IL PRINCIPE DEL DESERTO

Valutazione
Consigliabile, semplice
Tematica
Politica-Società, Rapporto tra culture
Genere
Drammatico
Regia
Jean Jacques Annaud
Durata
130'
Anno di uscita
2011
Nazionalità
Francia, Italia
Titolo Originale
Black Gold
Distribuzione
Eagle Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Menno Meyies tratto dal romanzo "Il paese dalle ombre corte" di Hans Ruesch
Musiche
James Horner
Montaggio
Hervé Schneid

Orig.: Francia/Italia (2011) - Sogg.: tratto dal romanzo "Il paese dalle ombre corte" di Hans Ruesch - Scenegg.: Menno Meyies (adattamento: Jean Jacques Annaud, Alain Godard) - Fotogr.(Scope/a colori): Jean Marie Dreujou - Mus.: James Horner - Montagg.: Hervé Schneid - Dur.: 130' - Produz.: Tarak Ben Ammar, Naoufel Ben Youssef.

Interpreti e ruoli

Tahar Rahim (Principe Auda), Antonio Banderas (Nassib), Mark Strong (Amar), Freida Pinto (Principessa Lallah), Riz Ahmed (Ali), Liya Kebede (Aicha), Akin Gazi (Saleeh), Corey Johnson (Thurkettle)

Soggetto

Arabia, inizi del XX secolo. Per essere sicuro che in futuro nessuno reclami diritti su un pezzo di terra chiamato 'la striscia gialla', il vincitore Nesib, emiro di Hobeika, prende in adozione Saleeh e Auda, i due figli dello sconfitto rivale Amar, sultano di Salmaah. Quindici anni dopo, Saleeh è un valoroso guerriero, ansioso di tornare accanto al padre; Auda si fa apprezzare come uomo di cultura, vicino ai libri e alla conoscenza. Quando Auda si sposa con la principessa Lallah, figlia di Nesib, i rapporti rischiano di farsi nuovamente tesi. Un nuovo scontro tra i due antichi nemici è inevitabile, stavolta accresciuto dalla scoperta nella zona del petrolio, che ha causato l'arrivo di una compagnia americana e la prospettiva di ricchi affari.

Valutazione Pastorale

Un budget molto importante (40 milioni di dollari) che si vede tutto nelle riprese in 'esterni' tra Qatar e Tunisia non è però sufficiente a costruire una pellicola capace di tenere viva l'attenzione. Il romanzo d'origine, e uno scenario palpitante fatto di rivalità antiche, contrasti familiari e l'incombere dei tempi che cambiano (tradizioni culturali e religiose che devono fare i conti con nuove realtà), appaiono come frenati dalla regia soporifera e trattenuta di Annaud. Il francese non fa il minimo sforzo per scavalcare i clichè del cinema d'avventura (sottogenere 'sentimenti, vento, deserto, passioni'), adagiandosi sul prevedibile e sul convenzionale: immagini lente, emozioni tirate per le lunghe, non frasi ma sentenze scolpite nell'aria aperta. Si intuisce lo sforzo per parlare del passato con qualche ammiccamento all'oggi, riguardo al modo di presentare principi di fede, spiritualità, rapporti all'interno e all'esterno dei vari clan, e in più la 'novità', quanto destabilizzante, del petrolio, ossia di denaro e dei suoi derivati. Ma il ritmo non decolla, la sintesi resta lontana, si resta con l'ammirazione per la bella forma, con poco contorno veramente stimolante. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e in generale semplice. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e in successive occasioni come spettacolo per tutti.

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