LA BOTTEGA DEI SUICIDI

Valutazione
Complesso, Problematico
Tematica
Adolescenza, Famiglia - genitori figli, Male, Morte
Genere
Film d'animazione
Regia
Patrice Leconte
Durata
85'
Anno di uscita
2012
Nazionalità
Belgio, Canada, Francia
Titolo Originale
Le magasin des suicides
Distribuzione
Videa/CDE
Soggetto e Sceneggiatura
Patrice Leconte tratto dal romanzo omonimo di Jean Teulé
Musiche
Etienne Perruchon
Montaggio
Rodolphe Ploquin

Orig.: Francia/Canada/Belgio (2012) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Jean Teulé - Scenegg.: Patrice Leconte - Fotogr.(Panoramica a colori) - Mus.: Etienne Perruchon - Montagg.: Rodolphe Ploquin - Dur.: 85' - Produz.: Thomas Langmann, Emmanuel Montanat, Gilles Podesta, André Rouleau.

Interpreti e ruoli

Mishima (i genitori), Lucréce (i figli), Vincent, Marilyn, Alain e gli altri protagonisti della storia d'animazione.

Soggetto

In una città cupa e desolata molti abitanti sono disperati e quando il loro gusto di vivere sta per esaurirsi vanno nel negozio chiamato "La bottega dei suicidi". Qui i due proprietari Mishima e Lucrece accolgono al meglio i clienti e li aiutano a individuare il modo più adatto per porre fine alla propria vita. In effetti per i coniugi Tuvache gli affari vanno a gonfie vele, e i due figli con il loro tono depresso contribuiscono al successo. Arriva il terzo figlio e, fin da piccolo, il neonato Alan si mostra differente. Sorride e, in seguito, affronta ogni giornata con ottimismo e gioia. Per i genitori si tratta di uno smacco imprevisto, di un ostacolo che si frappone alla buona gestione del negozio. La generosità di Alain è ben presto contagiosa, e riesce a trasformare quel luogo di morte in un locale dove si mangia e si passano momenti piacevoli. A poco a poco anche i genitori aderiscono a questo atteggiamento, e la vita diventa bella da vivere.

Valutazione Pastorale

Ispirandosi all'omonimo romanzo di Jean Teulé, Patrice Leconte, regista prolifico e discontinuo, affida ad un racconto d'animazione la rappresentazione di un mondo oppresso e rassegnato, giunto al capolinea delle proprie capacità dinamiche. La solitudine domina, il desiderio di farla finita cerca la sublimazione nella fine della vita. Va detto che la prima parte ha certamente toni forti di una cupezza aspra e disperata. Si prova un senso di angoscia di fronte a personaggi disegnati al punto terminale di una parabola esistenziale e privati di qualunque capacità reattiva. Si prova rabbia nel sentire i coniugi proclamare lo slogan della loro bottega: "Se la tua vita è stata un fallimento, fai della tua morte un successo", con il contorno di oggetti, e gaqdget di varia forma, colore, prezzo. Nella fiaba nera non c'è però apologia del suicidio, se è vero che l'apparizione del piccolo Alain ribalta del tutto la situazione e conduce ad un finale aperto alla gioia, alla positività. Nella favola con colori e musica, la nuova nascita sconfigge la voglia della fine, la vita elimina la morte, le distanze vengono ristabilite. Il primo impatto è un po' forte, va accompagnato e sostenuto nell'evoluzione del racconto fino al ribaltamento delle parti. Film forse troppo ambizioso, un po' letterario e didascalico e, dal punto di vista pastorale, da valutare come complesso e nell'insieme problematico.

Utilizzazione

Anche se strutturato su un racconto a lieto fine, il film d'animazione deve essere utilizzato con molta cura nei confronti dei minori. Meglio evitarlo per bambini e piccoli, sembra più proponibile per adolescenti, purchè aiutati dalla presenza dei genitori a comprendere la strada del racconto dalla tristezza alla gioia, e la depressione come possibile caduta dalla quale però è possibile uscire. La presenza di genitori ed educatori è necessaria anche in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

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