IL GIUDICE RAGAZZINO ***

Valutazione
Raccomandabile, Realistico, Dibattiti
Tematica
Giustizia, Mafia
Genere
Drammatico
Regia
Alessandro Di Robilant
Durata
100'
Anno di uscita
1994
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
IL GIUDICE RAGAZZINO
Distribuzione
Warner Bros Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Andrea Purgatori, Ugo Pirro, Alessandro Di Robilant Liberamente ispirato al libro "Il giudice Ragazzino" di Nando Dalla Chiesa
Musiche
Franco Piersanti
Montaggio
Cecilia Zanuso

Sogg.: Liberamente ispirato al libro "Il giudice Ragazzino" di Nando Dalla Chiesa - Scenegg.: Andrea Purgatori, Ugo Pirro, Alessandro Di Robilant - Fotogr.: (panoramica/a colori) David Scott - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Cecilia Zanuso - Dur.: 100' - Produz.: Trio Cinema e Televisione, R.C.S. Film & Tv, Rai Due

Interpreti e ruoli

Giulio Scarpati (Rosario Livatino), Sabrina Ferilli (Angela Guarnera), Renato Carpentieri (Giuseppe Migliore), Ninni Bruscetta (Di Salvo), Leopoldo Trieste (padre di Rosario), Regina Bianchi (madre di Rosario), Paolo De Vita (Guazzelli), Turi Scalia, Salvatore Puntillo, Roberto Nobile, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio, Ubaldo Lo Presti, Giovanni Boncoddo

Soggetto

il giovane avvocato Rosario Livatino vince il concorso a magistrato e viene assegnato alla Procura della Repubblica di Agrigento. E' un giovane schivo e discreto, figlio di genitori anziani, nato e cresciuto a Canicattì, grosso centro della provincia di Agrigento, che vive con disinvoltura la propria fede religiosa, la propria onestà quotidiana di figlio in famiglia, attento, senza sentimentalismi, ad evitare motivi di ansietà ai genitori e impegnato professionalmente con estremo rigore e serietà nel proprio non facile compito di giudice, in un contesto sociale incline ad evitare motivi di conflitto che ne disturbino la quiete. Si applica immediatamente al proprio compito con intransigenza tale che il Procuratore capo gli "impone" un periodo di ferie, perchè si distragga, viva qualche settimana di spensieratezza e sollievo: ma lui si porta a casa i fascicoli di un'indagine e rimane a Canicattì nell'afa estiva a studiare il caso a lui affidato, scoprendo gradatamente intrecci pericolosi tra mafia, pubblica amministrazione, criminalità organizzata, politica. Non tardano a raggiungerlo tentativi di corruzione, avvertimenti plateali, diffidenza di colleghi nei suoi confronti, benevole esortazioni a non prendersela più di tanto: ma Livatino non demorde. Neppure l'amore per la bella Angela Guarnera (incontrata come "avvocato d'ufficio" assegnato a un imputato che rifiuta di nominarne uno di propria scelta), lo distrae dalle indagini che sta conducendo. Poco a poco rimane isolato e senza amici, ad eccezione del maresciallo dei carabinieri Guazzelli, al quale dimostra fiducia. Scopre frattanto che Giuseppe Migliore, suo vicino di casa, è il presunto capo mafia di Canicattì. Mentre percorre sulla propria automobile il tragitto Canicattì-Agrigento, viene raggiunto da sicari prezzolati che lo assassinano ferocemente la mattina del 21 settembre 1990.

Valutazione Pastorale

tratto liberamente dal libro di Nando Dalla Chiesa, il film procede sul filo dei fatti realmente accaduti al giudice Rosario Livatino, giovane magistrato integerrimo e di grande impegno civile, con un ideale di giustizia intransigente per cui rifiuta ogni compromesso ed ogni considerazione che possa indurlo ad indulgere verso chi la vìola. A chi gli obietta che le sue indagini patrimoniali sui mafiosi rischiano di danneggiare anche incolpevoli lavoratori, risponde infatti che ad occuparsi dei lavoratori devono essere i sindacati, mentre compito del magistrato è quello di difendere la legge. E' tuttavia modesto e umanissimo, l'anti-arroganza e l'anti-prepotenza personificate, per così dire, ma professionalmente irreprensibile e di un rigore morale inflessibile. E' doveroso dar atto al regista di aver scelto il "feriale" dell'onestà, interessandosi a un anti-eroe della fedeltà alla propria coscienza, uno che non conosce retorica, ma "dice " con la propria vita che occorre "tornare alla piena responsabilità delle nostre azioni" quotidiane come dichara l'attore Giulio Scarpati, che nel film interpreta Livatino con mirabile verosimiglianza e intensitàse davvero vogliamo uscire dal degrado morale che avvilisce questa nostra società; e che occorre tornare alla preghiera, (come afferma lo stesso attore: " Sono convintissimo che Livatino parlasse e avesse un dialogo costante con Dio "), una preghiera fatta con naturalezza e senza ostentazione, come ogni altra azione quotidiana del giovane magistrato. Il film si evidenzia per l'interpretazione convicente dei vari attori; l'impianto narrativo serrato e asciutto; il clima d'intimidazione che riesce a creare; la tematica che ne scaturisce.

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