IL PRIGIONIERO DEL CAUCASO **

Valutazione
Complesso, Raccomandabile, Dibattiti
Tematica
Conflitti etnici, Guerra, Solidarietà-Amore
Genere
Drammatico
Regia
Sergei Bodrov
Durata
95'
Anno di uscita
1997
Nazionalità
Russia
Titolo Originale
KAVKASKY VLENNUK
Distribuzione
Istituto Luce
Soggetto e Sceneggiatura
Arif Aliev, Boris Giller, Sergei Bodrov
Musiche
Autori vari
Montaggio
Olga Grinshpun, Vera Kruglova, Alain Baril

Sogg. e Scenegg.: Arif Aliev, Boris Giller, Sergei Bodrov - Fotogr.: (normale / a colori) Pavel Lebeshev -Mus.: Autori vari - Montagg.: Olga Grinshpun, Vera Kruglova, Alain Baril - Dur.: 95' - Produz.: Boris Giller

Interpreti e ruoli

Oleg Menshikov (Sacha), Sergei Bodrov jr. (Vania), Djemal Sikharulidze (Abdul-Murat), Susanna Mekhralieva (Dina), Alexei Zharcov (Il capitano), Valentina Fedotova (La madre)

Soggetto

Nel Caucaso è in pieno svolgimento la guerra tra la piccola repub-blica della Cecenia e la repubblica centrale russa. Due soldati russi feriti vengono nascosti in un paesino montano da un pastore ceceno, Abdul-Murat, che vuole scambiarli con il proprio figlio fatto prigioniero dall'esercito russo. Dopo un periodo di tranquillità, i due tentano la fuga ma uno resta ucciso. Sull'altro fronte arriva la notizia che anche il figlio di Abdul è stato ammaz-zato, e quindi lo scambio non può più avvenire. Il russo sopravvissuto viene tenuto in catene, e solo la figlia adolescente di Abdul innamorata di lui, lo aiuta e alla fine lo fa fuggire. Abdul si rende conto della situazione, sa che il villaggio vuole l'uccisione del giovane soldato. Allora lo conduce in una zona deserta, lo fa allontanare ma alla fine spara in aria, lasciandolo vivere. Il giovane guarda atterrito gli aerei russi che stanno per andare a bombardare il paesino.

Valutazione Pastorale

Film bello, complesso, dai notevoli contenuti etici e morali. Ispirandosi ad una novella di Tolstoj, il giovane regista affronta a viso aperto il drammatico problema della guerra fratricida tra le varie repubbliche sorte dopo la caduta dell'impero sovietico: il tono del racconto è sem-plice, ma insieme intenso ed accorato. Le due parti in contrasto sono esem-plificate da alcuni singoli protagonisti, che diventano simboli di tutte le fazioni in lotta tra di loro; e dal tono secco, aspro dei dialoghi emerge tutta l'irrazionalità e l'assurdità della guerra. Il dolore delle difficoltà, dei sacrifi-ci, delle rinunce si riflette sui volti della madre del giovane soldato, del vec-chio Abdul, della ragazzina che scopre un nuovo sentimento e si rende conto di non poterlo mai rivelare. Un piccolo mondo geograficamente ben deli-neato diventa metafora di uno scenario più ampio, sul quale passano le guer-re di tutti i tempi e il desiderio dell'uomo di porvi un freno. Forte appello alla comprensione e alla condivisione, il film si segnala anche dal punto di vista pastorale, per come riflette la religiosità intensa e chiusa di questi popoli musulmani, per il loro rigore etico, e la necessità di una maggiore apertura agli altri. Utilizzazione: Il film è da utilizzare il più largamente possibile, se non in programmazione domenicale o festiva, certo in qualunque altra situazione si voglia proporre un'opera che stimoli la riflessione su argomenti di stretta attualità e sia un invito a frequentare un cinema soprattutto di conoscenza, un cinema inteso come voce di popoli lontani che attraverso il racconto per immagini fanno sentire le loro ansie, le loro aspettative, le loro speranze.

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