IL DECALOGO 4 – ONORA IL PADRE E LA MADRE ***

Valutazione
Complesso, Discutibile, dibattiti
Tematica
Metafore del nostro tempo, Psicologia, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Krzysztof Kieslowski
Durata
58'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Polonia
Titolo Originale
DEKALOG CZTERY
Distribuzione
Mikado Film
Musiche
Zbigniew Preisner

Orig.: Polonia/Germania (1990) - Sogg. e scenegg.: Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieslowski - Fotogr.(Normale/a colori): Krzysztof Pakulski - Mus.: Zbigniew Preisner - Montagg: Ewa Small - Dur.: 58' - Produz.: Telewizja Polska Warzawa (Polonia), Sender Freies Berlin, Berlin (Germania).

Interpreti e ruoli

Adrianna Biedaynska (Anka), Janusz Gajos (Michal), Artur Barcis

Soggetto

A Varsavia, Anka, una esuberante ragazza rimasta orfana di madre subito dopo la nascita, è sempre vissuta con il padre Michal. A lui è legata da un sentimento quasi morboso che fa sentire la ragazza insofferente negli occasionali rapporti con i coetani. Il casuale ritrovamento sia di una lettera scritta dalla madre prima di morire, e destinata ad essere aperta da Anka dopo la morte del padre, sia di una foto, in cui la madre è ritratta con altri uomini, turbano la ragazza, che tuttavia non apre la lettera materna e mente dicendo a Mikal di averla letta e, con ciò, di avere appreso che egli non è suo padre: entrambi possono ora sentirsi liberi di confessare i propri sentimenti veri e repressi. Ma tra i due non succcede nulla poichè Anka confessa la propria menzogna; poi, d'accordo con il padre, decide di bruciare il messaggio materno. Senonchè Michal riesce a recuperare una parte della lettera bruciacchiata, sulla quale si leggono alcune parole che fanno nascere un tragico dubbio tale da rendere ancora più angosciose quelle reciproche confidenze.

Valutazione Pastorale

Il clima è da tragedia greca: con Anka si sfiora la sensazione e l'abisso angoscioso dell'incesto. Bambina, poi adoloscente inquieta e giovane donna, per lei il padre Michal è tutto: rifugio, tenerezza, comprensione e amore. I sentimenti sono qui radicati e di un peso terribile: tutto è aggravato dalla menzogna, che mette a nudo le pulsioni segrete della donna, pronta anche all'offerta di sé, ma respinta dal padre, il quale nella busta vergata di propria mano ha preferito che la lettura della lettera della moglie destinata ad Anka sia fatta dopo la propria morte, conscio com'è del dubbio lasciatogli dalla misteriosa moglie insieme a quella figlia, con la quale sarà a momento debito d'accordo sul significato simbolico, forse purificatore, del fuoco. Meglio bruciare quel mistero. Non c'è soluzione vera e valida e si resta con un dubbio atroce. La impietosa, fredda visione del regista non impedisce, tuttavia, che allo sconvolgimento dell'animo si mescoli la pietà per la coppia infelice. E, anche se Anka, dopo la sua spinosa confessione, vede il padre allontanarsi e lo rincorre, chiamandolo solo "papino", la realtà appare tutta nella vivida crudezza di una reciproca confessione da incubo. Sentimenti, morbosità e situazioni tesissimi, tra i più difficili e complessi nell'ambito del "Decalogo", partendo da un mistero, continuando con la falsità della menzogna e della provocazione, sono angoscianti, nè tutto può essere spiegato razionalmente. Le ambiguità conferiscono alle parole ed ai comportamenti dei due personaggi le luci, le ombre e lo spessore indispensabili. A parte la falsa lettera ad Anka - decisa a strappare alla vita l'unico amore ritenuto possibile - due elementi risultano essenziali: che la sua invenzione appare verosimile, in ciò confermata dal piccolo frammento di frase della missiva vera (finissima, vorremmo dire spettacolare ambiguità postrema); che il perno centrale, l'asse portante della dura vicenda risiede in Michal, l'uomo che spesso è "in viaggio" - praticamente, in fuga - e che alla fine, coinvolto e travolto da sofferenze antiche e nuove, da complicità e confessioni lascia con un pretesto casa e figlia. Solidamente e lucidamente costruito, con grande sfoggio di primi piani in tutta evidenza, ispessendosi e scavando nelle psicologie man mano che si avvicina alla conclusione il film si avvale dell'interpretazione di due validi attori, soprattutto di Janusz Gajos, un Michal misuratissimo negli sguardi e nei comportamenti, la cui tensione affettiva e morale sembra intollerabile.

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