IL FIGLIO

Valutazione
Complesso, Raccomandabile, dibattiti**
Tematica
Delinquenza minorile, Famiglia - genitori figli
Genere
Drammatico
Regia
Luc e Jean-Pierre Dardenne
Durata
103'
Anno di uscita
2002
Nazionalità
Belgio, Francia
Titolo Originale
Le fils
Distribuzione
Lucky Red Distribuzione
Musiche
non utilizzata
Montaggio
Marié

Orig.: Belgio/Francia (2002) - Sogg. e scenegg.: Luc e Jean-Pierre Dardenne - Fotogr.(Panoramica/a colori): Alan Marcoen - Mus.: non utilizzata (rumori d'ambiente) - Montagg.: Marié-Hélene Dozo - Dur.: 103' - Produz.: Archipel 35, Les Films du Fleuve.

Interpreti e ruoli

Olivier Gourmet (Olivier), Morgan Marinne (Francis), Isabella Soupart (Magali), Rémy Renaud (Philippo), Nassim Hassaini (Omar), Kevin Leroy (Raoul), Felicien Pitsaert (Steve), Fabian Marnette . (Rino)

Soggetto

Olivier lavora in una falegnameria ben avviata. Da poco si occupa di insegnare il mestiere a ragazzi che seguono corsi di formazione professionale. Olivier ora vive solo, quando la ex moglie Magali va a trovarlo gli dice che aspetta un bambino dal suo nuovo compagno. Un giorno, tra i presenti al corso, Olivier riconosce uno di nome Francis. Lo dice a Magali, che esplode di rabbia. Il venerdì, finito l'orario di lavoro, Olivier dà un passaggio in macchina a Francis. Magali li vede, e si precipita urlando verso l'ex marito: "Chi credi di essere? Nessuno lo farebbe? Perché lo fai?". Olivier invita Francis per il giorno dopo ad accompagnarlo ad un deposito di legname del fratello un po' fuori città. Ad una sosta, Francis gli chiede se vuole essere il suo tutore. Poi in macchina Olivier incalza Francis con le domande: il giovane, oggi sedicenne, è stato cinque anni in carcere per aver ucciso un coetaneo dopo un furto. Ora Olivier può dire a Francis che quel morto era sua figlio. Spaventato, Francis comincia a correre per uscire dal deposito. Olivier lo raggiunge, lo stringe, sta per strozzarlo, ma si ferma. Lo guarda. Quindi insieme cominciano a caricare il legname sulla macchina.

Valutazione Pastorale

Il lavoro, i giovanissimi, il futuro da costruire tra mille difficoltà: l'inestricabile enigma della vita quotidiana, il suo lento ma incalzante riproporsi in una dimensione abitata più da ombre che da luci, da situazioni che richiedono scelte quasi impossibili, é ancora in primo piano in questo nuovo film dei fratelli Dardenne. Come in "Rosetta", anche qui un adolescente disadattato cerca di cominciare una nuova vita attraverso un'occupazione: qualcosa di solido, di concreto, che impegna e distrae, legni, chiodi, macchine, attrezzi. Ma la materia non è tutto, se prima non si sono fatti i conti con le persone. Cronaca secca, vigorosa, aspra di una tragedia forte, il racconto si propone come un messaggio di perdono attraverso l'aiuto rivolto a chi ne ha bisogno. Il resoconto è nitido, senza artifici, senza musica a sviare o distogliere l'attenzione. La m.d.p. segue Olivier quasi sempre di spalle, lo pedina, lo incalza, noi (se vogliamo, se accettiamo)facciamo con lui questo percorso che comincia con la voglia di vendetta e finisce con l'apertura alla comprensione. Il mondo sulle spalle pesa, la vita di ogni giono pesa, il dolore può in certi casi diventare insopportabile. La ex moglie partorirà di nuovo. E Olivier? Resterà senza figli, non sarà più padre? Quando resta solo con Francis, Olivier capisce che tutti possono uccidere, e che la catena dei delitti può non fermarsi mai. A meno che non lo si voglia. Fortemente introspettivo, non facile da assimilare ma di grande vitalità e di slancio costruttivo, il film pone al centro il sentimento della paternità, sullo sfondo di uno scenario minuscolo e anonimo, quello dei dimenticati, dei non protagonisti. Il finale é il richiamo alla misteriosa forza interiore che fa preferire la vita alla morte e aiuta a ricostruire un equilibrio. Anche senza espliciti richiami trascendenti, la conclusione ha il coraggio di attingere alle verità alte, e insieme il pudore di non sbandierarlo troppo. Per questo ampio ventaglio di motivi positivi, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, complesso, e adatto a dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria. Il suo un po' faticoso taglio stilistico e narrativo ne consigliano certo l'uso in situazioni mirate, per poterne accogliere in pieno le molte suggestioni e gli inviti alla riflessione.

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