LETTERE DA IWO JIMA

Valutazione
Raccomandabile, Realistico, dibattiti ***
Tematica
Guerra, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Clint Eastwood
Durata
140'
Anno di uscita
2007
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Letters from Iwo Jima
Distribuzione
Warner Bros Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Iris Yamashita tratto dal libro "Picture Letters from Commander in Chief" di Tadamichi Kuribayashi
Musiche
Kyle Eastwood, Michael Stevens
Montaggio
Gary D. Roach, Joel Cox

Orig.: Stati Uniti (2006) - Sogg.: tratto dal libro "Picture Letters from Commander in Chief" di Tadamichi Kuribayashi - Scenegg.: Iris Yamashita - Fotogr.(Scope/a colori): Tom Stern - Mus.: Kyle Eastwood, Michael Stevens - Montagg.: Gary D. Roach, Joel Cox - Dur.: 140' - Produz.: Clint Eastwood, Steven Spielberg, Robert Lorenz.

Interpreti e ruoli

Ken Wàtanabe (gen. Kuribayashi), Kazunari Ninomiya (Saigo), Tsuyoshi Ihara (Baron Nishi), Ryo Kase (Shimizu), Shido Nakamura (ten. Ito), Hiroshi Watanabe (ten. Fujita), Takumi Bando (cap. Tanida), Yuki Matsuzaki (Nozaki), Takashi Yamaguchi (Kashiwara), Eijiro Ozaki . (ten. Okubo)

Soggetto

Seconda guerra mondiale, battaglia sull'isola di Iwo Jima, nell'oceano Pacifico. L'esercito giapponese si prepara a fronteggiare lo sbarco di quello americano. Ma i mezzi a disposizione sono pochi e insufficienti. Il generale Kuribayashi prova finché può a sostenere i soldati. Quando tutto é perduto, si suicida. Oggi alcuni giapponesi scavano ancora nel terreno dell'isola.

Valutazione Pastorale

La battaglia di Iwo Jima si colloca tra il 19 febbraio e il 26 marzo 1945. Eastwood ne aveva osservato gli effetti dalla parte americana in "Flags of our fathers", ossia dei vincitori. Ma, in contemporanea, l'attore-regista ha girato anche questo secondo film, stasvolta dalla parte degli sconfitti. Per dare maggiore realismo all'operazione, Eastwood é partito dall'utilizzo delle lettere che i soldati giapponesi scrivevano alle famiglie, e ha girato i dialoghi in giapponese (con i sottotitoli), affidandosi a volti quasi sconosciuti. L'approccio si risolve in una raffigurazione meno epica del titolo precedente (ossia meno scene di battaglia) ma più profonda sotto il profilo psicologico e interiore. I vari atteggiamenti caratteriali di soldati e ufficiali vengono mostrati dentro una galleria umana dolente e addolorata, pronta al sacrificio eppure con una inesausta voglia di vivere. Contraddizioni culturali e sociali permeamo le reazioni emotive di ciascuno, ma Eastwood non giudica e anzi costruisce una tensione etica che annulla la distinzione tra vinti e vincitori. Alla fine (di questo e dei due titoli nell'insieme), resta solo il dolore per la perdita di tante vite umane. E resta, per chi rimane, il dovere morale di ricordare quei morti, e di onorarli, da qualunque parte siano caduti. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come raccomandabile, realistico e adatto per dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in altre occasioni (insieme al precedente), nell'ambito dei rapporti cinema/guerra e cinema per la pace.

Le altre valutazioni

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