LA VITA E’ UN GIOCO

Valutazione
Futile, grossolanità
Tematica
Amicizia
Genere
Farsesco
Regia
Fabio Campus
Durata
100'
Anno di uscita
2000
Nazionalità
Italia
Distribuzione
CDI - Buena Vista International Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Fabio Campus, Bebo Storti, Andrea Saraceni Fabio Campus
Musiche
Ricardo Eberspacher
Montaggio
Pierluigi Leonardi

Orig.: Italia (1999) - Sogg.: Fabio Campus - Scenegg.: Fabio Campus, Bebo Storti, Andrea Saraceni - Fotogr.(Panoramica/a colori): Carlo Tafani - Mus.: Ricardo Eberspacher - Montagg.: Pierluigi Leonardi - Dur.: 100' - Produz.: Bruno Altissimi, Guido Saraceni.

Interpreti e ruoli

Bebo Storti (Bartolomeo Scotti), Niki Giustini (Ciotolino), Graziano Salvadori (Cartolina), Piero Gremigni (Colonnino), Sabina Began, Katia Beni

Soggetto

Le ultime e più consistenti perdite al gioco costringono il marchese Bartolomeo Scotti a vendere la bella villa di famiglia. Il futuro si presenta incerto, ma la passione per le scommesse è ancora forte. Bartolomeo, spalleggiato dagli amici Colonnino, Ciotolino e Cartolina, proclama la decisione di andare avanti per prendersi una roboante rivincita. Nonostante l'opposizione delle mogli, scatta il nuovo piano che prevede l'obiettivo di mettere insieme 100 milioni per andare a giocare al casinò di Saint Vincent. Tra partite a poker con commercianti ingenui, scommesso all'ippodromo e sulla Fiorentina, la somma viene messa insieme, e i quattro partono,inventando il motivo di un colloquio di lavoro che Bartolomeo dovrebbe sostenere a Torino. Al casinò il marchese vince una somma consistente e lascia soli gli amici. Sul giornale le mogli leggono la notizia e meditano vendetta. Il giorno dopo Bartolomeo perde tutto, e dice agli altri che è il momento di andare via. Al casinò arrivano le quattro donne, giocano, vincono, incontrano gli sconfitti. Tutti tornano a Firenze, Gli amici ora giocano a tombola. Arriva Beatrice, moglie di Bartolomeo, e gli dice di aspettare un bambino. E lui non crede al fatto di avere un erede.

Valutazione Pastorale

Bebo Storti, comico di cabaret e di fortunate trasmissioni televisive, ricopre il ruolo del protagonista, andando ad ingrossare il già nutrito elenco di nomi che si propongono di far passare i propri personaggi dal piccolo al grande schermo, come se non ci fosse niente di diverso. Valgono quindi le osservazioni fatte in altre, analoghe occasioni: non tutto sarebbe da buttare via, perché qualche passaggio e qualche atmosfera risultano azzeccate, ma é l'insieme ad essere debole in modo disarmante. Regia approssimativa, sceneggiatura affrettata, dialoghi fatti di ripetizioni e luoghi comuni. Il tutto in un racconto dagli sviluppi prevedibili e poco efficaci. Non c'è niente di buono e niente di cattivo, non c'è niente di niente, e, dal punto di vista pastorale, la valutazione di futile aiuta a fotografare la piattezza del prodotto, infarcito di grossolanità sparse. UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film é da collocare nell'elenco ormai affollatissimo sia dei comici toscani sia dei rapporti cinema/tv.

Le altre valutazioni

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