Orig.: Italia (2014) - Sogg.: liberamente ispirato a "La madre" di Grazia Deledda - Scenegg.: Dardano Sacchetti, Angelo Maresca con la collaborazione di Laura Sabatini, Fabrizio Procaccini - Fotogr.(Scope/a colori): Vittorio Omodeo Zorini - Mus.: Francesco de Luca, Alessandro Forti - Montagg.: Alessio Doglione - Dur.: 90' - Produz.: Flavia Parnasi per Combo Produzioni.
Interpreti e ruoli
Carmen Maura (Maddalena), Stefano Dionisi (don Paolo), Agnese (Laura Baldi), Luigi Maria Burruano (don Quirico)
Soggetto
Don Paolo è parroco in un moderno quartiere romano. Vive con la madre Maddalena, donna di estrazione popolare di origine spagnola che assiste il figlio e lo protegge in maniera possessiva e morbosa dai pericoli del Male sempre incombemti. Nella vita di don Paolo arriva Agnese, donna giovane e bella, che si innamora di lui e lo conduce sulla strada del rapporto amoroso. Così il sacerdote alterna momenti di tormento e abnegazione, nei quali ricorda i motivi della sua scelta di fede, ad altri incui si lascia andare e rinnega tuttoin nome della passione carnale. Maddalena percepisce i profondi contrasti del figlio e li accomuna ai fantasmi del proprio passato: la violenza subita da bambina, il matrimonio infelice, i dubbi sulle scelte prese. Stretto tra le due donne, don Paolo trova il coraggio per rompere il legame con entrambe e cominciare una nuova vita.
Valutazione Pastorale
Il punto di partenza è il romanzo omonimo scritto da Grazia Deledda nel 1920. L'ambientazione nella Sardegna dei primi del Novecento è spostata ai giorni nostri in un luogo completamente metafisico, "in un futuro più prossimo ma non ben definito, vista l'attualità del tema, ossia il dilemma del confine tra il bene e il male" -dice Angelo Maresca. La scelta di una location del tutto insolita (Il Palazzo della Civiltà e del Lavoro, noto come Il Colosseo quadrato, all'EUR di Roma) dovrebbe servire a prosciugare i rischi di una vicenda altamente drammatica, ma gli eccessi visionari ed estetizzanti profusi dal regista affondano il racconto in un formalismo soffocante che toglie respiro alla dialettica e spazio al travaglio psicologico dei problemi. I tre protagonisti finiscono così per navigare in un surreale clima sospeso tra stucchevole autoferenzialità e compiaciuta enfasi decadente. Di fronte ad un così compatto, violento cascame descrittivo, i temi veri (il sacerdozio, la fede, il peccato, la carne, la mamma...) perdono lentamente la capacità di interessare e coinvolgere. Esclusi il realismo e la metafora, resta solo il compiaciuto cedimento alla messa in scena di situazioni all'insegna di un erotismo artificioso e costruito, mai veramente necessario all'avvio di qualche riflessione. Non è questo il modo (greve, pesante, fastidioso) per proporre arogomenti che necessitano di misura, delicatezza, approcci psicologici sensibili. La regia dell'esordiente Maresca esemplifica un approcco sbagliato, fuorviante e deformante verso argomenti forti e 'alti'. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e del tutto scabroso.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in occasioni molto mirate, soprattutto nell'ambito del rapporto cinema/letteratura. Quasi impossibile trovare spunti validi per le tematiche riguardanti fede, sacerdozio, religione. Molta attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.