Il professore e il pazzo

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Famiglia, Fede, Giustizia, Malattia, Male, Storia
Genere
Biografico - Drammatico
Regia
P.B. Shemran
Durata
124'
Anno di uscita
2019
Nazionalità
Irlanda
Titolo Originale
The Professor and the Madman
Distribuzione
Eagle Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Soggetto: dal libro di Simon Winchester. Sceneggiatura: Todd Komarnicki, P. B. Shemran.
Fotografia
Kasper Tuxen
Musiche
Bear McCreary
Montaggio
Dino Jonsäter

Prod.: Nicolas Chartier, Gastón Pavlovich

Interpreti e ruoli

Mel Gibson (James Murray), Sean Penn (William Chester), Natalie Dormer (Vedova Merrett), Jennifer Ehle (Ada Murray), Eddie Marsan (sig. Muncie)

Soggetto

Al professor James Murray viene affidata la redazione dell'Oxford English Dictionary. Per far ciò egli chiede aiuto ai comuni lettori di segnalare via posta le parole di loro conoscenza. Quando l’impresa sembra giunta a un punto morto, Murray comincia a ricevere i contributi di William Chester, un chirurgo dell’esercito americano rinchiuso nel manicomio criminale di Broadmoor perché, affetto da turbe psichiche e allucinazioni, ha ucciso un operaio padre di sei figli. Tra i due nasce un’insolita collaborazione che si trasforma in una straordinaria amicizia.

Valutazione Pastorale

Diretto da P.B. Shemran e tratto dal libro “Il Professore e il pazzo” di Simon Winchester , il film racconta una storia vera i cui elementi portanti sono la colpa, la pazzia, la sofferenza, ma anche, o forse soprattutto, l’amore, l’amicizia, il perdono e la possibilità di redenzione. In primo piano c'è l'incontro tra due individui distanti, che si trovano a condividere l'impegno per un’impresa culturale che rimarrà nella storia. Il film illustra con convinzione e vigore l'evoluzione di questo rapporto, che nasce sulle sponde della cultura e si carica anche di tenerezza e misericordia. Il professore - cui imprime forza e luminosità un ritrovato Mel Gibson - come un buon samaritano si carica sulle spalle la fragilità del dottor Chester (un sempre intenso e convincente Sean Penn), cercando di ricondurlo a un possibile reinserimento sociale. La storia è piuttosto articolata, andando scandagliare sia la dimensione della malattia mentale sia l'iter giudiziario. Si crea un vero e proprio cortocircuito tra desiderio di giustizia (far scontare all’uomo le sue colpe) e lasciare aperta una possibilità di recupero e riscatto. Il film è girato con realismo, che emerge con efficacia nel descrivere l'ambiente del manicomio e le sofferenze che il dr. Chester patisce (che gli vengono inflitte o si autoinfligge); un realismo asciutto e non gratuito. Shemran si accosta con delicatezza al dramma dell'uomo, innescando nello spettatore un’apertura compassionevole piuttosto che di ripugnanza. E lo spettatore non può non restare emotivamente coinvolto dalla narrazione, grazie anche a interpreti misurati e incisivi: oltre a Gibson e Penn, bisogna ricordare Jennifer Ehle nel ruolo di Ada Murray, moglie del professore e pilastro della famiglia; Natalie Dormer nei panni della vedova Merrett, donna del popolo, analfabeta e fiera, capace di perdonare; notevole infine Eddie Marsan, la figura del compassionevole secondino Muncie. Dal punto di vista pastorale il film è da considerare complesso, problematico e adatto, per i temi trattati, per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni per avviare riflessioni sul rapporto cinema e malattia, cinema e giustizia. Il film è da proporre senza dubbio per dibattiti, toccando anche i temi del riscatto e riconciliazione, facendo però attenzione a una programmazione rivolta a un pubblico adulto.

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