HUGO CABRET

Valutazione
Consigliabile, poetico
Tematica
Adolescenza, Avventura, Cinema nel cinema, Famiglia - genitori figli, Letteratura, Nuove tecnologie
Genere
Fantastico
Regia
Martin Scorsese
Durata
125'
Anno di uscita
2012
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Hugo
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
John Logan tratto dal libro "La straordinaria invenzione di Hugo Cabret" di Brian Selznick
Musiche
Howard Shore
Montaggio
Thelma Schoonmaker

Orig.: Stati Uniti (2011) - Sogg.: tratto dal libro "La straordinaria invenzione di Hugo Cabret" di Brian Selznick - Scenegg.: John Logan - Fotogr.(Panoramica/a colori): Robert Richardson - Mus.: Howard Shore - Montagg.: Thelma Schoonmaker - Dur.: 125' - Produz.: Graham King, Tim Headington, Martin Scorsese, Johnny Depp.

Interpreti e ruoli

Asa Butterfield (Hugo Cabret), Ben Kingsley (papà Georges/Méliès), Sacha Baron Cohen (ispettore ferroviario), Chloe Grace Moretz (Isabelle), Ray Winstone (zio Claude), Emily Mortimer (Lisette), Jude Law (padre di Hugo), Johnny Depp (sig. Rouleau), Michael Pitt (proiezionista), Christopher Lee (sig. Labisse), Michael Stuhlbarg (Rene Tabard), Helen McCrory (mamma Jeanne), Richard Griffiths (sig. Frick), Frances De La Tour (Emilie)

Soggetto

Parigi, 1931. Dentro la stazione di Montparnasse, brulicante di folla, il dodicenne Hugo, che vive con lo zio Claude vicino al grande orologio di cui l'uomo è custode, sta impegnando ogni sforzo per scoprire un segreto legato ad un automa, una sorta di pupazzo meccanico che forse conserva l'ultimo messaggio del padre morto in un incidente. Il genitore aveva salvato da un museo quell'oggetto che, quando viene riavviato, fa un disegno sul quale alla fine pone la firma Georges Méliès. Da qui scatta la molla che permette a Hugo (aiutato dalla quasi coetanea Isabelle), di rintracciare papà Georges, ossia proprio il Méliès, pioniere del cinema ai primi del Novecento e poi caduto in disgrazia fino ad essere dato per morto durante la guerra mondiale. L'intervento di Rene Tabard, studioso di cinema, fa vincere a Méliès la diffidenza nella quale era caduto, ed eccolo quindi omaggiato con una serata in suo onore presso l'Accademia del Cinema Francese.

Valutazione Pastorale

Dal primo lungometraggio di Scorsese (datato 1968) ad oggi sono passati 44 anni e una serie di titoli che, a citarne solo alcuni, segnano momenti irrinunciabili di un immaginario filmico sempre plastico, vigoroso, incisivo (da "Taxi driver" a "Toro scatenato", da "L'età dell'innocenza" al recente "Shutter Island"). Cinema e cronaca, cinema e stili di vita escono plasmati dalla pellicola che Scorsese modella da testimone severo, duro, non rassegnato. Cinema e memoria? Anche, purché chi da pioniere ha creduto in una forma espressiva inedita e carica di possibilità non venga abbandonato in un angolo, dimenticato, escluso. Così il copione che John Logan ha tratto dal libro di Brian Selznick diventa nelle mani di Scorsese il taccuino sul quale il regista raccoglie con lucida follia e indifesa poesia gli appunti intorno ad un incombente interrogativo: si salverà il cinema, lo merita, é troppo vecchio o troppo nuovo? Dice Scorsese che "tutto quello che si fa oggi al cinema è iniziato con Méliès. Quando guardo i suoi film, mi sento commosso ed ispirato perchè ancora possiedono l'elettrizzante gusto della scoperta ad oltre cento anni da quando furono realizzati; e perchè sono le prime intense espressioni di una forma d'arte che adoro, a cui ho dedicato la maggior parte della mia vita". E per ricostruire il cinema dei pionieri Scorsese si rivolge per la prima volta al 3D, alla forma più avanzata delle nuove tecnologie, "che produce -afferma- un effetto di intimità rispetto ai personaggi, perché gli attori risultano più vicini a noi". Non esistono dunque un cinema antico e uno moderno, esiste quel cinema che in ogni epoca e in ogni luogo è scoperta di vita e di sentimenti, di gioie e di dolori, antidoto unico contro l'appiattimento e l'inerzia del pensiero. Così da un lato c'è l'anziano Mèliès e dall'altro il piccolo Hugo, adolescente desideroso di catturare la magia del movimento, dei colori, dell'avventura senza freni: l'esperienza degli anni con il peso di molte amarezze, l'entusiasmo del cuore giovane che non si arrende. Tutto il resto vive in quella stazione parigina, come in un Grand Hotel con 'gente che va gente che viene': e già quello scenario è vita vera, anzi cinema, accarezzati entrambi da una scrittura delicata, elegante, forse intimidita ma come sempre nitida, lucida, equilibrata. Più fuori poi c'è Parigi, città cosmpolita, banco di prova del nostro volere costruire o distruggere il vivere civile che ci siamo dati (siamo tra due guerre), Parigi come scatola del tempo che compatta le differenze, annulla le epoche: così, spesso, fa il cinema, che scavalca secoli e millenni in un battito d'ali, unisce idee, pensieri, sogni. Apologo dalle mille suggestioni, racconto fatto di sussurri e ritrosie, anche trattenuto in certi momenti, la pellicola di Scorsese è sintesi da oggi in avanti di un approccio alla fiaba per immagini difficile da replicare. O forse no, altrimenti che cinema faremo, vedremo, discuteremo nei prossimi anni? Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, e nell'insieme poetico.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come spettacolo per tutti di notevole suggestione e coinvolgimento. Numerosi (è quasi naturale) sono gli spunti di riflessione: cinema, letteratura, storia, il tutto attraverso l'approccio di differenti generazioni e, oggi, la presenza di altri modi di diffusione delle immagini in movimento (il film che, nato per il grande schermo, oggi si consuma anche in tv, in dvd, sulla rete, sui telefonini...).

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