LA GUERRA DEGLI ANTÒ

Valutazione
Inaccettabile, velleitario
Tematica
Amicizia, Famiglia - genitori figli, Giovani
Genere
Commedia
Regia
Riccardo Milani
Durata
98'
Anno di uscita
1999
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Id.
Distribuzione
Cecchi Gori Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Sandro Petraglia, Domenico Starnone, Riccardo Milani Sandro Petraglia, Domenico Starnone dal libro "Il disastro degli Anto'" di Silvia Ballestra
Fotografia
Alessandro Pesci
Musiche
Piccola Orchestra Avion Travel
Montaggio
Marco Spoletini
Produzione
Cecchi Gori Group Fin.Ma.Vi.

Interpreti e ruoli

Flavio Pistilli (Anto' lu purk), Paolo Setta (Antò lu zorru), Danilo Mastracci, Federico Di Flauro, Regina Orioli

Soggetto

Montesilvano, provincia di Pescara, ottobre 1990. Quattro giovani vestiti da punk cercano di lottare contro il tran tran della vita di provincia. Per distinguersi, ciascuno ha un soprannome. Anto' detto Lo Purk vuole fuggire, decide di andare a studiare a Bologna, passa un po' di tempo nel capoluogo emiliano, cerca di seguire le lezioni ma non riesce a sentirsi coinvolto. Allora sceglie di recarsi ad Amsterdam, città di vera trasgressione. Anto' Lo zorru riceve la cartolina militare che lo destina in Iran, dove è in corso la guerra del golfo. Vuole disertare, si fa fare a Bologna un passaporto falso, parte e raggiunge ad Amsterdam l'amico. Qui, in una stanzetta, Lo zorru dice a Lo Purk di aver conosciuto una ragazza di cui si è innamorato, ma Lo Purk lo informa che si tratta di una conosciuta per i molti rapporti che intrattiene. Lo zorru si arrabbia, i due litigano, si incendia una tenda, la camera va a fuoco, la polizia rispedisce i due in Italia. Qui viene fuori lo scherzo: la cartolina-precetto era fasulla, una sorta di vendetta delle figlie di Treves, noto palazzinaro locale. Ancora una volta i quattro Anto' si ritrovano sul lungomare, al bar Zagabria, a fare progetti di fuga per il futuro.

Valutazione Pastorale

Alla base c'è "Il disastro degli Anto'", romanzo di Silvia Ballestra che ha ottenuto notevole successo come vivace descrizione di una fetta di gioventù anni '90. Lo stesso taglio avrebbe dovuto avere il film conseguente. In effetti l'obiettivo di disegnare un ritratto di ragazzi contemporanei nella cosiddetta 'quieta' provincia é fin troppo palese ed evidente. Si pensa a dei vitelloni di fine Millennio,e il paragone mette subito a nudo le carenze di questa realizzazione. In effetti il film fallisce proprio perché non riesce a scegliere una strada da seguire: non é di denuncia, non é brillante, non é ironico, non é grottesco, non é drammatico. Da tutti questi aspetti prende qualcosa, risultando una commedia ibrida e irrisolta che si muove con qualche momento di sciatteria e sui soliti prevedibili sterotipi ( conquiste sessuali e tematiche affini) che coprono la mancanza di altre idee. Il racconto così risuona fondamentalmente falso e ciò gli toglie autentici motivi d'interesse. Dal punto di vista pastorale, l'operazione risulta alquanto stucchevole, nell'insieme inaccettabile perché incapace di andare a scavare nella verità dell'argomento. Il film é generalmente velleitario.

Utilizzazione

Il film é da escludere dalla programmazione ordinaria. Molti dubbi rimangono anche in ordine ad un possibile utilizzo in altre occasioni per affrontare il tema dei giovani e della provincia in Italia negli anni Novanta.

Le altre valutazioni

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