LA CITTA’ INCANTATA

Valutazione
Accettabile, Complesso, dibattiti
Tematica
Adolescenza, Avidità, Avventura, Denaro, Famiglia - genitori figli
Genere
Film d'animazione
Regia
Hayao Miyazaki
Durata
122'
Anno di uscita
2003
Nazionalità
Giappone
Titolo Originale
Spirited away
Distribuzione
Mikado Film
Musiche
Joe Hisaishi
Montaggio
Takeshi Seyama

Orig.: Giappone (2001) - Sogg. e scenegg.: Hayayo Miyazaki - Mus.: Joe Hisaishi - Montagg.: Takeshi Seyama - Dur.: 122' - Produz.: Toshio Suzuki per Ghibli Studio.

Soggetto

Chihiro, dieci anni, segue controvoglia i genitori Akio e Yugo che hanno deciso di traslocare. Durante il viaggio in macchina verso la nuova casa, arrivati in fondo ad una strada senza uscita, i tre si trovano davanti un enorme edificio rosso, da cui si apre una galleria senza fine. I genitori scendono e decidono di incamminarsi a piedi. Impaurita, Chihiro li segue fin quando giungono ad una città fantasma dove c'é un locale pieno di tanta roba da mangiare. Akio e Yugo si gettano sul cibo, ne mangiano a volontà e improvvisamente si vedono trasformati in maiali. La strega Yubaba, che governa quel mondo, fa sapere a Chihiro che coloro che finiscono nella città incantata sono trasformati in animali per essere poi uccisi e mangiati. Chihiro non sa come comportarsi, ma poco dopo trova un alleato in Haku, un bambino che le dà buoni consigli per sopravvivere. Così Chihiro ora sa che in quel luogo strano deve rendersi utile, chiede un lavoro, lo ottiene, riesce a parlare con la perfida Yubaba, la quale ha una sorella buona, quasi abbandonata. Mettendosi al servizio degli altri, Chihiro ottiene il favore generale. Così Yubaba può decidere di rimandarla indietro. Fuori della galleria Chihiro ritrova i genitori. Come se niente fosse successo, salgono sulla macchina per riprendere il viaggio.

Valutazione Pastorale

Hayao Miyazaki é il più noto e stimato creatore giapponese di cinema di animazione (cfr. "La Principessa Mononoke"). La sua caratteristica è quella di mettere in piedi costruzioni articolate e stratificate, storie all'apparenza semplici ma in realtà cariche di riferimenti, rimandi, allusioni ad altre realtà. Così qui, essendo impossibile raccontare la vicenda negli intricati dettagli che la compongono, il regista, con linguaggio allegorico, crea una sorta di labirinto, un enorme dedalo di strade principali e secondarie lungo le quali lo spettatore è invitato a muoversi seguendo le evoluzioni dei personaggi: con richiami di tipo storico e sociale ma anche religioso (dichiara: "In Giappone la religione é una questione culturale piuttosto che un qualcosa che attrare necessariamente dei seguaci...I simboli religiosi, che si tratti del Buddhismo o dello Shintoismo, sono la testimonianza di una tradizione e di una realtà...".). Lungo le oltre due ore di racconto, emergono evidenti i temi della lotta tra bene e male, della crescita verso una progettualità di vita, dell'identità da acquisire nel passaggio verso l'età adulta, del momento del distacco dai genitori. Immagini di grande suggestione, tratteggio delicato, colori indovinati, pregevole costruzione ma troppo lunga, troppo qua e là enigmatica e lontana da noi per essere goduta in pieno. Una favola, certo, ma di sostanza, corposa, adatta ai più piccoli purché siano in qualche modo aiutati a collocare la vicenda sotto il profilo geografico e culturale. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come accettabile, senz'altro complesso e adatto a dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e recuperato come spettacolo da proporre però, come si diceva, con qualche strumento di supporto per 'leggere' meglio la storia.

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