LE MONTAGNE DELLA LUNA *

Valutazione
Discutibile, Realistico
Tematica
Genere
Avventuroso
Regia
Bob Rafelson
Durata
133'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
MOUNTAINS OF THE MON
Distribuzione
Penta Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
William Harrison, Bob Rafelson basato sul romanzo "Burton And Speke" di William Harrison
Musiche
Michael Small
Montaggio
Thom Noble

Sogg.: basato sul romanzo "Burton And Speke" di William Harrison - Scenegg.: William Harrison, Bob Rafelson - Fotogr.: (panoramica/a colori) Roger Deakins - Mus.: Michael Small - Montagg.: Thom Noble - Dur.: 133' - Produz.: Daniel Melnick

Interpreti e ruoli

Patrick Bergin (Richard Francis Burton), Iain Glen (John Hanning Speke), Richard E.Grant (Laurenceo), Fiona Shaw ( Liphant), Roshan Seth (Isabel Arundel), Derloy Lindo, Bernard Hill, Matthew Marsh

Soggetto

nel 1854 l'aristocratico inglese John Hanning Speke incontra a Zanzibar, dove si è recato per una partita di caccia, il celebre esploratore e geografo Richard Francis Burton dal passato avventuroso, autore di numerosi libri. Sfatare l'idea di "sogno proibito" allora largamente diffuso nei confronti dell'Africa, sembra esser il massimo intento della Reale Società Geografica, e scoprire le sorgenti del Nilo la sua meta ultima. Speke riesce ad affiancarsi al capitano Burton in una delle spedizioni africane organizzate a tale scopo dalla Reale Società, e da elegante cacciatore si trasforma poco a poco, grazie all'ammirazione per Burton, in coraggioso esploratore. La spedizione si conclude drammaticamente con il quasi totale annientamento della carovana, in seguito all'aggressione di una feroce tribù del luogo. Burton e Speke, diventati amici, vengono ambedue feriti. Dopo breve ritorno in patria, i due ripartono per l'Africa, primi bianchi ad avventurarsi alla ricerca dei laghi, nei quali si supponeva fossero le sorgenti del Nilo. Burton e Speke si trovano ad affrontare pericoli, malattie, avventure incredibili, defezioni della scorta, tribù ostili, aggressioni di belve feroci. Fatti prigionieri di una tribù di selvaggi, ai quali Speke fa conoscere le armi da fuoco, Burton diviene inviso al primitivo capo tribù, per aver preso le difese di uno dei portatori, già schiavo del feroce tiranno, e finisce con scatenarne gli istinti più bestiali e sanguinari, mentre Speke riesce a fuggire e a rientrare in Inghilterra. Ritornato in Africa alla ricerca dell'amico, Speke organizza con lui una nuova spedizione, raggiungendo il lago Victoria, che, per pura intuizione e senza prove concrete, ritiene all'origine delle sorgenti del Nilo. Al ritorno in Inghilterra, manipolato emotivamente e professionalmente dall'ambizioso editore Laurence Oliphant, interessato ai propri ambigui successi editoriali, Speke si induce ad illustrare i risultati della spedizione agli studiosi della Reale Società Geografica, attribuendosi tutto il merito della scoperta, senza attendere l'arrivo dell'amico. Smentito da Burlon, non riuscendo a superare lo smacco e più ancora il senso di colpa per aver tradito l'amico, Speke finisce suicida. In seguito la sua intuizione circa le sorgenti del Nilo risulterà rispondente a verità.

Valutazione Pastorale

costruito secondo i moduli collaudati del kolossal, il film ha inizialmente l'andamento di un documentario sull'Africa, con lunghe carrellate su deserti, savane, costumi tribali, danze di primitivi contrapposti allo splendore della società londinese dell'era vittoriana, i suoi nobili, i suoi intellettuali (vi si incontrano Livingstone, Swinburne, Russell), le sue dame aristocratiche. Il ritratto dei due pionieri dai temperamenti opposti, l'irlandese Burton antischiavista e umanitario e l'aristocratico Speke in cerca di notorietà, è disegnato con marcate linee esteriori, ma scarso spessore psicologico; talchè sia l'evolversi dei loro rapporti, dall'opposizione all'amicizia con un sobrio inciso sulla latente omosessualità di Speke sia la rivalità che li contrappone al ritorno a Londra non tocca e non coinvolge. Non mancano ridondanze smaccate come la prolissa sequenza dei rapporti Burton-Isabel e altri indugi su aspetti che poco hanno da spartire con la tematica di fondo. La spettacolarità, anche se di gusto decisamente più elegante di quella americana, iperbolica e fracassona, ha una parte non indifferente nel film, che, tuttavia superfluità a parte denota una professionalità non comune e si fa seguire con interesse. Particolari feroci, qualche allusione scabrosa e alcune scene erotiche motivano la valutazione di discutibile.

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