LA VITA CHE VORREI

Valutazione
Accettabile, problematico**
Tematica
Cinema nel cinema, Psicologia
Genere
Commedia
Regia
Giuseppe Piccioni
Durata
125'
Anno di uscita
2004
Nazionalità
Germania, Italia
Titolo Originale
/////
Distribuzione
01 Distribution
Musiche
Michele Fedrigotti
Montaggio
Simona Paggi

Orig.: Italia/Germania (2004) - Sogg. e scenegg.: Giuseppe Piccioni, Linda Ferri, Gualtiero Rosella - Fotogr.(Scope/a colori): Arnaldo Catinari - Mus.: Michele Fedrigotti - Montagg.: Simona Paggi - Dur.: 125' - Produz.: Lionello Cerri.

Interpreti e ruoli

Sandra Ceccarelli (Laura Conti/Eleonora), Luigi Lo Cascio (Stefano/Federico), Galatea Ranzi (Chiara/Vittoria), Fabio Camilli (Raffaele), Ninni Bruschetta (Luca), Roberto Citran (Alberto Giordani), Paolo Sassanelli (Diego), Sasa Vulicevic (Luciano/il conte), Sonia Gessner (nobildonna/donna al ballo), Gea Lionello . (Marina), Camilla Filippi (Monica)

Soggetto

Per girare un film ambientato nell'800 dal titolo "La vita che vorrei", un regista decide, per i ruoli principali, di affiancare all'esperto e famoso Stefano l'esordiente Laura. Bastano pochi giorni di lavoro perché tra i due scatti una sorta di attrazione/repulsione che si tramuta in un aspro confronto caratteriale. La storia d'amore recitata davanti alla macchina da presa, densa degli slanci passionali tipici del melodramma ottocentesco, trova ben presto il corrispettivo nel rapporto privato che si instaura tra l'attore consumato e la giovane alle prime armi. Il sentimento che li induce ad iniziare una relazione è sottoposto a troppe, estenuanti verifiche. Momenti di delicatezza si susseguono ad altri improntati a forti constrasti. Stefano parte da Roma per andare a girare un altro film. Laura arriva senza preavviso sul set ma lui la caccia bruscamente. Finito anche il loro lavoro, si lasciano. Tempo dopo, Stefano ha notizia che Laura é in ospedale. Va a visitarla e apprende che è incinta. Parlano, si congedano, forse si rivedranno.

Valutazione Pastorale

Nell'affrontare temi certo non nuovi e segnati da illustri precedenti come quelli del cinema nel cinema e del rapporto realtà/finzione, Giuseppe Piccioni offre una dimostrazione di bella maturità e di lineare concretezza. Vincente si dimostra anche stavolta la scelta di affidarsi alle emozioni, ad un pentagramma sentimentale lungo il quale il regista fa scorrere una sottile trama psicologica, tanto densa quanto mai eccessiva o gratuita. Il mestiere dell'attore viene affrontato nelle due posizioni antitetiche da un lato dell'esperienza che induce all'abitudine, alla freddezza, al cinismo (Stefano), dall'altro della principiante con voglia di imparare tra dubbi, paure, timori (Laura). Così nel duello a colpi di parole vere e di battute tratte dal copione, c'é chi vive la finzione e chi finge la realtà. E' una doppia vita, quasi banale a dirla così, ma che Piccioni scarnifica in un racconto ben ritmato e conduce sulla soglia dell'approssimarsi al 'vero', ritraendosene solo al momento di constatare l'impossibilità di coglierlo. Anche un film può procurare i battiti del cuore che sono parte della vita quotidiana, e forse più forti. Positivo nel suo intento di trovare il punto di incontro tra vita e arte senza ricorrere a eccessi nè a artifici, il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile e senz'altro problematico. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da recuperare nell'ambito del tema 'cinema nel cinema', con tutte le implicazioni sopra ricordate.

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