IL PROFETA

Valutazione
Complesso, violento
Tematica
Carcere, Male, Rapporto tra culture
Genere
Drammatico
Regia
Jacques Audiard
Durata
149'
Anno di uscita
2010
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
Un prophète
Distribuzione
Bim Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Thomas Bidegai, Jacques Audiard, basata sul copione originale di Abdel Raouf Dafri, Nicolas Peufaillit da un'idea di Abdel Raouf Dafri
Musiche
Alexandre Desplat
Montaggio
Juliette Welfling

Orig.: Francia (2009) - Sogg.: da un'idea di Abdel Raouf Dafri - Scenegg.: Thomas Bidegai, Jacques Audiard, basata sul copione originale di Abdel Raouf Dafri, Nicolas Peufaillit - Fotogr.(Panoramica/a colori): Stéphane Fontaine - Mus.: Alexandre Desplat - Montagg.: Juliette Welfling - Dur.: 149' - Produz.: Chic Films, Page 114, Why Not Productions.

Interpreti e ruoli

Tahar Rahim (Malik El Djebena), Niels Arestrup (César Luciani), Adel Bencherif (Ryad), Reda Kateb (Jordi lo zingaro), Hichem Yacoubi (Reyeb), Jean Philippe Ricci (Vettorri), Gilles Cohen (professore), Antoine Basler (Pilicci), Leila Bekhti (Djamila), Slimane Dazi . (Lattrache)

Soggetto

Condannato a sei anni di prigione, il 19enne Malik appare fragile e sprovveduto. Preso di mira da Cesar Luciani, leader della gang corsa che spadroneggia nel carcere, Malik é costretto a svolgere numerose missioni, tra cui alcuni omicidi. Così conquista la fiducia del boss e, sopratutto, prende fiducia in se stesso. Quango gli viene concessa la giornata di libera uscita, Malik comincia a guardarsi intorno. Lancia segnali precisi alla banda rivale, quella degli africani. Così in breve tempo le parti si ribaltano: Malik riesce a piegare Cesar al volere dei nuovi padroni. Infinem scaduti i sei anni, esce dalla prigione. Ma, appena fuori, alcune macchine lo seguono.

Valutazione Pastorale

Può essere utile questa dichiarazione del regista: "La galera é una metafora della Francia. Non voglio dire che essere liberi o stare dietro le sbarre sia la stessa cosa, ma sono convinto che in prigione finiscano per ricrearsi, in modo esasperao, le dinamiche sociali, religiose, etniche e psicologiche che condizionano la nostra società". Forse si può dire che questa è la sola prospettiva attraverso la quale Audiard vede la vita quotidiana. Che non sia l'unica, dovrebbe essere lecito aggiungerlo con facilità. Sul fatto che la società viva un periodo di particolare difficoltà quanto ai problemi etnici e religiosi si è d'accordo ma la soluzione non sempre deve essere affidato alle armi e al regolamento di conti. Girato con bella tensione narrativa, affidato a forti scansioni visive e a un' approfondita costruzione dei caratteri, il copione sconta tuttavia una eccessiva lunghezza (149') che crea non pochi momenti di ripetizione. Il protagonista cresce come costruzione di se stesso ma solo in funzione della battaglia del crimine che é il suo mondo e il suo filtro verso gli altri. Emergono dolore, rabbia, qua e là rassegnazione, forse denuncia per la monolitica presenza del male: momenti che ocnvincono e altri meno per un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come complesso e certo molto violento. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ben tenendo presente il tono aspro, quasi sempre affidato a violenze di vario genere, sia pure motivate dalla collocazione e dall'ambiente. Molta attenzione resta però da tenere per un pubblico meno avvertito e, in seguito, per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.

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