L’APPASSIONATA

Valutazione
Inaccettabile, Malsano
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Gianfranco Mingozzi
Durata
92'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
L'APPASSIONATA
Distribuzione
Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico
Soggetto e Sceneggiatura
Gianfranco Mingozzi, Lucia Drudi Demby
Musiche
Nicola Piovani
Montaggio
Fernanda Indoni

Sogg. e Scenegg.: Gianfranco Mingozzi, Lucia Drudi Demby - Fotogr.: (panoramica/a colori) Luigi Verga - Mus.: Nicola Piovani - Montagg.: Fernanda Indoni - Dur.: 92' - Produz.: Abicinema Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico - Pegaso - Vietato ai minori degli anni quattordici

Interpreti e ruoli

Piera Degli Espositi (Gilberta), Nicola Farron (Toni), Federico Pruwedi Ornella Marcucci (Enzo), Daniela Morelli (Ileana)

Soggetto

figlio di divorziati, il ventitreenne italo-americano Toni, che deve perfezionarsi presso l'Istituto americano di Bologna, prende in affitto una camera nella casa piccolo-borghese della signora Gilberta maestra di pianoforte, e vedova, che vive con il figlio quindicenne Enzo. E la donna, che ha vent'anni più di Toni, si innamora pazzamente dell'ospite. Toni da prima sta al gioco, poi si stanca: Gilberta è diventata nervosa, possessiva e gelosa delle proprie allieve, soprattutto della graziosa Ileana. Mentre Enzo assiste sgomento e in silenzio alla inarrestabile alterazione della mente materna, Gilberta piomba in piena crisi, nel momento in cui Toni lascia all'improvviso l'alloggio, dove non riesce più a vivere tranquillo. Ricoverata in una clinica psichiatrica Gilberta rientra a casa, affidata all'amore ed alle cure del figlio, oltre che agli psicofarmaci. Un'ultima volta Enzo chiama presso la donna il suo giovane ex-amante, ma ormai è troppo tardi: a malapena essa lo riconosce e poi lo caccia. Con la mente infine oscurata, Gilberta implora dal figlio la morte. Ed Enzo in lacrime le dà una dose fatale di farmaco.

Valutazione Pastorale

dramma penoso trascinato nelle spire di una mente sconvolta dall'accensione dei sensi e dal tumulto di affetti disordinati, tra un troppo giovane amante da un lato ed un figlio docile e smarrito dall'altro. La inevitabile crisi scoppia con strida orribili e laceranti nell'ambito di un trio assai anomalo. Non è chiaramente detto se l'appassionata del titolo sia la maestra di piano infelice, ma anche isterica o non piuttosto l'omonima Sonata di Beethoven, utilizzata con altre due nella colonna sonora a sottolineare pulsioni e sogni fra il materno e l'erotico. Comunque, una faccenda imbarazzante e malsana, in cui si trova implicato, come testimone silenzioso e tormentato, anche l'innocente ragazzetto purtroppo fino alla soluzione finale, con il propinamento delle gocce fatali a quella madre ormai del tutto fuori dei cardini e implorante la morte.

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