LA CONDANNA

Valutazione
Inaccettabile, negativo
Tematica
Matrimonio - coppia, Sessualità
Genere
Drammatico
Regia
Marco Bellocchio
Durata
90'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
LA CONDANNA
Distribuzione
Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico
Musiche
Carlo Crivelli
Montaggio
Mirco Garrone

Sogg. e scenegg.: Massimo Fagioli, Marco Bellocchio - Fotogr.(panoramica/a colori): Giuseppe Lanci - Mus.: Carlo Crivelli - Montagg.: Mirco Garrone - Dur.: 90' - Produz.: Cineuropa '92, Roma; Ban Film, Parigi - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.

Interpreti e ruoli

Vittorio Mezzogiorno (Colaianni), Claire Nebout (Sandra), Andrzej Seweryn (Malatesta), Grazyna Szapolowska (Monica), Paolo Graziosi, Maria Sneider, Claudio Emeri.

Soggetto

Sandra, dopo la visita ad un Museo, rimane chiusa nell'edificio e qui a sera, fra statue e quadri, l'architetto Colaianni le capita alle spalle, le fa da guida e poi la violenta. È una notte di passione e all'alba l'uomo propone a colei che ha sedotto di uscire. Infatti, con grande sorpresa di lei, egli ha le chiavi. L'incredibile dichiarazione è percepita come un meschino inganno e subito la ragazza presenta una denuncia per violenza carnale. Al processo, Colaianni respinge l'accusa: a suo dire, l'orgasmo provocato in Sandra, raggiunto in una fase di pressoché totale incoscienza, dona al rapporto sessuale tutta la bellezza desiderabile. Durante la propria deposizione, la ragazza ammette che consensualmente cedette allo sconosciuto che ebbe ampiamente a soddisfarla. Il Pubblico Ministero Malatesta, ottenuta la condanna del violentatore a due anni (pochi, come presto gli rimprovera il suo superiore), entra però in crisi familiare. È un uomo ancora giovane e sessualmente turbato perché la moglie Monica lo tormenta, accusandolo di non saperla portare all'orgasmo che il condannato ha assicurato alla ragazza del Museo. Sandra durante un ricevimento, inopinatamente scaraventa in faccia a Malatesta una torta alla panna in segno di disprezzo. Malatesta, la cui normalità e il cui equilibrio di vita sono ora turbati da una serie di "perché", consulta l'uomo che ha mandato in galera, ma non ne ottiene che risposte per lui incomprensibili e inaccettabili. Provocato un giorno su un campo di mietitori da una procace contadina, il Magistrato si ritrova davanti a lei irresoluto ed inerte: non accetta il gioco invitante e quel desiderio, che per lui consisterebbe solo in violenza da parte propria. Monica, che ha lasciato il marito, torna poi con lui, ma alla pochezza di un rapporto già pigro e non esaltante, si aggiunge ora anche il disprezzo. Irriso e sconfitto dalle tre donne, la vera condanna colpisce Malatesta, che circostanze di vita hanno travolto in una penosa ricerca sul piano fisico ed umano.

Valutazione Pastorale

Va da sé che le due concezioni del sesso non certo dell'Amore proclamate dal violentatore e dal suo giudice sono in contrasto: per il primo, il solo ed unico modo di far felice una donna è di portarla all'orgasmo e librarsi con lei in quella sfera di estasi, nella più irresponsabile libertà anche personale; per il secondo, che non ha né la efficienza, né il carisma del seduttore, è già violenza il solo atto in sé considerato e finalizzato. Facilmente riecheggia il risaputo assioma psicanalitico che "ogni strupro presuppone sempre e comunque un minimo di consenso". Così come risulta del pari chiaro (è la tesi proposta dal regista Marco Bellocchio, ma probabilmente con più forte incisività dal soggettista Massimo Fagioli) che la fantasia inconscia mossa dalle spinte sessuali abbia la meglio sulle ragioni della morale comune, cristallizzata negli articoli del Codice penale. In altri termini, il rapporto sessuale è espressione di libertà e l'acme di esso (l'orgasmo di Sandra al Museo o la sua mancanza costante per Monica nella sua bella casa borghese) si identifica per la donna con la felicità. La vera violenza mascolina consiste nell'impedire alla donna, per fretta, imperizia o egoismo, di conseguire l'orgasmo. Tale il succo della storia, e raccontata senza veli, né mezzi termini, in cui la convinzione sul fondamento della tesi appare più che certa, se la "vittima" lancia una torta ridolinesca in faccia a colui che, in nome di quella arida morale comune, ha mandato in prigione il violentatore. Ovviamente su soggetto, argomentazioni più o meno suggestive e pensieri più o meno profondi, oltre che su modi di espressione, si potrebbe parlare invocando volta a volta la sessualità, la psicologia, la medicina legale ed il Codice. Tanto il film ugualmente resta inaccettabile, tenendo conto di quanto sopra espresso, oltre che per la asprezza esplicita di molte immagini.

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