Orig.: Italia/Belgio/Francia (2011) - Sogg. e scenegg.: Alessandro Comodin - Fotogr.(Panoramica/a colori): Tristan Bordmann, Alessandro Comodin - Mus.: brani vari - Montagg.: Joao Nicolau, Alessandro Comodin - Dur.: 78' - Produz.: Paolo Benzi, Valérianne Boué, Alessandro Comodin, Marie Géhin, Réjane Michél.
Interpreti e ruoli
Giacomo Zulian (Giacomo), Stefania Comodin (Stefi), Barbara Colombo . (Barbara)
Soggetto
Da poco reduce da un'operazione chirurgica che gli ha restituito l'udito, il 19enne Giacomo si dedica ad un giro nella campagna friulana lungo il fiume Tagliamento. Insieme a Stefania, un'amica sedicenne, cammina a lungo nella boscaglia fino a trovare lo sbocco sul fiume. Qui i due ragazzi trascorrono la giornata immersi nel sole e nei giochi d'acqua. A sera vanno in paese e si divertono al luna park tra giostre e balli. L'esplorazione sul Tagliamento prosegue il giorno dopo, fino al momento del ritorno in bicicletta. A seguire, ecco Giacomo in compagnia di Barbara, con cui scambia gesti affettuosi.
Valutazione Pastorale
Nato nel 1982 a San Vito al Tagliamento, Comodin studia tecniche del cinema a Bruxelles, e si fa notare al Festival di Cannes 2009 con "La febbre della caccia", nella Quinzaine des realisateurs. Per questo suo esordio 'ufficiale', premiato con il Pardo d'oro Cineasti del Presente a Locarno 2011, sceglie una vicenda che fonde cronaca e meditazione. Nella prima ci sono Giacomo, che davvero è appena uscito da un'operazione all'udito, Stefania detta Stefi, sua amica e sorella del regista, e Barbara. Nella seconda c'è quella trama sottile, che, mentre continua a fissare la fotografia di un paesaggio di stordente realismo, costruisce una progressiva simbiosi tra il 'vivere' e il 'vedersi vivere', tra il percepire sensazioni e il vedersele sfuggire di mano. A lungo, dentro tempi che sfondano qualunque cronologia, Giacomo e Stefi inventano giochi piccoli e ingenui, fatti di tremore e pudore, fremono nel caldo del giorno, vibrano nelle ombre della notte, cercano di afferrare il filo sottile che lega piacere e ragione. La sfrontatezza della gioventù li aiuta, ma la sensazione del sogno è in agguato. La riva del fiume è una soglia lungo la quale lo sguardo dell'autore si ferma rispettoso di non prevaricare una crescita, un'educazione sentimentale, uno sviluppo che non vanno lasciati troppo a lungo in quell'Eden onirico. Fuori, li aspetta la vita. Comodin è coraggioso, il suo diario pedina una quotidianità intensa e sfrontata, scivola sui piani sequenza di spalle come 'scoperta' di sè e di un mondo mai conosciuto. Il risultato è una provocazione, diretta e coinvolgente, un armonioso spartito che alterna scarti esistenziali 'alti' e momenti di stasi, di ripiegamento introspettivo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e, meglio in occasioni mirate, dove sia possibile avviare riflessioni sulle modalità espressive e formali offerte dal regista.