L’ATLANTIDE

Valutazione
Inaccettabile, Scabroso
Tematica
Genere
Fantastico
Regia
Bob Swaim
Durata
113'
Anno di uscita
1992
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
L'ATLANTIDE
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Nicola Badalucco, Jonathan Meades, Bob Awaim, Franco Bernini, Angelo Pasquini tratto dal romanzo "L'Atlantide" di Pierre Benoit
Musiche
Richard Horowitz
Montaggio
Marie Sophie Dubus

Sogg.: tratto dal romanzo "L'Atlantide" di Pierre Benoit - Scenegg.: Nicola Badalucco, Jonathan Meades, Bob Awaim, Franco Bernini, Angelo Pasquini - Fotogr.: (normale/a colori) Ennio Guarnieri - Mus.: Richard Horowitz - Montagg.: Marie Sophie Dubus - Dur.: 113' - Co-Produz.: Aura Film, Roma; Gaumont Television, Compagnie Francaise Cinematografique

Interpreti e ruoli

Tcheky Karyo (Morhange), Christopher Thompson (Saint Avit), Anna Galiena (Amira), Victoria Mahoney (Antinea), Jean Rochefort (Le Mesge), Gunther Maria Halmer (Bielowsky), Orso Maria Guerrini (Ben Cheik), Patrice Flora Praxo (Tanit), Claudia Gerini, Antonio Marsina, Fernando Rey

Soggetto

nel 1894 ad Algeri, due giovani ufficiali francesi amici, Morhange del servizio geografico e Sain-Avit della legione straniera, si alternano come amanti di Amira, una nobile spagnola, che veste da uomo, per poter frequentare i locali vietati alle donne. Ma un giorno Morhange sposa la giovanissima Sophie, che lo adora, e che egli tradisce più volte, finchè la moglie si suicida. Oppresso dal rimorso, il vedovo si ritira in un monastero, dove cerca Dio, con l'aiuto di padre Mauritius. I due amici si scrivono intanto per anni, finchè Sain-Avit manda a Morhange lo strano disegno di una croce, sulla quale è inciso un nome: Antinea. Poiché Sain-Avit viene poi dato per perduto, il frate rimanda Morhange nel Sahara, per cercare quel segno, che crede molto importante. Durante una tempesta di sabbia, Morhange trova finalmente la croce scolpita a terra, fra mura semidiroccate, accanto ad un uomo in gravi condizioni, Ben Cheik, al quale salva la vita, e costui lo guida in un luogo misterioso, pieno di antiche rovine e di barbari con strani costumi, dove il francese si addormenta, dopo aver visto ardere alte fiamme sulla croce col nome di Antinea. Al mattino Morhange si trova in mezzo ad antiche costruzioni e, salito al palazzo più importante, vede uomini che liberano dalla sabbia enormi teste scolpite, quindi raggiunge una grande biblioteca, dove conosce il polacco Bielowsky, finanziatore dei lavori e l'archeologo Le Mesge, che si aspetta dalle sue scoperte molta gloria. Questo è il regno della regina-dea Antinea, ultima discendente di Nettuno, per la quale la croce brucia tutte le notti, e si spegnerà solo se ella morrà. Qui Morhange ritrova Sain-Avit, amante della sovrana, della quale è così follemente innamorato, che rifiuta di partire con lui, pur sapendo che in cima alla collina c'è il cimitero dei francesi, dove sono sepolti tutti coloro, che furono amanti di Antinea. Entusiasta delle rovine archeologiche del luogo, Morhange chiede un colloquio alla regina, che gli appare bellissima, dietro un velo, poi Le Mesge gli traduce un testo di Platone, che parla di Atlantide, il mitico continente inghiottito dal mare, e infine la sovrana, gli chiede se ha mai amato una donna vera. Dopo che il polacco gli ha raccontato di aver avuto una bambina dalla giovanissima figlia dell'ambasciatore di Etiopia, Morhange trascorre un'ardente notte d'amore con Antinea, che gli dice d'amarlo e di essere disposta a tutto per lui. Ma egli rifiuta di continuare i rapporti con lei (che ha ormai capito di essere figlia della piccola etiope e di Bielowsky), perché non vuol diventare suo schiavo e per non far soffrire Saint-Avit. Antinea si reca invano da lui: egli vuol partire. Intanto Saint-Avit viene subdolamente consigliato da Le Mesge di uccidere Morhange, per riconquistare la regina, e così fa pugnalandolo, nell'abbracciarlo. Ora egli non può perdersi il delitto; è stato trovato delirante nel deserto, e adesso si trova in Francia, dove Amira gli spiega che Morhange per la prima volta aveva amato qualcuno: lui e Antinea. Poi Saint-Avit riparte con Ben Cheik per tornare nel regno di Antinea.

Valutazione Pastorale

questo film, tratto dal noto romanzo di Pierre Benoit, cerca di dare un carattere di razionalità alla vicenda, invece di puntare sul fascino del mistero. Ma la storia, privata così di quell'aria fra la favola e il miraggio, che la caratterizzava, non trova più nulla che la sostenga; né la debole regia di Bob Swaim, né il soggetto, mancante di unità narrativa e di logica, né gli attori, infatti Tcheky Karyo (Morhange) è appena sufficiente, e Christopher Thompson (Saint-Avit) poco espressivo. Ma ciò che manca soprattutto al film è il personaggio di Antinea, che dovrebbe essere il centro, perché Victoria Mahoney, che la impersona, è solo una bella ragazza, ma non è certo credibile nella parte della regina fatale e crudele, simile a una dea. Quanto al ruolo di Anna Galliena, vestita da maschio, è solo sgradevole. Dal punto di vista pastorale, il film risulta inaccettabile, perché nessuno dei personaggi (tutti trattati superficialmente), e delle situazioni in cui essi si trovano, hanno qualcosa di veramente positivo da contrapporre al male, che è alla base della perversa vicenda. Particolarmente negativa appare la figura di Le Mesge, l'archeologo, il cui cinismo porta alla tragedia. Quanto a Morhange, non essendo chiari i suoi sentimenti, non si può giudicarlo positivamente, neppure nel finale.

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