, assai nervoso, un nuovo concerto, dedicato interamente a sue composizioni: è comprensibilmente nervoso e si irrita per il minimo ronzio. In realtà è amareggiato per l'assenza di Clarissa, che verrà sostituita da una modella "truccata" da violoncello. Durante il concerto Evelyne Cerphal canta un lied con lui composto su parole dettele un giorno da Ansgar Herzsprung prima di morire. Per il concerto la dolce e concreta Schnüsschen regala ad Hermann un pullover nero alla Bernstein, ma in realtà gli offre quella tenerezza e quella sicurezza che il giovane musicista finisce per accettare. Clarissa intanto finisce all'ospedale per setticemia, causatagli dall'aborto. Volker Schimmelpfenning e Jean Marie le sono vicino, ma si rendono conto che essa ha costruito come un muro tra sé e gli altri. Tutta la vicenda ha rafforzato paradossalmente il legame d'amicizia tra i due, che si confidano le reciproche frustrazioni familiari ed esistenziali. Stefan Aufhauser ed Helga Aufschrey intanto, dopo aver vagabondato per i locali della città riducendosi all'ubriachezza, tentano di reagire con una gita corroborante in montagna. Ma la bellezza della natura e la solitudine non sembrano migliorare il carattere ombroso e autodistruttivo di Helga e Stefan reagisce sempre con comprensibile insofferenza. Dal canto loro Juan Ramon Fernandes e Renate Leineweber provano un rapporto che sembra la ripetizione di quello avvenuto tempo prima tra Renate ed Hermann. Ma è ormai la vigilia di natale: Evelyne canta, accompagnata dall'organo, in una chiesa vuota, ascoltata da un uomo di colore, solo come lei nella grande città. A Clarissa hanno messo accanto una puerpera, e lo spettacolo della famiglia che viene a trovarla, col padre e le sorelline, non migliora certo il morale della ragazza: la madre, poi, non trova di meglio che chiamarla assassina. Clarissa si riveste e lascia l'ospedale, e comincia a vagare, sola e disperata, per la città illuminata per il Natale. Alla fine capita da Hermann, anche lui solo. Finalmente, dopo le solite schermaglie, i due riescono a spiegarsi, a inquadrare, sia pur senza poterlo spiegare compiutamente, quella sorta di maleficio che impedisce al loro amore, evidente per tutti e due, di concretizzarsi in qualche modo. Passano la notte abbracciati, come fratello e sorella. "Tu sei il mio lupo ed io sono il tuo lupo" dice Clarissa all'amico, che scrive un lied su questa idea, che Clarissa canta mentre Hermann l'accompagna alla chitarra.

Valutazione Pastorale

è, finora, l'episodio più denso di notazioni psicologiche e certamente il più accattivante, per i dialoghi e la bellissima fotografia. Le vicende delle varie coppie, legate da un rapporto più o meno consolidato e più o meno motivato ruotano come in un vortice oscuro, tra il malinconico e il disperato, immerso in questo clima natalizio bavarese che funge quasi da coro tragico, con le improvvise apparizioni di canti natalizi che affiorano qua e là, per venire subito riassorbiti nella nebbiosa solitudine dei protagonisti. Clarissa piange, sperduta, davanti a finestre da cui ammiccano alberi addobbati. Stefan ed Helga si rifugiano, per sfuggire al consumistico natale in città, nella purezza del paesaggio alpino, finendo per trasportarvi tutta la loro carica di frustrata aggressività. La sola Schnüsschen sembra aver conservato una freschezza ed un entusiasmo, la cui carica finisce per far arrendere Hermann all'idea di lasciare per sempre i sogni di un grande, disperato amore con l'inquieta e insicura Clarissa, che sembra capace di emozioni, in definitiva, solo per il suo violoncello, grazie alle emozioni che le procura, mentre in realtà sfugge ad ogni responsabilità, da quella di impegnarsi con un uomo, ed infatti preferisce "dimenticare" Hermann concedendosi sia a Volker che a Jean Marie, a quella di allevare una creatura, magari come coraggiosa ragazza madre. Juan e Renate fanno l'amore l'uno perché forse, esule com'è, non trova altri cui chiedere un pò di calore, lei perché sa di essere brutta e che probabilmente il suo sogno, diviso volta per volta con partner diversi, ma tutti presto annoiati dalla sua disarmante e in fondo poco eccitante disponibilità. Attorno a Clarissa ruota poi la coppia di amici: Volker, che vorrebbe sposarla, ma sa che lei gli sfuggirà sempre, e Jean Marie, cui lo status di facoltoso borghese con sangue francese, villa lussuosa e graziosa cameriera non garantisce certo né sicurezza (se non economica), né la gioia di avere una famiglia. E forse è questo uno dei più ricorrenti leit-motiv di questa serie: nessuno dei giovani che percorrono le strade di Monaco sembra avere un legame, per scelta o per destino, con i genitori. Evelyne viene in cerca della madre che l'ha dovuta abbandonare; Hermann è lieto di lasciare la famiglia, così come la Schnüsschen; Volker ha un pessimo rapporto con i suoi, così come era per Ansgar; tale è per Clarissa, in conflitto con la madre "prussiana" e bigotta o per Jean Marie, con una matrigna giovane ed un padre latitante. E l'assenza del clima familiare, disegnato nel breve quadretto all'ospedale con la famigliola felice contrapposta a Clarissa disperata, forse dà un'ulteriore chiave per seguire il complesso discorso del regista, che sembra, vagando tra i suoi ricordi, farli rivivere ora qui ed ora là tramite questo o quel personaggio, in una sorta di mosaico multi-autobiografico, dove il vissuto personale si intreccia e si intride di umori, volti, esperienze vissute in prima persona o osservati con l'occhio attento del narratore nato. Episodio assai intenso e suggestivo forse con qualche tentazione "melò" di troppo, ma a livello pastorale discutibile per contenuti, scene, e situazioni verbali e psicologiche.

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