IL LADRO

Valutazione
Discutibile, Problematico, dibattiti***
Tematica
Famiglia
Genere
Drammatico
Regia
Pavel Chukhrai
Durata
97'
Anno di uscita
1998
Nazionalità
Russia
Titolo Originale
VOR
Distribuzione
Istituto Luce
Soggetto e Sceneggiatura
Pavel ChukhPavel Chukh
Musiche
Vladimir Dashkevich
Montaggio
Marina Dobryanskaya, Natalia Kucherenko

Sogg e Scenegg.: Pavel Chukh-rai - Fotogr.: (Normale/a colori) Vladimir Klimov - Mus.: Vladimir Dashkevich - Montagg.: Marina Dobryanskaya, Natalia Kucherenko - Dur.: 97' - Produz.: Igor Tolstunov

Interpreti e ruoli

Vladimir Mashkov (Tolyan), Ekaterina Rednikova (Katja), Misha Philipchuk (Sanja a 6 anni), Dima Cigarev (Sanja a 12 anni), Juris Belyaev (Sanja a 18 anni), Galina Petrova (Varvara), Lidia Savcenko (Baba Tania), Amalia Mordinova, Anatolii Kosheev, Ania Shtukatorova, Ervant Arsumanian, Natalia Posdniakova, Olga Paskova.

Soggetto

Sanja nasce nel 1946 nella povera campagna sovietica. Sei anni dopo, nel 1952, Katja, la giovane mamma, e Sanja sono su un treno che attraversa la Russia ancora intenta a risollevarsi dalle macerie della guerra mondiale. Ad una delle stazioni sale sul treno un giovane in uniforme. Si chiama Tolyan e tra lui e Katja nasce un’immediata, reciproca attrazione. Tutti e tre scendono dal treno in una piccola città di provincia, dove affittano una stanza in un affollato appartamento comunale. Katja, Sanja e Tolyan cominciano a vivere come una vera famiglia. Tolyan vorrebbe sentirsi chiamare papà ma il ragazzino non ci riesce, anche se sente molto il fascino per l’uomo che è la sua prima figura maschile di riferimento. Da lui Sanja apprende le prime regole di vita e prova per lui un sentimento misto di amore e odio. Un giorno Tolyan accompagna al circo tutti i coinquilini, abbandonandoli poi con una scusa. Katja lo segue e lo scopre mentre ruba nell’appartamento vuoto. Tolyan non è un soldato ma un ladro. Katja però non vuole abbandonarlo, fuggono tutti insieme, in altre città l’operazione di furto si ripete ed anche Sanja è coinvolta. Una volta vengono scoperti, Katya decide di partire ma, alla stazione, Tolyan viene arrestato. Poco dopo Katja e Sanja guardano i prigionieri che vengono portati via. Sanja corre verso Toljan e gli grida: ‘Papà!’. In seguito Katja muore a causa di un brutto aborto e Sanja finisce in orfanotrofio. Passano quattro anni e Sanja, dodicenne, si imbatte per caso in Tolyan, vagabondo sporco e ubriaco. Tolyan finge di non riconoscere il ragazzo e ironizza sulla figura di Katja. Ferito e addolorato, Sanja prende una pistola e lo uccide.

Valutazione Pastorale

il regista russo Pavel Chukrai è nato nel 1946, come il protagonista della vicenda. E’ utile quindi riportare una sua dichiarazione: “Ho voluto realizzare questo film sull’infanzia di una generazione che tanta influenza ha avuto nella vita di questo Paese. Per me era necessario riuscire a comprendere e a spiegare il perché la generazione del dopoguerra sia cresciuta così com’è, e non altrimenti. Una generazione che ha soprattutto dovuto fare i conti, praticamente e metaforicamente, con la figura patema”. Il film quindi si muove su uno sfondo storico e sociale del tutto realistico (anche quella del ladro che si finge ufficiale per rubare è notizia presa dalla cronaca), sul quale Chukrai innesta una riflessione seria e approfondita sull’Unione Sovietica del dopoguerra: uno StatoPadrone, dove Stalin campeggiava come Padre di tutti e la cui figura sotto forma di tatuaggio il piccolo Sanja vede disegnata sul corpo del padreladro, sostituto del padre vero che non ha mai conosciuto. Tra denuncia, amarezza e voglia di chiarire il vero volto degli eventi storici, il film acquista i toni di un affresco forte, sofferto, sincero. La soluzione finale del colpo di pistola di Sanja a Tolyan è da vedere come la voglia della generazione giovane di liberarsi definifivamente di un passato ingombrante per poter dichiarare concluso il passaggio dalla vecchia Unione Sovietica alla odierna Russia. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, per l’intrecciarsi continuo di momenti validi e meno sorvegliati, ma senz’altro problematico e utile per dibattiti. Utilizzazione: Di grande valore sotto il profilo formale (ambientazione, recitazione, atmosfere anni ‘50), il film è da utilizzare sia in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza di minori, sia in occasioni più mirate. Proprio perché visto “dal di dentro”, è il film giusto per riflettere sulle varie fasi che hanno caratterizzato l’ex Unione Sovietica dal dopoguerra ad oggi.

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