LE CHIAVI DI CASA

Valutazione
Raccomandabile, realistico**
Tematica
Disabilità, Famiglia - genitori figli
Genere
Drammatico
Regia
Gianni Amelio
Durata
105'
Anno di uscita
2004
Nazionalità
Francia, Germania, Italia
Titolo Originale
Le chiavi di casa
Distribuzione
01 Distribution
Musiche
Franco Piersanti
Montaggio
Simona Paggi

Orig.: Italia/Francia/Germania (2004) - Sogg. e scenegg.: Gianni Amelio, Sandro Petraglia, Stefano Rulli - Fotogr.(Panoramica/a colori): Luca Bigazzi - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Simona Paggi - Dur.: 105' - Produz.: RAI Cinema, Achab Film (Italia), Pola Pandora Film Produktion (Germania), Arena Films (Francia).

Interpreti e ruoli

Kim Rossi Stuart (Gianni), Charlotte Rampling (Nicole), Andrea Rossi (Paolo), Alla Faerovich (Nadine), Pierfrancesco Favino (Alberto), Manuel Katzy (tassista), Michael Weiss . (Andreas)

Soggetto

Alla stazione di Roma Gianni, uomo ancora giovane, incontra per la prima volta suo figlio Paolo, quindicenne, rifiutato dalla nascita perchè afflitto da handicap mentale e motorio. Nel viaggio dalla capitale ad una clinica specializzata di Monaco, Gianni cerca di instaurare con il ragazzo un rapporto mai esistito, dovendo superare le diffidenze di lui e anche, se non sopratutto, la paura che lo consuma dentro di fronte ad un compito fin troppo difficile. A Monaco l'uomo conosce Nicole, matura signora francese che da venti anni accudisce una figlia in condizioni ancora peggiori. Vivendo ogni giorno con Paolo, Gianni impara a riconoscerne le debolezze, gli slanci, gli sforzi, le richieste di aiuto. Finito il lavoro in clinica, lo porta allora in Norvegia, dove vive un'amichetta di Paolo, conosciuta tramite lettera. Qui il padre stringe a se il figlio, nella consapevolezza di un rapporto che non avrà altre interruzioni.

Valutazione Pastorale

Alla fine c'é una dedica: "In ricordo di Giuseppe Pontiggia". E' l'autore (morto qualche tempo fa) del libro "Nati due volte" da cui il film ha preso le mosse. Non è nemmeno 'liberamente ispirato' perché "...Pontiggia ha capito -dice Gianni Amelio- che le sue pagine non avevano bisogno di essere illustrate ma di qualcuno che raccogliesse da lui il testimone e proseguisse da solo il proprio tratto di strada. Perciò ho preso il rischio, per quanto possa sembrare presuntuoso, di mettermi nei suoi panni e ricominciare il racconto daccapo...". Il viaggio da Roma a Monaco diventa per Gianni occasione di recupero di un rapporto mai cercato e, di più, scoperta di un dolore che è possibile trasformare in arricchimento: per l'amore che entrambi si scambiano, per quel bisogno di affetto indifeso, per quella pienezza di umanità che deriva da un autentico rapporto padre-figlio. Nel visualizzare questa vicenda di 'formazione', Amelio si affida ad una regia di taglio asciutto e immediato. Senza artifici, senza pietismi, senza cercare facile commozione, fa 'recitare' un vero ragazzo portatore di handicap e lo lascia libero di esprimersi. Sentimenti forti, cambiamenti interiori profondi sono espressi con semplicità e quasi sottotono: questo grande merito del film, che non urla e non é arrabbiato, non fa sociologia nè lancia denunce, per molti (alla mostra di Venezia) é stato il suo limite. Resta invece un film di forte senso etico che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, aggiungendo 'realistico' proprio per ribadirne il tratto spiccatamente vero, misurato, quotidiano.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e da recuperare largamente in molte occasioni nell'ambito del rapporto 'cinema/handicap'.

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