Jona che visse nella balena

Valutazione
Accettabile, Realistico, Dibattiti
Tematica
Guerra, Razzismo, Shoah - Olocausto
Genere
Drammatico
Regia
Roberto Faenza
Durata
98'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Id.
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Roberto Faenza, Filippo Ottoni tratto dal libro "Anni d'infanzia" di Jona Oberski
Musiche
Ennio Morricone
Montaggio
Nino Baragli

Sogg.: tratto dal libro "Anni d'infanzia" di Jona Oberski - Scenegg.: Roberto Faenza, Filippo Ottoni - Fotogr. (panoramica/a colori): Janos Kende - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Nino Baragli - Dur.: 98' - Produz.: Jean Vigo International, French Production, Focus Film.

Interpreti e ruoli

Jean-Hugues Anglade (Max Oberski), Juliet Aubrey . (Hanna Oberski), Luke Petterson (Jona a 4 anni), Jenner Del Vecchio (Jona a 7 anni), Francesca De Sapio (Signora Daniel), Djoko Rosic . (Signor Daniel)

Soggetto

A quattro anni, Jona Oberski che vive ad Amsterdam con i genitori ebrei Max ed Hanna, a causa dell'occupazione nazista della città è costretto con la sua famiglia a trasferirsi in un campo di smistamento tedesco. Gli Oberski sono destinati a passare da un campo di raccolta all'altro, per essere poi scambiati con prigionieri germanici. A sette anni, Jona ha già subito freddo, fame, paure e sofferenze: sempre insieme per sua fortuna ai genitori (in baracche comunque diverse), il bambino è obbligato a farsi un suo mondo, subendo anche momenti umilianti o angherie anche dagli altri ragazzi, abituandosi al filo spinato e alle voci minacciose. Rarissimamente un gesto gentile (l'anziano cuoco di un lager, o il medico dell'ambulatorio). Poi l'ultimo incontro amoroso dei genitori; la morte del padre stremato nel fisico; quella della madre semidelirante (curata ormai in un ospedale sovietico); l'assistenza di una ragazza a cui quella lo ha affidato e, infine, nel 1945, la generosa accoglienza dei Daniel, una matura coppia abitante ad Amsterdam. È tutto ciò che resta a Jona a testimonianza del suo passato e delle radici amarissime, nel quadro di una tragedia immane, da cui il bambino è uscito solo per la sua tenacia e per la memoria incancellabile di sua madre, che anche morente ha continuato a dirgli di "non odiare nessuno".

Valutazione Pastorale

Jona Oberski, uscito dal ventre della balena/lager e rientrato a fine guerra nel mondo in cui è nato, è oggi scienziato assai noto ed ancor più noto per la sua autobiografia, tradotta e diffusa ovunque. Il film di Roberto Faenza su Jona sopravvissuto ai lager riassume per lo schermo ciò che il bambino ha passato e vissuto nei campi di raccolta e orrore, appunto attraverso gli occhi dell'infanzia. La novità sta qui: la visione, le memorie e le sofferenze di un calvario circondato dal ferro spinato, nella ricezione di quegli occhi innocenti, con quelle lacerazioni e paure. Non è un film che necessiti di eccessivi commenti, perché i sentimenti e le emozioni toccano a fondo, ma allo stesso tempo è un'opera che, sotto il profilo pedagogico, può dire e consegnare molto ai giovani, che il tempo va inesorabilmente allontanando da quegli anni che furono durissimi e disumani. Questo è un impegno assolto con grande semplicità e in modo controllato (forse soltanto con ritmi un po' lenti), oltre che con finezze di dettagli e forte umanità.

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