IL MAHABHARATA

Valutazione
Accettabile-riserve, Complesso
Tematica
Genere
Epico
Regia
Peter Brook
Durata
171'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
THE MAHABHARATA
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Peter Brook, Jean Claude Carriere, Marie ispirato al poema epico del poeta Viâsa
Musiche
Toshi Tsuchitori
Montaggio
Nicolas Caster

Sogg.: ispirato al poema epico del poeta Viâsa - Scenegg.: Peter Brook, Jean Claude Carriere, Marie-Helene Estienne - Fotogr.: (panoramica/a colori) William Lubtchansky - Mus.: Toshi Tsuchitori - Montagg.: Nicolas Caster - Dur.: 171' - Produz.: Channel Four, London - Bam, New York - Les Production Du 3° Etage, Paris

Interpreti e ruoli

Bruce Myers (Khrisna), Vittorio Mezzogiorno (Arijuna), Ryszard Cieeslak (Dhritharashtra), Mirian Goldschmidt (Kunti), Erika Alexander, Jean-Paul Denizon, Andrzej Jewerin, Georges Corraface, Marradou Doumè

Soggetto

vi si narra delle sfide e lotte furiose fra due schiatte di principi (cinque per parte), poi divenuti sovrani di grandi regni. I primi (i Pandava), figli di un re cieco e di una regina (Gundhari), che già da promessa sposa si era bendata per sempre gli occhi onde amare ancora di più il consorte infelice; gli altri (i Kaurava), figli di un'altra donna (Kunti). Nel primo gruppo primeggiano Arijuna, Khrisna l'illuminato e Dhritharashtra; nel secondo Karna il bastardo, che tutti chiamano "il figlio del carrettiere". La vicenda è raccontata da un narratore vegliardo ad un adolescente, affinché questi apprenda dai miti a riconoscere e rispettare le proprie radici, e ciò mentre uno scriba ne verga su di un librone i vari momenti. Gli anni e i decenni passano tra lotte per il Potere, esili durissimi (Arijuna e i suoi fratelli, perdenti in una tesa partita a dadi, giocata con gli avversari e poi banditi in lande selvagge), nonché la vendetta di costoro, fino allo scontro finale. Sarà un feroce massacro, nel corso del quale Kama e Arijuna si sfidano con le bighe e poi, impantanatosi il carro del bastardo, Arijuna, sempre esitante, cede alla imposizione di Khrisna di scoccare sull'avversario la freccia mortale. A racconto ultimato, il vegliando consegna l'enorme libro al suo ascoltatore, affascinato dai miti, dai moniti profetici e dalle imprese di re e di eroi ed ora consapevole della potenza, della forza, ma anche della saggezza con cui il passato ereditato dalla propria gente si è arricchito attraverso secoli e secoli di avventura umana.

Valutazione Pastorale

i miti prendono, dei ed eroi attirano, sfide e lotte cruente (il giòco, il potere, la guerra) stimolano sempre. Si è come affascinati e quella che potrebbe sulle prime sembrare una eredità a volte tediosa del poema nella sua interezza, non annoia mai. La stessa sentenziosità di taluni personaggi (Khrisna, per esempio, figura centrale dell'epica vicenda), i quali spesso parlano in terza persona auto-raccontandosi, con notevole impatto sul piano drammatico e del mistero, non si rivela mai come opprimente. La magia fa capolino (una spada fatata, una formula arcana, spesso impotenti o obliate per turbamenti della mente di questo o quel combattente). Vi è qualcosa di barbarico, ma vi è al tempo stesso un profondo rispetto della sacralità, in una con lo scintillìo dello spirito. In più, una teatralità di forti effetti sapientemente costruita in sceneggiatura, che colloca fuori del tempo gli eventi e affida ai dialoghi (il film è sottotitolato) echi e riflessi di stile shespiriano. Ciò che si vede è molto meno labirintico di quel che si potrebbe immaginare. Del resto, si è aiutati nel percorso ed alla comprensione dalla presenza del narratore il quale apre e conclude l'opera che non muove dalla Creazione, ma sempre finisce con il riportare tutto e tutti a quell'inizio misterioso, sondabile e gratificante solo in termini di Fede. Il film è uno splendido contributo alla storia dell'Umanità: malgrado i sapori e le seduzioni dell'arcaico, malgrado violenze e incantesimi, credenze e profezie perdute nel buio dei tempi, non è difficile trovarvi non soltanto mòniti validi anche nell'attualità, ma quel lièvito e quella memoria di radici comuni che sedimenta in ciascun essere umano, per diverse e lontane che siano le singole etnìe e culture. Taluni dialoghi (quello sulla biga di guerra del quasi vittorioso Arijuna insieme a Khrisna) sono incisivi e profondi per contenuto. Nelle battaglie, furenti e immerse nella caligine dei secoli, sotto allo stridìo della ferraglia, si snodano (nutrendone i personaggi in lotta) la logica e la bellezza di un pensiero, che si riallaccia a quello di tante tragedie greche. Anche da ciò la valenza universale da attribuire a parole e simboli anche realistici, ma trasfigurati senza forzature di sorta. La scenografia punta all'essenziale, non si rifugia in rozzezze, ma non si ammanta di barocchìsmi assurdi. Tra gli interpreti Vittorio Mezzogiorno (Arijuna) e Bruce Myers (che fa Khrisna), ambedue misuratissimi. Nella colonna sonora, tante melodie di effusa mestizia o dolci canti, senza dimenticare gli strepiti bellici, il vento e il tuono, classica minacciosa "voce" a sottolineare rapide allusioni a Brahma, Shiva e Visnù. Quanto, infine, ad una valutazione pastorale, non è certo il Mahâbhâratha il motivo per far crociate. Si rammenti che è un poema epico, un collage di eventi leggendari e fantastici, un contenitore di riti e di misteri. Manca, naturalmente, al gigantesco palinsesto la spiritualità e la Fede; vi sono, però, principi di ordine etico (sul Bene e sul Male, su Vita e Morte, sulla Pace e sulla Guerra), in ordine ai quali si può agevolmente consentire e convergere.

Le altre valutazioni

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