IL SEGRETO DEL SUO VOLTO

Valutazione
Consigliabile, Problematico, dibattiti
Tematica
Avidità, Denaro, Matrimonio - coppia, Metafore del nostro tempo, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Christian Petzold
Durata
98'
Anno di uscita
2015
Nazionalità
Germania
Distribuzione
Bim Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Christian Petzold con la collaborazione di Harun Farocki tratto dal romanzo "Le retour des cendres" di Hubert Monteilhet
Musiche
Stefan Will
Montaggio
Bettina Bohler

Orig.: Germania (2014) - Sogg.: tratto dal romanzo "Le retour des cendres" di Hubert Monteilhet - Scenegg.: Christian Petzold con la collaborazione di Harun Farocki - Fotogr.(Scope/a colori): Hans Fromm - Mus.: Stefan Will - Montagg.: Bettina Bohler - Dur.: 98' - Produz.: Florian Koerner von Gustorf, Michael Weber.

Interpreti e ruoli

Nina Hoss (Nelly Lenz), Ronald Zehrfeld (Johnny Lenz), Nina Kunzendorf (Lene Winter), Michael Maertens (dottore), Imogen Kogge (Elisabeth), Uwe Preuss (propietario del locale), Frank Seppeler (Alfred), Daniela Holtz (Sigrid), Kathrin Wehlisch (Monika), Michael Wenninger (Walther), Claudia Geisler (Frederike)

Soggetto

Germania, giugno 1945. Sopravvissuta ad Auschwitz, Nelly torna nella natia Berlino con il volto sfigurato. Senza curarsi di essersi ripresa dall'intervento di chirurgia plastica al viso, Nelly si mette alla ricerca del marito Johnny, che ha cercato fino all'ultimo dalla persecuzione nazista. Anche l'uomo crede che la moglie sia morta e quando vede Nelly, la palese somiglianza lo induce a chiederle di assumere l'identità di Nelly per mettere al sicuro l'ereditò della famiglia di lei. Nelly accetta e diventa l'impostora di se stessa. Lei vuole sapere se Johnny l'amava o se l'ha tradita...

Valutazione Pastorale

"C'era come spunto iniziale - riferisce Petzold- l'intenzione di guardare da vicino un momento del dopoguerra, come il cinema tedesco lo ha trattato, come ha guardato al baratro in cui il nazionalsocialismo ci ha precipitati, e dal quale non siamo ancora usciti". Questa vicenda inquieta, a metà tra finzione autentica e cronaca, si risolve in realtà in un nuovo viaggio all'inferno, in una angosciosa e rarefatta corsa verso la ricerca della giusta identità. Riuscendo con stile incalzante e toni tra dramma e thriller e tenere in primo piano la costante tensione e tra il dato storico e le tensione private, il regista compone un affresco solido e pertinente dove riaffiorano tutte le tensioni del periodo del dopo guerra, e dove la forza del sentimento scavalca le brutture della guerra e si compone un'idea di Germania dai toni sempre ruvidi, aspri, non riconciliati. Un ventaglio robusto tra dilemmi e incertezze, la sensazione che quel 'doppio' sia un dilemma destinato a restare ancora a lungo sulla futura idea di Germania. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come proposta di qualità nell'ambito del genere bellico/psicologico, e anche per il rapporto cinema<7seconda guerra mondiale.

Le altre valutazioni

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