IL BACIO DI GIUDA

Valutazione
Inaccettabile, Fuorviante
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Paolo Benvenuti
Durata
91'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
IL BACIO DI GIUDA
Distribuzione
Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico
Soggetto e Sceneggiatura
Paolo Benvenuti, Marcella Niccolini, Gianni Menon Paolo Benvenuti
Musiche
Stefano Bambini, Andrea Di Sacco
Montaggio
Mario Benvenuti

Sogg.: Paolo Benvenuti - Scenegg.: Paolo Benvenuti, Marcella Niccolini, Gianni Menon - Fotogr.: (panoramica/a colori) Aldo Di Marcantonio - Mus.: Stefano Bambini, Andrea Di Sacco - Montagg.: Mario Benvenuti - Dur.: 91' - Produz.: Cooperativa Alfa Cinematografica, Raitre

Interpreti e ruoli

Carlo Bachi (Il Nazareno), Giorgio Algranti (Giuda Iscariota), Emidio Simini (Nicodemo), Marina Barsotti (Maddalena), Pio Gianelli (Simon Pietro), Nicola Checchi (Giovanni), Roberto Morin (Caifa)

Soggetto

ultimi giorni della vita di Gesù. Il Salvatore con gli Apostoli passa dal lago di Tiberiade a Gerusalemme, mentre già incombe su di Lui la minaccia dell'accusa e della uccisione. Gli Apostoli parlano spesso tra loro del Regno annunciato e del "posto" che a ciascuno di essi sarà riservato. Giuda è cupo e silenzioso. Ha già preso contatto con Nicodemo, uno dei potenti del Sinedrio, il quale assicura che il Cristo sarà solo neutralizzato, ma sicuramente non crocifisso. Il bacio che Giuda darà al suo Signore nella notte del bosco degli ulivi lo indicherà con chiarezza ai soldati, colà inviati per catturarlo. Alcuni momenti vengono proposti (la lavanda dei piedi, la ultima cena), cui anche il traditore prende parte, personalmente convinto che egli costituisce un elemento decisivo della vicenda terrena del Cristo, anzi uno strumento necessario e indispensabile per la Redenzione dell'Umanità. Poi andrà a denunciare il Maestro.

Valutazione Pastorale

quando in sede critica di un film si deve fare ricorso alle note illustrative delle intenzioni di soggettisti e registi, è un gran brutto segno: significa che occorrono le zeppe delle dichiarazioni e dei "messaggi" per essere stati poco chiari. In sostanza, come se le immagini e la loro logica non fossero esaudienti. Purtroppo, nel "Bacio di Giuda" la prima impressione è proprio quella fondata. Il film è velleitario, pretestuoso e, soprattutto, basato su di una inaccettabile supposizione: che Giuda, a differenza degli altri Apostoli, sia stato il solo ad aver capito che il Signore doveva morire e che egli era lo strumento designato e indispensabile, affinché lui salvasse il mondo. È appena il caso di rilevare che nessuno dei Discepoli - Giuda dunque incluso - aveva capito qualcosa di un Cristo risorto dai morti, se non dopo la consolante ed illuminante discesa dello Spirito Santo. Il secondo punto di forza per soggetto e regia, (di altrettanto percettibile infonda-tezza per i credenti) è l'assioma sostenuto ancora da Giuda (questa volta in panni moderni e ai giorni nostri, in qualità di "storico"), e che in sintesi è il seguente: gli uomini inventarono i loro dei, mentre sarebbe molto meglio per tutto e tutti che fossero gli Dei a venerare gli essere umani. Terzo pilastro nell'ottica generale: che la figura di Gesù, quale è stata tramandata dai Vangeli stessi, non sia storica, bensì "mitica" e che su tale mito si sia sviluppata "l'ideologia del Cristianesimo". Per sostenere un falso di tal fatta, sarebbe occorsa, pur nell'errore, autorevolezza di cui il film penosamente difetta: esso è di una piattezza assoluta e di estenuante fissità e lentezza. Si affida a profeti come Isaia ed agli Evangelisti, ma con citazioni spesso errate o riadattate. Alcuni episodi sono anticipati nel tempo e le parole stesse di Gesù, come le risposte di Pietro o Tomaso, appaiono non di rado amputate senza ragione. A Giuda, poi, non è riservato neppure di riflesso quel ruolo di coscienza critica e di strumento, che le intenzioni del soggetto vorrebbero attribuirgli, né lo spessore psicologico che ne sarebbe conseguito: il personaggio è pallidamente disegnato e non ha spicco di sorta, tanto che il suo stesso tradimento (e per le finalità a lui assegnate) non sembra avere vibrazione alcuna. Nuoce, infine, all'ambizioso lavoro una recitazione guittesca, dove la semplicità non è che totale modestia di mezzi espressivi, con cui Cristo quasi sempre irritato, scattoso e con l'indice puntato contro chicchessia, e con una coralità (gli Apostoli, i membri del Sinedrio) da filodrammatica. Troppe cose stravolte, intenzionalmente tese a corroborare una tesi; un modo di raccontare che pecca di pretenziose ingenuità e si consegna ad immagini di una smaccata oleografia. In conclusione un film oscuro, piatto e non coinvolgente: la stessa Resurrezione appare evanescente e tutto ciò che è Mistero latitante. Il tema era arduo, ma di una tesi si può anche ammettere l'ambizione e l'ardire, purché sia esplicita l'onestà e senza l'ambiguo retroterra della pseudocultura e della mistificazione.

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