LA PASSIONE DI GIOSUE’ L’EBREO

Valutazione
Ambiguità, Discutibile, Adatto per dibattiti
Tematica
Gesù, Tematiche religiose
Genere
Metafora
Regia
Pasquale Scimeca
Durata
90'.
Anno di uscita
2005
Nazionalità
Italia, Spagna
Distribuzione
Istituto Luce
Soggetto e Sceneggiatura
Pasquale Scimeca con la collaborazione di Nennella Bonaiuto Pasquale Scimeca

Orig.: Italia/Spagna (2005) - Sogg.: Pasquale Scimeca - Scenegg.: Pasquale Scimeca con la collaborazione di Nennella Bonaiuto - Dur.: 90'.

Soggetto

Anno 1492. All'indomani del decreto di espulsione degli ebrei dalla Spagna promulgato dalla regina Isabella, una famiglia affronta con altri il duro viaggio attraverso le montagne per raggiungere prima Napoli e poi la Sicilia. Nel gruppo c'è, insieme alla mamma e alla sorella, Giosuè, un giovane sveglio e dotato di molta cultura. Nel villaggio siciliano dove si sono insediati, arriva il tempo della Casazza, festa tradizionale dedicata alla settimana della Passione. Avendo riconosciuto la notevole preparazione dottrinale del ragazzo, il vescovo decide di assegnargli il ruolo di Gesù. Entrato nella parte, Giosuè non può dimenticare il suo essere ebreo. I sospetti non tardano a nascere, e gli inquisitori non attendono a trasformare con l'aiuto di alcuni criminali la sacra rappresentazione in una vera e propria via Crucis. Dall'alto della Croce echeggiano le parole di Giosuè: "Non voglio morire. Perché mi avete lasciato solo?".

Valutazione Pastorale

Figlio di una famiglia giunta secoli fa in Sicilia, Scimeca si avventura in un film autobiografico più intenso nelle intenzioni che non nell'esito. Non bastano le citazioni di Giovanni XXIII nel film e quelle di Carlo Maria Martini nel pressbook per rendere il film denso e profondo. Interessante l'idea di riproporre nell'attuale contesto culturale le comuni radici delle religioni abramitiche perchè l'identità di ciascuna di esse possa offrirsi come parte di un dialogo teso alla ricerca della Verità. Purtroppo ciò che Scimeca reclama come urgente novità, ossia il fatto che Gesù è figlio del popolo ebraico, e che esige possa essere riconosciuto dalla Chiesa cattolica, é ciò su cui da oltre quaranta anni le chiese cristiane e le comunità ebraiche dialogano. L'andamento piano e dicotomico del film si comprende a partire dal pressbook che, nelle note di regia, mostra un insieme di problematiche non sempre coerenti. Per tali motivi il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile, con alcune ambiguità e pertanto utile per dibattiti.

Utilizzazione

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione, data l'intensità dell'argomento, per la presenza dei più piccoli. Da recuperare in occasioni mirate (cinema d'essai, circoli del cinema) per avviare riflessioni sui temi, attuali, dell'incontro tra religioni.

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