L’ANNO IN CUI I MIEI GENITORI ANDARONO IN VACANZA

Valutazione
Accettabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Famiglia - genitori figli, Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Cao Hamburger
Durata
104'
Anno di uscita
2008
Nazionalità
Brasile
Titolo Originale
O Ano em que Meus Pais Sairam de Ferias
Distribuzione
Lucky Red
Soggetto e Sceneggiatura
Claudio Galperin, Cao Hamburger, Braulio Mantovani, Anna Muylaert Claudio Galperin, Cao Hamburger
Musiche
Beto Villares
Montaggio
Daniel Rezende

Orig.: Brasile (2006) - Sogg.: Claudio Galperin, Cao Hamburger - Scenegg.: Claudio Galperin, Cao Hamburger, Braulio Mantovani, Anna Muylaert - Fotogr.(Panoramica/a colori): Adriano Goldman - Mus.: Beto Villares - Montagg.: Daniel Rezende - Dur.: 104' - Produz.: Caio Gullane, Fabiano Gullane, Cao Hamburger.

Interpreti e ruoli

Michel Joelsas (Mauro), Germano Haiut (Shlomo), Paulo Autran . (nonno Motel), Liliana Castro (Irene), Caio Blat (Italo), Daniela Piepszyk (Hanna), Simone Spoladore (Bia), Eduardo Moreira (Daniel), Gabriel Eric Bursztein (Boris), Silvio Boraks . (rabbino Samuel)

Soggetto

Brasile, giugno 1970. Da Belo Horizonte il dodicenne Mauro parte all'improvviso con i genitori che lo portano nel quartiere Bom Retiro di San Paolo a casa del nonno. Poi si allontanano velocemente in macchina, dicendo che partono per le vacanze. Il nonno però è morto poco prima, e Mauro, rimasto solo, viene preso in cura dall'anziano Shlomo, responsabile della sinagoga. Cominciano intanto i campionati mondiali di calcio in Messico, e l'attenzione di tutti è concentrata sulle partite che portano il Brasile a vincere ancora una volta il titolo. Mauro esulta con gli altri ma assiste anche ad alcuni scontri tra polizia e dimostranti. Invano aspetta il ritorno dei genitori, ricercati politici, dalle vacanze.

Valutazione Pastorale

Si tratta di un copione molto ben strutturato, capace di restituire con misura e serietà la rappresentazione di un Paese (il Brasile), stretto tra l'euforia indotta dall'evento sportivo che crea orgoglio nazionale, e una situazione politica al contrario molto meno esemplare, anzi resa invivibile da un clima di restrizioni e di repressioni. Felice risulta l'idea di osservare il tutto dalla parte dell'adolescente, conservando per intero la sua innocenza di fronte alle situazioni che vive. Pregio della regia é infatti quello di non forzare la psicologia del protagonista né degli altri personaggi, quasi sempre costruiti senza retorica, né esagerazioni. Risalta bene così la composizione multiculturale del quartiere di San Paolo, dove convivono ebrei, arabi, greci, italiani e dove ciascuno cerca un proprio, difficile equilibrio. Così il racconto riesce a parlare di politica, di libertà, di progresso, di infanzia con delicatezza, evitando di scadere nell'ideologia o nel didascalico. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile, problematico, e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare, con maggiore attenzione, in occasioni mirate, per avviare riflessioni sui molti temi che suggerisce.

Le altre valutazioni

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