I CENTO PASSI

Valutazione
Discutibile, realistico
Tematica
Mafia
Genere
Drammatico
Regia
Marco Tullio Giordana
Durata
114'
Anno di uscita
2000
Nazionalità
Italia
Distribuzione
Istituto Luce
Soggetto e Sceneggiatura
Claudio Fava, Monica Zappelli, Marco Tullio Giordana Claudio Fava, Monica Zappelli
Musiche
brani di repertorio
Montaggio
Roberto Missiroli

Orig.: Italia (2000) - Sogg.: Claudio Fava, Monica Zappelli - Scenegg.: Claudio Fava, Monica Zappelli, Marco Tullio Giordana - Fotogr. (Scope/a colori): Roberto Forza - Mus.: brani di repertorio - Montagg.: Roberto Missiroli - Dur.: 114' - Produz.: Titti Film e RAI Cinema.

Interpreti e ruoli

Luigi Lo Cascio (Peppino Impastato), Luigi Maria Burruano (Luigi Impastato), Lucia Sardo (Felicia Impastato), Paolo Briguglia (Giovanni Impastato), Tony Sperandeo (Tano Badalamenti), Andrea Tidona (Stefano Venuti), Claudio Gioè (Salvo Vitale)

Soggetto

Cinisi, paesino siciliano tra mare e roccia, a pochi passi dall'aeroporto di Punta Raisi, fondamentale per il traffico della droga. Qui il piccolo Peppino viene introdotto nella 'onorata società' dal padre Luigi che aspira per lui al destino di un capo. Ma qualcosa di quel mondo, a cominciare dal silenzio opposto ad ogni domanda, non convince il bambino. I cento passi che separano la casa di Peppino da quella di Tano Badalamenti, il boss che regna su Cinisi, Peppino non li vuole fare. Il ragazzo diventa adolescente intorno al '68, quando in tutto il mondo i figli si ribellano alle certezze dei padri. La rivolta di Peppino diventa sfida alle regole imposte dalla mafia, al fianco dei contadini che si battono contro l'esproprio delle loro terre per ampliare un aeroporto mal sicuro. Avvicinatosi al Partito Comunista, Peppino dopo un po' verifica che c'é nei dirigenti troppa cautela, troppa burocratica disciplina. Allora insieme ad altri Peppino fonda un giornale, che fa opera di denuncia senza mezze misure. Pur ripudiato dal padre, Peppino dà vita a nuove iniziative: il circolo "Musica e cultura", le mostre fotografiche in piazza per denunciare malaffare e speculazioni, e infine 'Radio Aut', una emittente che diventa famosa in tutta la Sicilia. Pur avvisato e minacciato, Peppino cerca forme di impegno sempre più incisive. Nel 1978, in vista delle elezioni comunali, decide di candidarsi nelle liste di Democrazia Proletaria. Due giorni prima del voto salta in aria sui binari della ferrovia. La morte viene rubricata come 'incidente sul lavoro.

Valutazione Pastorale

Come si sa, i fatti sono autentici: la morte di Peppino Impastato avvenne il giorno stesso del ritrovamento a Roma del corpo di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse. Gli amici di Peppino poi non si sono rassegnati di fronte all'archiviazione del caso, e vent'anni dopo la Procura di Palermo ha rinviato a giudizio Badalamenti come mandante dell'assassinio. Il processo non si é ancora tenuto. Fin qui i fatti, che Giordana recupera, rimette insieme e propone con indubbia sincerità e stretta aderenza al vero. Se è vero che la Sicilia costituisce da sempre lo scenario ideale del cinema italiano cosiddetto di 'impegno civile e di denuncia sociale', non é altrettanto scontato che oggi l'impatto riesca ad essere lo stesso dei film girati negli anni '50/'60. C'è un sovrappiù di immagini (televisione, documentari, inchieste, approfondimenti, canali informativi) che rende l'argomento una costante della nostra vita quotidiana, che consente a ciascuno di chiedersi come mai, all'aprirsi del Duemila, un fenomeno deleterio come la mafia abbia ancora radici così profonde. C'è tuttavia anche, oggi, una voglia di fuga dalle responsabilità, una perdita di tensione 'morale'. Va bene allora il film (arriva giusto e opportuno) quando fa opera di memoria e consente di ricordare il sacrificio di giovani che hanno creduto di poter cambiare le cose ma sono stati lasciati soli. Funziona meno, quando rimane sospeso sulla soglia di domande più difficili, quando rimane invischiato in una zona grigia ideologico-sociale che sembra dire tutto ma non va oltre il prevedibile. Il film insomma rimane in mezzo al guado, troppo preoccupato di 'fare atmosfera', di dire e ridire, di essere equidistante. Ciò che manca, alla fine,è proprio il dolore, il pathos, la rabbia per la dignità umana calpestata. Dal punto di vista pastorale, momenti validi ed altri meno riusciti si alternano nella valutazione del discutibile, e in una cornice sostanzialmente realistica. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria. Da recuperare in proiezioni mirate su cinema e storia italiana, anche in ambito scolastico e didattico.

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